Solo questa mattina durante la mia quotidiana corsetta, mi sono reso conto che anche la VI^ edizione dell’Adigemarathon è entrata in archivio. L’ho capito per il fatto che stavo correndo, cosa che non facevo più da due settimane, visto che avevo nella testa ben altre preoccupazioni e di tempo libero neppure l’ombra. Gli ultimi giorni, prima della manifestazione, sono piuttosto frenetici e senza respiro, il telefonino scotta così come la tastiera del mio notebook giunto anche lui ormai ad una doverosa resa dei conti. La stessa Vodafone spesso e volentieri mi inviava strani e amletici sms: le ricordiamo di rivedere il suo piano telefonico con le nuove promozioni di ottobre – le ricordiamo che la sua promozione infinity è rinnovata… noi ci rimettiamo, ma lei non va in fallimento. Quest’utimo lo hanno solo pensato non inviato!
Correre per me è sinonimo di libertà mentale, visto che i miei pensieri spiccano il volo accavallandosi uno con l’altro. Cosa che non mi succede quando pagaio perché la forza della corrente assorbe tutte le mie energie e la mente è impegnata ad ascoltare i messaggi e i segnali che arrivano dall’acqua. E allora correndo mi sono riapparse come flash mille facce, mille sorrisi, mille emozioni che non vivo nel momento preciso in cui accadono, ma che ripercorro per luce riflessa e porto con me come un tesoro, come un amico: in pizzeria, tra facce stravolte e stomaci vuoti, abbracciati attorno ad una pizza come trionfo di un’altra edizione finita, di un’altra edizione dei record; alla partenza tra una telefonata e una speakerata, inumiditi dagli idranti dei vigili del fuoco che tengono a bada i 300 al via; sul palco a velocizzare una premiazione che vorresti portasse la giusta e doverosa gloria ai protagonisti di giornate indimenticabili; la voglia di restare incollato sul muretto a guardare, a commentare e a salutare a gran voce tutti gli arrivi e l’impossibilità di poterlo fare per mille valide ragioni, per mille problemi da risolvere, per ritrovare un pullmino riportato a valle, per lucidare le medaglie, per dare energia ai nostri volontari con i segni evidenti di una alzata troppo forzata per un giorno di festa; la lunga corsa da Borghetto a Dolcè nella speranza, ma ormai certezza, di trovare tutti al loro posto con il sorriso pronti a ricevere quelle mille e oltre pagaie che vogliono mulinare l’acqua di un fratello Adige. Canoisti che non vedi da anni, canoisti, viceversa, che vedi puntualmente ad ogni edizione, canoisti colorati canoisti contenti, canoisti bagnati, canoisti nuovi che conosci, futuri canoisti grazie al colore e all’energia di una giornata mitica che rimane, o che è tale, proprio per l’assenza di istituzioni che per la loro stessa funzione avrebbero il dovere di essere partecipi e presenti.
La solita madonnina ricca di fiori mi saluta e mi dice che la corsa oggi è finita, entro in casa, mi lavo, oggi torno a pagaiare con i piccoli del Club e non ho tempo e possibilità di pensare, ma ormai non mi serve più il gioco è fatto! Ho energia e forza per lavorare un altro anno duramente fino alla terza domenica di ottobre del 2010 dove mi ricaricherò e dove cercherò di vivere e assorbire ogni pagaiata di tutti coloro che animeranno quell’edizione.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi