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Un triste epilogo.

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Vittorio Pongolini:
Sabato scorso passeggiavo per Sestri Levante. C'era un banchetto anomalo nella piazza del mercato con almeno sei persone che lo animavano. Distribuivano questi volantini in allegato e la vicenda è tristissima perchè riguarda la vita di un canoista 14enne. Ve lo sottopongo come richiamo per poter giudicare voi stessi la situazione e per il momento non aggiungo altro anche se, essendo un canoista e kayaker di lunghissimo corso, un'idea me la sono fatta.

PS se scrivete "incidenti" nella ricerca degli argomenti ne escono un po' troppi...

Vittorio Pongolini:
Ho scritto quanto sopra una settimana fa e oggi vengo a sapere che se n'è andato Massimo Benetton sull'Aurino. Certo, è ben diverso dalla sfortunata  situazione di Andrea Demattei, che ha preso l'unico albero assassino in un secondo grado sotto al ponte dell'Entella, ma chissà, forse bisogna dire, per ogni situazione, tanto sul facile che sul difficile, che nessuno sa di essere fortunato fino a che non lo colpisce la sventura.

PS ripeto, e correggo, se scrivete "incidente" (con la "e", non al plurale) escono davvero troppi incidenti su questo sito.

(PPS ora mi confesso davanti a tutti, perché se penso, a 65 anni, a quello che ho fatto nel mio lungo passato di vita canoistica, posso dire che sono stato baciato da una fortuna davvero enorme, anche se corredata immodestamente da notevole bravura. Meditate sopra voi stessi anche voi)

stefano caprile CCN:
Ciao Vittorio,
ho visto anche io la triste notizia relativa a Max. Non ho parole. Purtroppo la bravura evidentemente non è una protezione dagli imprevisti tragici. Max, Lucio, Vlady erano tra i più bravi.
Stiamo attenti, ragazzi.

Lorenzo Molinari:
Prima della fortuna o della sfortuna, c'è sempre l'imprudenza o l'imperizia, o entrambe le cose, in cui la fortuna o la sfortuna possono determinare l'esito tragico o favorevole di una situazione.

Non entro nel merito di alcun incidente di questi ultimi mesi, non essendo stato presente e quindi non conoscendone le dinamiche.

Tuttavia, pensando a diversi incidenti mortali accaduti in questi anni, che hanno coinvolto agonisti fluviali, mi par di ricordare che la faccenda si sia sempre conclusa con l'assoluzione di tutti, perché gli incidenti sono stati imputati alla fatalità (sfortuna), essendo stato verificato che il canoista era dotato delle attrezzature di sicurezza obbligatorie (casco, PFD, calzari) e che l'allenatore aveva agito al meglio e con le attrezzature a lui disponibili (ovvero nessuna attrezzatura). Come se non fosse necessario indossare - in alcune situazioni di allenamento - una muta e una giacca d'acqua e avere con sé (e, ovviamente, in ogni canoa) una corda da lancio. Meglio ancora sarebbe avere dei moschettoni, cordini, un paio di carrucole, un coltello e, perché no, un seghetto serramanico.
Dotazioni non richieste al canoista agonista, in quanto si suppone che in gara vi sia un adeguato servizio di sicurezza di kayaker e sommozzatori.
Peccato che quando ci si allena la sicurezza può essere garantita solo dall'allenatore e dal gruppo, e la mancanza di queste elementari dotazioni (soprattutto muta e corda da lancio) può determinare l'esito di un capovolgimento, visto che non sempre, neppure i migliori atleti, riescono a eseguire il roll.
Il pericolo d'ipotermia è sempre dietro l'angolo, soprattutto se l'allenamento avviene in acque fredde.
In caso d'incastro oppure d'incravattamento un paio di corde da lancio per liberare la canoa o, talvolta, un coltello o un seghetto che aprire lo scafo, con estrema attenzione a non ferirsi o ferire il malcapitato, possono essere questione di vita o di morte.

Cari allenatori, oltre a pensare al cronometro:
- abbiate innanzitutto in mente la sicurezza dei vostri atleti, soprattutto se giovani e inesperti;
- verificate i luoghi più opportuni per esercitarli in traghetti e manovre, a valle di ponti, tronchi e ostacoli insidiosi e in tratti dove è possibile un agevole recupero e sbarco;
- esercitatevi ed esercitateli periodicamente nelle manovre di sicurezza, come parte integrante, fondamentale e obbligatoria del ciclo di allenamento;
- non pensate al peso delle attrezzature e dell'abbigliamento, che in prova ha poca importanza, ma in primis alla sicurezza.
Purtroppo non è retorica, ma alcuni degli incidenti mortali accaduti ad allenatori blasonati e atleti, probabilmente non si sarebbero verificati se fossero capitati a un gruppetto di turisti della domenica che discendono fiumi con plasticoni. Per loro è normale avere sempre con sé l'attrezzatura base e, generalmente, hanno qualche rudimento su come utilizzarla.

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