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Ettore Ivaldi

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CANADESE IN ROSA
* il: Luglio 31, 2009, 04:30:27 pm *
Tra una gara e l’altra capita il caso che ci sia qualche giorno di sosta. Parentesi di vita. Si passa da casa, si lavano le cose, si rivedono gli amici, si beve qualche birra in compagnia alla sera nel giardinetto sotto il caco che ha già i frutti sugli appesantiti rami. Alla mattina si va a correre, mentre il  piccolo e la mamma si godono ancora qualche ora di sonno e Zeno è già in sella ad una nuova avventura di pagaia.  Il sentiero lasciato brullo e spoglio oggi era rigoglioso tanto da dover, in certi punti, scegliere una via alternativa. La musica mi accompagna, a volte mi  dà la cadenza al passo, nello stesso tempo però non ti fa pensare fino a quando, quasi d’incanto, una melodia specifica ti riporta nel passato, lontano, oltre oceano. Sai che quelle note  hanno  una forza dirompente non solo per te, ma per tutte quelle persone che hanno vissuto quell’avventura, quel sogno, quella qualificazione olimpica brasiliana e con tutte le altre con cui hai voluto condividere quelle emozioni. Il caldo non è insopportabile anche se il sudore ti fa capire che stai vivendo un’altra estate. Viene voglia di forzare un pochino, qualche minuto e poi la fitta al ginocchio mi ridimensiona, pensare che mi sembrava di stare così bene! Arrivi davanti alla madonnina che sta lì in mezzo ai suoi fiori – quanta gente che Ti venera e che Ti tiene così fresca e colorata – e capisci che sei arrivato. La tapparella è ancora abbassata e penso a come organizzare la giornata di Raffy che quando pagaia in ginocchio su quella canoa rossa che quasi non tocca l’acqua mi emoziona. Quella torsione naturale nel debordè, un equilibrio ed un’incoscienza data da un’età così bella e spensierata. Quel suo modo di tirare la pagaia, una sinergia tra spinta e trazione che lo fa avanzare diritto senza esitazioni. Che bello il puro gesto della canadese: semplice, essenziale, privo di fronzoli, nell’armonia di un corpo che conduce il mezzo.
Riflettendo sulle  osservazioni fatte pochi giorni fa con l’amico Juri Ontko, mi rendo conto che aprire la canadese alle donne può essere una buona cosa, rimangiandomi molte perplessità dettate forse più da quella parte di me tradizionalista e storica che per vera fede sportiva. La Cri (Giai-Pron) mi rinfaccerebbe il fatto che non vedevo  di buon occhio neppure il cambio di misure per le canoe, ma ciò scaturiva da una considerazione legata  effettivamente a che cosa avrebbe poi portato questo rinnovamento dei materiali, cioè lo scopo ultimo.  A tutt’oggi non ho una risposta, ma sono fiducioso.
Lo stesso Ontko, che ha una figlia 12enne che per forza di cosa è cresciuta con biberon e pagaia, e che ora fa qualche allenamento  in C1, mi diceva essere sorpreso della facilità con cui la piccola si destreggiava tra porte e onde. Forse lo stesso stupore che scopro quotidianamente in Raffy quando si muove sull’acqua con il suo C1 rosso! Ebbene, giungendo alla conclusione, ci siamo detti che la canadese effettivamente è una specialità molto tecnica e quindi anche le giovanissime possono trovare la loro identità e farci vedere grandi cose. La forza non è certo l’elemento determinate di questa disciplina.  Chi l’avrebbe mai detto di riuscire a vedere una donna volare oltre i 5 metri nel salto con l’asta e soprattutto godere di un gesto come quello della Yelena Insinbayeva eseguito in modo impeccabile che poco o nulla ha da invidiare agli uomini? Eppure il salto con l’asta in rosa parte nel 1992 e solo nel 2000 viene introdotto ai Giochi Olimpici. Salto dopo salto, record dopo record le misure sono cresciute fino ad essere oggi molto interessanti. Sarà certamente questa la strada che seguirà anche la canadese monoposto femminile: pagaiata dopo pagaiata, gara dopo gara assisteremo ad una vera  e propria evoluzione del gentil sesso in canoa canadese. Le tappe dell’ICF sembrerebbero abbastanza definite. Quest’anno in coppa del mondo abbiamo visto all’opera di media tre atlete. A fine agosto l’organo internazionale organizza un training camp  a Seu d’Urgell aperto alle donne della canadese. Poi ai mondiali di settembre sarà disciplina dimostrativa per essere poi ufficializzata entro il 2010.
Si apre un altro mondo, si aprono altre opportunità, si aprono nuove storie da raccontare e speriamo da vivere.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – Verona  - parentesi tra una gara  e l’altra.

Ettore Ivaldi

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Re: CANADESE IN ROSA
* Risposta #1 il: Settembre 10, 2009, 11:14:46 pm *
Che strano effetto  vedere delle donne passeggiare con in mano una pagaia da canadese, eppure stanno diventando una realtà importante per un futuro già iniziato. Si muovono abili, come niente fosse, come se oltre 50 anni di storia non ci avessero comunque condizionati. L’effetto sorpresa diminuisce quando le vedi pagaiare su un canale che, se non eccessivamente difficile, lascia esprimere le loro peculiarità uniche per destrezza e reattività. La cosa, a detta di un mio amico, potrebbe anche sembrare eccitante…sinceramente, non ci avevo  mai pensato. Devo ammettere che un 360 in canadese fatto da una donna non è cosa comune… forse con il tempo ci abitueremo, per il momento godiamo del gesto e del  suo  recondito significato.
Al mondiali di slalom di Seu prenderanno il via 23 atlete in rappresentanza di 13 nazioni. Stati Uniti, Spagna, Australia, Great Britain con 3 atlete, Nuova Zelanda e Taipei con 2, seguono con una Andorra, Cina, Canada, Portogallo, Slovacchia, Francia e Argentina. Si tratterà di una prima uscita ufficiale prima di entrare definitivamente nel programma iridato nel prossimo anno a Tacen in vista delle olimpiadi del 2016. Da quella data infatti il Cio ha posto dei chiari paletti sull’equità di partecipazione fra il numero di donne e di uomini.
A fine agosto l’ICF ha dato vita ad un training camp per questa specialità a cui hanno preso parte praticamente tutte le atlete che partiranno al mondiale, seguite e allenate da Cathy Hearn, ciunista in rosa ante litteram, e dal francese, ora allenatore australiano, Le Pennec. I due hanno passato molto tempo a far impratichire le ragazze:  debordè, agganci, eskimi sono diventati oggetto di studio e di esercizio. Alla fine sembra proprio esserci un grande feeling fra donne e canadese.
Sono diverse le nazioni che hanno creduto nell’idea di lanciare a pieno titolo questa specialità anche per il settore femminile e ci sono team che si sono impegnate notevolmente. Prime fra tutte le australiane che sono arrivate qui con tre atlete:  Rosalyn Lawerence, Jessica Fox e Leanne Guinea. Della prima tutto si può dire, ma non certo che non abbia fegato da vendere. A Tacen, ai premondiali, ha fatto il diavolo a quattro nel salto iniziale, vere e proprie battaglie epiche. Nell’Orlando Furioso  non avrebbe sfigurato nella guerra tra Agramante e Carlo Magno attorno alle mura di Parigi . Lei, Rosalyn, tanto minuta quanto tosta, sorella di quella Jacquine Lawerence che a Beijing ha cinto il capo con una medaglia d’argento e che ha lasciato la canoa con gloria per dedicarsi alla vita di tutti i giorni, è la più giovane di tre sorelle.  Chi di anni ne ha veramente pochi è  Jessica Fox, già un talento in K1 e figlia di quei due fenomeni di Richard e Mirian Jerusalmi che assieme hanno riempito la casa di trofei e titoli iridati. Dal papà, l’austra-franco-britannica, ha preso gli occhi di ghiaccio e quella sensibilità sull’acqua che ha permesso al suo genitore di stravolgere principi tecnici che fino a quel momento sembravano indiscussi. Dalla mamma ha ereditato  il sorriso, che non guasta mai, la classe femminile propria delle francesi, la grazia dei movimenti sulla canoa e la splendida pelle color ambra. Saranno i suoi quindici anni, sarà un fattore genetico, certo è che il futuro sportivo per lei è assicurato. Da un mix etnico ad una spagnola verace, Irati Goichocea, che dopo aver sfiorato la qualifica in k1 ha posto risorse ed energie nella mezza pagaia con grande successo e soprattutto con impressionante abilità. Irati che incarna il vero sangue iberico, con i suoi capelli neri, la sua parlata, la sua postura e le sue movenze fisiche, ci ammalia in canoa con gesti semplici, ma efficaci. Chi invece usa la forza anche nella canadese è  la britannica Fiona Pennie, anche lei uscita dalla squadra del kayak donne è rientrata nella canadese. Quanta voglia di pagaiare nei suoi occhi e quanta passione e , se pur bastonata ed esclusa, dopo aver toccato l’olimpo, non esita a utilizzare questo tempo per cercare una nuova vita, nella specialità del futuro.
Insomma le emozioni non mancano e  sicuramente queste donne sapranno incantarci con gesta da raccontare a lungo.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Campionati del Mondo di Canoa Slalom - La Seu d'Urgell settembre 2009

Ettore Ivaldi

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Re: CANADESE IN ROSA
* Risposta #2 il: Ottobre 11, 2009, 01:23:48 pm *
Le donne in C1, ai campionati del mondo di La Seu d’Urgell, hanno piacevolmente sorpreso per abilità, per determinazione e per capacità tecniche.
Mi sembra giusto fare una analisi – come ho già fatto per le altre specialità – in questo specifico spazio e non inserirlo nelle riflessioni fatte sul capitolo: “analisi di un campionato del mondo di slalom”,  perché  mi piacerebbe mantenere alta l’attenzione su questa nascente disciplina in rosa dedicando spazio e un punto di riferimento per tutte le esperienze che si andranno a sviluppare in questo tempo. Confrontiamoci e condividiamo le nostre perplessità o le nostre certezze per crescere e migliorare insieme.

L’analisi parte da un dato oggettivo: le percentuali di distacco dalle altre categorie.

Se noi prendiamo in esame i mondiali  e di questi consideriamo qualifiche, semifinali e finali troviamo le seguenti  medie di distacco in percentuale dalle diverse categorie:

dai K1 Men 34.01% - dal K1 Women 24.30% - dal C1 Men 30.06% - dal C2 23.74%.

Per il momento non ci dicono molto, visto che non sono confrontabili e non si possono inserire in una casistica pluriennale,  ma le dobbiamo tenere come parametri per il futuro. Grazie a ciò seguiremo di  anno in anno  la loro evoluzione con dati certi e soprattutto oggettivi. Ci sarà molto facile seguire e valutare la crescita di questa specialità che dovrebbe entrare definitivamente nel panorama olimpico nel 2016, quindi a Rio.
13 le nazioni che hanno avuto atlete al mondiale catalano. Australia, Great Britain, Spagna e Usa  hanno partecipato con tre atlete, la Nuova Zelanda con due, poi Andorra, Canada,  Cina,  Francia Slovacchia,Portogallo, Argentina e Tai Pei con una atleta.

Dobbiamo partire da una constatazione molto rilevante e decisamente importante: tutte le atlete che hanno preso il via sono atlete che sono nate canoisticamente con il  kayak e poi per una serie di ragioni diverse hanno gareggiato in questa specialità. Vuoi per il fatto che sono rimaste fuori dalla squadra; vuoi per l’età che non  consentiva loro di rientrare facilmente nella loro originale specialità; vuoi per aderire al progetto lanciato dall’ICF; vuoi per fare un’esperienza importante ad un mondiale. Le ragioni, quindi,  possono essere state molteplici, ma comunque rimane il fatto che non sono C1, come si usa dire, nate su questa barca.
Si dovrà aspettare una decina di anni per vedere gareggiare atlete nate e cresciute specificatamente in C1. A quel punto la crescita tecnica si sarà praticamente livellata con i parametri di  crescita tecnica abituale.

L’esempio più semplice arriva proprio dalla specialità del kayak femminile. Infatti notiamo che dal 1979 al 1999 le donne del kayak hanno piano piano abbassato le percentuali di distacco dal miglior kayak uomini. Dal 21,15% sono  passate,  dieci anni più tardi al 18,22%,  fino al 13,45% del 2003. Percentuali che si sono ridotte ulteriormente con l’introduzione delle canoe corte che hanno permesso di ridurre tale distacco all’11,97%. Probabilmente questa
percentuale è destinata ad abbassarsi ulteriormente negli anni visto il livello sempre crescente del settore femminile.

L’esperienza maturata in questi anni, e in modo particolare con i giovanissimi alle prese con la canadese monoposto, mi ha portato a capire meglio le  varie problematiche che gli stessi affrontano in questa specialità . E’ stato interessante vedere e constatare che in realtà i giovanissimi sono in grado di trovare velocemente le giuste soluzioni su quello che potrebbe essere il primo problema da affrontare: mantenere la direzione nella propulsione avanti. Il “J-stroke” nasce spontaneo per mantenere la canoa nella giusta direzione. Il “debordè” non è altro che la conseguenza di una rotazione sul lato opposto della pagaiata e nel giovanissimo diventa un gesto del tutto automatico e naturale.
Se viceversa fate salire in canadese un ragazzino che ha già basi  consolidate nel kayak vi accorgerete che allo stesso problema non risponderà con le stesse soluzioni e molte volte si trova in difficoltà. Cercherà di rimediare con tecniche propriamente legate e sviluppate per il Kayak, ecco quindi che assisterete a diversi cambi di pagaia – da destra a sinistra e viceversa – poco uso della sfilata, uso del debordè senza la consapevolezza e la sicurezza di una manovra che ha dalla sua anche la capacità di mantenere l’equilibrio.
Pagaiare con una pagaia con una sola pala è certamente un sistema molto antico e decisamente naturale. Più complesso è il gesto con una pagaia con doppia pala. Ecco perché è importante partire subito nell’imbarcazione canadese che può offrire la garanzia di un grande equilibrio -  lo scafo è più largo – e la possibilità di concentrare tutta l’attenzione solo su una pala. Sarà così più facile capire che quella pala è il nostro punto di riferimento per ogni tipo di manovra, cosa non così scontata nel kayak.
Dal mio punto di vista il C1 diventa anche  propedeutico per apprendere determinate tecniche specifiche del kayak. Ad esempio l’aggancio (internazionalmente conosciuto come Duffek) è un gesto naturale fatto con la pala da canadese, diventa complesso e articolato con la pagaia da kayak. Così per la sfilata della pala in acqua o per la stessa propulsione in fase di spinta del braccio alto.

Controtendenza mi permetto di dire che sarebbe buona cosa avvicinare i  giovanissimi al nostro sport proprio attraverso la canadese.
L’approccio sarà sicuramente molto meno traumatico, magari proprio con una canadese aperta come lo stesso mitico  Jon Lugbill  ci racconta: “mio padre ci portava spesso sul lago Michigan appena il tempo e i suoi affari lo permettevano. Passavamo ore su quella canoa che diventava ad un certo punto l’unico riferimento terreno di un paesaggio che riscoprivi ogni volta. Lui e mia madre erano incantati dalla “grande acqua” come gli indiani Chippewa chiamavano questa distesa infinita di colore azzurro, mentre mio fratello ed io facevamo la guerra per chi arrivava prima a quel promontorio o a qualche boa che capitava di scorgere nelle nostre escursioni acquatiche. Per me non è  mai esistito nessun altro sistema di propulsione su una canoa se non quello di una pagaia singola che azioni  su un solo lato”. Io non ho ricordi di averlo mai visto pagaiare in Kayak!.

Non avevo approfondito, fino ad alcuni anni fa,  le parole di colui che considero uno tra i più grandi interpreti assoluti della canadese monoposto slalom. A chi mi chiedeva di parlare di Jon iniziavo raccontando questo suo aneddoto del grande lago, senza dare peso alla profondità delle parole e delle emozioni che ci trasmette. Poi, toccando con mano determinate realtà, ho cercato di capire a fondo questo suo concetto, questo avvicinamento alla canoa e sperimentandolo di persona, prima sul più piccolo dei miei figli e poi sui ragazzi del club, mi sono reso conto che effettivamente la canadese apre un mondo tutto suo anche per avvicinare i giovani al fiume.
Oggi, all’esordio della canadese in rosa, mi rendo conto che questo concetto dovrà essere ripreso alla grande per le ragazze per offrire a loro un futuro sicuramente ricco di emozioni come solo il C1 può offrire!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

iraci francesco

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Re: CANADESE IN ROSA
* Risposta #3 il: Ottobre 13, 2009, 09:19:49 pm *
è un piacere leggerti. ricordo quando mi hai fatto da insegnante al corso istruttori.era uno spasso ascoltarti.hai la capacità di incantare chi legge.grazie x le tue storie,x le tue notizie e soprattutto x la tua preparazione.senza le tue notizie molti di noi non saprebbero dell'esistenza di un c1 in rosa.     francesco

Skillo

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Re: CANADESE IN ROSA
* Risposta #4 il: Ottobre 15, 2009, 09:33:38 pm *
Del discorso di iniziare direttamente dalla canadese se ne parla da un po' di tempo. Per chi ha scelto fin da subito la canoa è molto più facile immaginare che per chi lo seguirà nella successione generazionale sarebbe molto più facile partire dalla monopala senza "perdere" tempo, a volte anni, col kayak.
Si è sempre ribattuto a queste teorie agitando lo spauracchio dello sviluppo asimmetrico nei giovani e giovanissimi e a nulla è mai valsa l'osservazione che basta pagaiare da tutte e due le parti per tempi più o meno equivalenti; i conservatori del k1 hanno sempre vinto.
C'è da dire che se io avessi mai messo in acqua un atleta dei primi minuti probabilmante avrei potuto metterlo in canadese solo se da solo: le canoe sociali sono quasi sempre dei k1.
Oggi ho una bimba di 8 anni e domenica l'ho portata in corrente per la prima volta nella sua vita: in c2.
Purtroppo la pagaia che le ho trovato non era certo adatta alle sue braccine nè come peso nè come misura, quindi per entrare in corrente ho preferito che la tenesse sulla coperta della canoa e ben dentro la sagoma dello scafo. Questo non le ha impedito di strillare come un'ossessa mentre il c2 da slalom ballava tra le ondine di Moncalieri. Credo che per lei sia stato come quando le ragazze vanno sulle montagne russe: strillano di paura, ma siccome sono felici perchè sanno che in fondo non c'è pericolo, strillano ancora più forte.

Ettore Ivaldi

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Re: CANADESE IN ROSA
* Risposta #5 il: Dicembre 27, 2009, 02:48:31 pm *
Dal 13 al 15 gennaio 2010 l’ICF organizzerà a Penrith sul canale olimpico un traning camp riservato alle donne in canadese. Una bella opportunità per tutte le ragazze che vorranno cimentarsi con questa specialità seguiti da tecnici internazionali. L’ICF continua quindi in quel cammino intrapreso diversi mesi fa per assistere e spingere la nascente disciplina della canadese donna.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi