Mettere sul piatto una buona pietanza fa sempre gola. Il piatto arriverà all’estrema perfezione solo se la condivisione fa scaturire la “fantasia” dei palati più sensibili trasformando in concretezza i risultati ricercati, come ben dice il mitico allenatore di lungo corso Frankguglielmi, che ha sempre agito nel silenzio de
“i poeti lavorano di notte”.
Chi raccoglie e chi partecipa avrà forse un giorno il piacere di essere stato parte di un cambiamento, di un batter d’ali, di uno spruzzo d’acqua di un filtro di luce nell’abisso del mare! Avrà l’onore di banchettare silente con la propria anima del prelibato piatto servito.
Le paure e le perplessità sono giuste, ma devono essere la spinta in più per cambiare, per migliorare.
E’ vero come dice Antonio Mei che le spese dell’attrezzatura potrebbero lievitare, ma ricordo che un tempo, poi non così lontano, era prassi comune per la maggior parte dei Club d’Italia svolgere attività sia in slalom che in discesa. Noi ragazzini partecipavamo sia a gare sulla barca lunga che sulla barchetta dalle facile manovre: le “piatele” come qualche sapiente le definisce. Era uso comune organizzare il sabato la classica e la domenica lo slalom su fiumi come Passirio, Noce, Orco, Lys e tanti altri ancora. La cosa andò via via scemando cercando poi la specializzazione a tutti i costi. E come in tutte le faccende della vita ci sono i pro e i contro. Ricordo che quando fui in consiglio federale (‘96/’99) mi venne assegnato il settore giovanile e ripristinai le due gare nel week-end e cioè discesa classica, visto che non c’era ancora lo sprint e lo slalom. Ricordo gli sforzi dell’allora amico Daniele Mariano per organizzare a Subiaco le due prove decisamente inusuali per loro. Vedevo assurdo il fatto che si percorressero centinai di chilometri per far fare ai ragazzini solo due manche di pochi minuti l’una. Ritenevo, e ritengo tutt’ora, che le due specialità possano portare vantaggi reciproci solo se lavorano e rimangono unite. Poi per i giovani esaltare la multilateralità è fondamentale… ma questo non lo dico solo io! Per questa stessa ragione, principio di sinergia, svolsi il compito di commissario tecnico per l’Italia dal 2000 al 2004 per entrambe le specialità al fine di coordinare assieme le cose per unire gli sforzi e le risorse. A quel tempo presentammo una proposta all’ICF per il settore discesa che poi non fu più seguita e io non ho più avuto l’autorità per poterlo fare ancora. Ma non perdiamoci nel passato e guardiamo al futuro.
Le testimonianze di gare su bacini artificiali o semi sono molteplici. La più eclatante è sicuramente – come già citato – il mondiale di sprint a Ivrea, ma aggiungerei anche le gare di sprint ad Augsburg, Tacen, Zoetemeer. Non ci sono assolutamente ostacoli per la canoa da discesa su questi bacini, anche se l’idea di Claudio di avere magari modelli specifici non sarebbe male. Come non sarebbe male l’idea in questo caso di una barca monotipo che potresti trovare sul posto senza doverti portare due canoe. Questa è anche l’idea che il wildwater ICF board sta portando avanti, almeno per la specialità del kayak.
Il dubbio di Skillo è una realtà a partire dalle olimpiadi del 2016 e cioè gli atleti, uomini e donne, devono essere di pari numero. Non capisco però perché introducendo lo sprint e quindi la combinata si andrebbe in direzione opposta. In sostanza il CIO fissa dei limiti di partecipazione per numero di atleti: esattamente 82 per lo slalom con 70 barche al via. Giochiamo con la fantasia e prendiamo l’esempio dell’Italia per capirci meglio. Alle ultime olimpiadi non ha qualificato il C1 che avrebbe potuto qualificare nello sprint agevolmente con Vladi Panato il quale una volta che partecipa ai Giochi Olimpici può gareggiare in slalom, sprint e combinata. Nel caso in cui una federazione riesca a qualificare un atleta sia in slalom che in sprint avrà la possibilità di scegliere chi mandare al fine di una possibile medaglia anche in combinata. Stesso principio della canoa da velocità. Tu qualifichi il K4 e hai praticamente diritto a partecipare a tutte le specialità del kayak. Ora diventerà una sorta di gioco matematico capire se è meglio mandare alle olimpiadi per un medaglia uno slalomista puro o uno sprint oppure ancora un combinatista. L’opportunità diventerebbe molto interessante aprendo nuovi orizzonti. Se noi teniamo sott’occhio quello che sta succedendo anche a livello giovanile internazionale ci accorgiamo che la tendenza per la canoa è creare un circuito a 360 gradi, almeno per i più giovani. Infatti gli Youth Olympic Games del prossimo agosto a Singapore gli stessi atleti parteciperanno a prove sia in slalom che in canoa da velocità. La Fick ha proprio ignorato l’evento promosso dall’ICF la cui mente, guarda caso, è quel Goetchy che nel 1987 vinse il mondiale in discesa, poi diventò segretario generale dell’ICF, ruolo che lasciò due anni fa, per diventare executive manager del CIO per questa iniziativa.
Credo che si potrebbe partire già nelle gare regionali con l’idea della combinata e non limitarci ad aspettare le prove internazionali come suggerisce Roberto. Partire dalle piccole realtà per costruire i grandi sistemi che guidano il mondo credo che sia questo il principio base che muove ogni cosa.
Aspetto ancora qualche giorno e poi mando la proposta anche alla Siwidata. Questa azienda di Merano, che credo che molti conoscano, è leader assoluta per quello che riguarda l’elaborazione dati. Loro hanno computerizzato i sistemi di ranking per l’ICF oltre a gestire tutta l’informatica per il biathlon. Rientreranno dalle olimpiadi invernali di Vancouver la prossima settima e cercherò di avere una loro interpretazione sui possibili punteggi che potrebbero essere assegnati per le due diverse specialità slalom e sprint per elaborare una classifica unica. Gli esempi e l’esperienza in altre discipline è copiosa quindi si tratterà solo di trovare la soluzione ideale per la combinata canoa.
Dedicato al mitico Frankguglielmi
uno dei tanti capolavori di Alda Marini
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
E’ vero non ci conosciamo di persona, ma seguo sempre con interesse il tuoi scritti che consiglio a tutti -
http://blog.libero.it/canoaolimpica/ - conosco anche il tuo sapiente lavoro che hai fatto nel passato con il grande Bebo e con altri mille umili pagaiatori illuminati dalla tua passione, competenza e … fantasia!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi