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Si dice che ....
Skillo:
Si dice che anche Pierpaolo Ferrazzi abbia lasciato la Squadra Nazionale di Slalom per tornare al suo posto di responsabile in Forestale.
Ho appreso la notizia per vie ufficiose e attendo che la cosa venga ufficializzata ma il dispiacere è forte comunque.
Mi chiedo come si possa fare si che l'unico tecnico con la "T" maiuscola abbandoni l'incarico federale dopo appena una stagione.
Che la federazione abbia lasciato a casa Ferrazzi perchè ha di meglio con cui sostituirlo mi sembra fantasia pura, credo più probabile che sia stato lui ad andarsene per motivi che attendiamo di conoscere e comprendere.
Certo che qualche sospetto viene, conoscendo le altre teste con cui ha dovuto collaborare, ma è meglio lasciare che parlino i protagonisti della vicenda.
Sperando che essi parlino.
Mauro Canzano:
Alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici.
Skillo:
Ignorare il male equivale ad esserne complici.
maurizio bernasconi:
Caro Mauro, scusa se non ho afferrato in tutto il suo significato il tuo lapidario intervento, magari avrai generosamente la pazienza di spiegarmelo di persona... Mi riaggancio ugualmente al tuo discorso. Quelli che si chiamano come te e come me, Mauro, Maurizio (e anche Bruno) hanno a che fare con l'oscurità, con il segreto e con la lotta interiore per liberarsi della menzogna. Mauro vuol dire Moro, Negro. San Maurizio, poi martirizzato, era il comandante militare della falange egizia dell'esercito romano (un reparto di punta, il migliore, una specie di gruppo sportivo dell'esercito romano). Era negro. Il benedettino san Mauro salvò il giovane san Placido da sicuro annegamento nel fiume Aniene in quel di Subiaco. La gente è Placida, scazzata, mezza addormentata, stà lì in balia della corrente. Chi potrà riacchiapparla in tempo se non noi? Parlare è agire, qualche volta. Anche se in teoria tacere naturalmente sarebbe meglio. Arpocrate era uno dei più importanti dèi egizi, era il dio del segreto, del silenzio, raffigurato con l'indice dritto davanti alle labbra. Il segreto è tutto! nel campo della verità. Il vero uomo non parla, tace, osserva, medita. Così ho sempre creduto e ammiravo gli uomini veri, i montanari, i lupi di mare, gli uomini vissuti. Quelli che guardano fisso con la messa a fuoco stabile a due metri e sessanta e tacciono. Poi mi è venuto il dubbio che spesso dietro ai silenzi decennali, eterni, si potesse nascondere la più perfetta e schietta imbecillità. Ebbene, dopo verifica, ho constatato che il mio dubbio aveva qualche fondamento. Nel nostro paese veniamo educati nel principio che, per masticare prima o poi qualcosa, occorre conformarsi a un sistema mafioso/massonico (e clericale, familiare naturalmente) basato sui silenzi, sui segreti, sull'omertà. Allora vediamo che, per esempio, incaricano un "nessuno" in un posto di responsabilità e stiamo zitti. Vediamo che trattano male un nostro amico e taciamo. Infine vedremo che spaccano la testa a nostra figlia e, temo, ancora staremo zitti, perché ormai avremo perso la voce. Nel mondo della canoa si potrebbe magari scoprire che ogni tanto è più divertente parlare che tacere, eventualmente per sostenere gli amici. Tutt'al più verremo martirizzati. Ciao. Maurizio
Ettore Ivaldi:
Carissimo Mauro, mi sembra che i federali tutto fanno, ma certamente non seguono alla lettera il tuo saggio consiglio. Certo lo fanno a modo loro e questo ci dispiace perché non c’è un tavolo di confronto su temi importanti e scelgono il sito federale per pubblicizzare e pontificare lo splendido stato della canoa italiana. I numeri parlano chiaro e solo per restare nei fatti recenti vorrei farti mettere a confronto i partecipanti alla prova master dell’Adigemarathon con quello dei ragazzi. Commenti, in questo caso, sono del tutto superflui e credo che anche Tu possa convenire sul fatto che ci sono problemi da risolvere urgentemente. Il mio è solo un piccolo esempio nel fiume di problemi che da diverso tempo alcune persone, forse più sensibili e lungimiranti, cercano di far capire e di evidenziare non per interessi personali, ma per passione, competenza e amore per uno sport che personalmente mi ha regalato tanto.
Mi fa specie vedere che due atleti italiani partecipano alla Coppa del Mondo di discesa senza un tecnico, partiti alla meno peggio da soli per affrontare una trasferta così importante e difficile. Questo non lo capirò mai! Non ci venga detto che il tecnico non è andato per motivi economici perché la sua assenza potrebbe significare due cose:
1. che la Federazione versa in problemi economici, cosa che il nostro Presidente ha sempre negato
2. che tutto sommato si può fare anche senza tecnici visto che non vanno neppure quando servono.
E così facendo ricadiamo in un errore comune e cioè quello di non creare una struttura, un sistema che ci permetta di andare avanti e di crescere indipendentemente dalle persone. Non è logico che due atleti di siffatto livello non abbiano a disposizione un benché minimo allenatore non fosse altro per guidare il mezzo, oppure neanche questo serve? Oppure in Tasmania i fiumi sono a doppio senso: da un lato si scende e dall’altro si risale? Oppure i bravi e volonterosi atleti si devono avvalere del buon cuore di qualche straniero per rubare passaggi di qua e di là? Ripeto una situazione del genere come tecnico non la posso accettare, certo poi tutto si può fare nella vita.
Ma com’è possibile che l’Italia, da sempre nazione leader nel panorama della canoa discesa, partecipi alla coppa del mondo con soli due atleti, invece di spingere e lavorare perché il settore non crolli a picco. La nostra realtà ha il dovere di contribuire al rilancio di questa disciplina.
Ho avuto modo di parlare a lungo con Jens Perlwitz, presidente del boarding wildwater ICF, a Pescantina dopo la cerimonia di apertura e anche lui non capiva com’è possibile che una nazione come la nostra boicotti la coppa del mondo, se voleva opporsi lo doveva fare prima, quando era stata assegnata la manifestazione in Tasmania e non certo a giochi fatti. Così certo non si contribuisce a far crescere il movimento. A mio avviso bisogna dividere la prova iridata della classica dallo la sprint e svolgere quest’ultima in concomitanza con le prove dello slalom su canali artificiali. Solo così si crescerà con i numeri e si rilancerà tutto il settore. Posso capire che in questo modo la classica perderà di valore, ma anche lo slalom, pur di restare alle Olimpiadi ha decisamente rivoluzionato la sua filosofia iniziale e sempre più lo farà.
Credo che viceversa sia un dovere per tutti noi mettere sul piatto i problemi che viviamo quotidianamente nelle nostre realtà. Sarebbe da stolti tacere su problematiche gravi e a mio avviso difficilmente risolvibili a breve termine se non con una azione decisa e soprattutto intelligente e non diplomatica.
Lo stato in cui versiamo forse non è ancora chiaro. All’Adigemarathon il responsabile del settore, che tanto ha voluto le categorie ragazzi, non si è neppure presentato e ciò che è peggio non si è neppure degnato di fare una telefonata per capire le problematiche in vista del 2010, visto che ci è stato detto che il campionato italiano di maratona fluviale si farà sull’Adige. Noi di riunioni e di incontri ne abbiamo già fatte due per settore e per domenica è fissato il resoconto dettagliato per capire dove possiamo migliorare. La scusa è stata il consiglio federale, ma da sei anni a questa parte la Manifestazione è sempre stata la terza domenica di ottobre… un briciolo di lungimiranza no?
Lo stesso responsabile del settore discesa è anche responsabile del settore giovanile slalom e, vedendo gareggiare fuori gara alcuni C1 nella categoria allievi, ha scoperto per caso che non possono essere inseriti ufficialmente nelle competizioni. Può essere logico tutto ciò?
Fino a maggio di quest’anno ho seguito alla lettera il tuo suggerimento di non parlare, di restare in attesa, di sperare che senza solleciti si potesse arrivare a un dunque, ma purtroppo non è stato così. Purtroppo la caduta sembra irreversibile e quel che è più grave non la si vuole accettare.
Il sole splende ogni mattina, anche oggi in acqua abbiamo 30 ragazzini che lotteranno con le porte, sentiranno urlare un pazzo, qualcuno si rovescerà, qualcun altro andrà a casa stanco, ma felice per le emozioni che forse oggi non capisce, ma che un giorno rivivrà di luce riflessa.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
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