Ciao Ettore, ho partecipato alla TerradeiForti e volevo fare i complimenti a te e a tutta la complessa macchina organizzativa di persone coinvolte. Eravate proprio tanti dislocati lungo il percorso: iscrizioni, partenze, protezione civile per parcheggi, soccorritori a terra e in fiume, addetti ai ristori e alla cucina all’arrivo. Mi ha impressionato il numero complessivo di personale impegnato: più di 400 come mi ha detto il buon “patron Bruno” al secolo Panziera. Prendono ancora più forza perché ci hanno accompagnati sempre con un sorriso solare e con tanta pazienza per permetterci di godere delle emozioni che una manifestazione così sa regalarti. Grazie a loro che la canoa può sperare di vivere e rinverdire i fasti di un passato troppo lontano. Quasi incredulo, in una giornata stupenda baciata da un tiepido sole autunnale, non potevo credere di pagaiare circondato da tante altre persone che come me avevano deciso di passare una domenica diversa. Durante la discesa ogni tanto mi fermavo, giravo la punta verso monte e mi godevo lo spettacolo di colori, voci, emozioni di tutte quelle casacche gialle. Ho incontrato e rivisto con piacere tante imbarcazioni vecchie e nuove e canoisti da tutta Europa: uno svizzero, dei francesi un tedesco. Che tuffo nel passato vedere il vecchio mitico “Feuilette”! e allora la mente è andata ai pionieri del C1 in Italia Carlo Perli, Giorgio Scaggiante, Roberto Botta e Pierluigi Inzaghi. Quel modello di C1 ha segnato l’epoca negli anni ‘70. La cosa straordinaria è poi quella di incontrare tanti amici canoisti che si mescolano ai giovanissimi e per i nostri piccoli del Valbrenta Team è stata sicuramente un’esperienza da ricordare a lungo. Tanti anche i gommoni con la caratteristica comune del sorriso stampato sulla faccia.
Che dire poi del magico paesaggio che il fiume ci ha offerto tra storia, sapori, sport e tanta serenità. Ecco questo è il connubio che dobbiamo cercare di valorizzare e di esaltare per farlo conoscere, per farlo vivere intensamente. Pagaiando alle prime rapide, mi sono imbattuto in un rovesciamento ed ho pensato: “ adesso qui si scoprono gli altarini”! e con uno scatto che non facevo da anni ho recuperato una canoa da mare, un gesto che mi è valso un “grazie Ivan” uscito a gran voce dallo sfortunato, ma contento amico: il bagno fa parte del gioco.
Pagaiando ho anche scattato numerose foto da far vedere agli amici e chiacchierando mi hanno incuriosito alcune persone senza casacca gialla fornita all’atto dell’iscrizione di 25 euro, assieme al pacco gara: una comodissima borsa serigrafata con foto della manifestazione precedente, utilissima per gli indumenti bagnati, una bottiglia di vino rosso della TerradeiForti con etichetta numerata e stampata proprio per la manifestazione, una chicca per gli appassionati. La casacca gialla era anche il “pass” per i ristori, ben tre: uno alla partenza, uno a metà e uno verso l’arrivo. Quest’ultimo aveva una sorta di pontiletto in acqua per poter fare il rifornimento direttamente dalla canoa: un pit-stop volante! L’iscrizione prevedeva anche il pranzo all’arrivo: ravioli, tortellini, fagioli cotechino, pearà , vino e acqua. Oltre al fatto che dava diritto a partecipare all’estrazione di ricchi premi. A questi soliti ignoti… ma ben conosciuti! mi sono permesso di sottolineare il fatto che è importante indossare la casacca per motivi di sicurezza. La risposta mi ha lasciato di ghiaccio, poiché questi presunti canoisti, hanno confessato candidamente che la quota non l’avevano paga… “non siamo mica così fessi a buttare via tutti quei soldi visto che tutto sommato ci si può infilare senza tanti problemi”! Credo che aggiungere altro non serva, io che organizzo manifestazioni e che mi adopero perché la canoa possa avere la gloria che merita mi sono sentito veramente male e mi sono reso conto che se proseguiamo su questa strada il nostro amato sport è destinato a chiudere . Le manifestazioni, di questo genere, stanche di non restare dentro le spese prima o poi chiuderanno privandoci di un punto di riferimento importante per tutti noi. Peccato perché era tutto così perfetto – Ivan Pontarollo