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marco iezzi

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Non sono un canoista da fiume ma sentire che non si non si puo' discendere un fiume per gli interessi dei pescatore, e pura follia
Mi domando se e' anche proibito buttare i sassolini nell'acqua da parte dei bambini, ebbene questa potrebbe essere una forma di protesta
portiamo i nostri figli sul nera e facciamoli divertire con questa antichissima pratica,casualmente nelle vicinanze dei pescatori

Saluti, Marco

Antonello Pontecorvo

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  • Boats aren't unstable. People are.
    • Trekking & Paddles - Agenzia per l'outdoor
Sul fiume Sele, nel tratto chiamato dai locali Sele piccolo, è istituito il No kill con divieto di navigazione sancito dal  regolamento dell'associazione concessionaria, con approvazione della provincia di Salerno.
Questa situazione ha visto l'opposizione, purtroppo vana, di Firaft, FICT, UISP e FIPSAS che, nel frattempo, hanno siglato e ufficializzato un protocollo d'intesa che afferma la compatibilità delle diverse discipline.

L'Associazione locale, l'Asd Campania Adventure da me preseduta, ha rinunciato a ricorrere al TAR per opportunità di dialogo con le amministrazione locali, pur continuando ad affermare pubblicamente ed in ogni sede l'illegittimità del regolamento provinciale; al momento questa strategia ci permette di avere canali di dialogo con tutte le amministrazione della Valle e di continuare a promuovere le attività fluviali ma non ha scongiurato il realizzarsi di un pericoloso precedente di alienazione di un bene pubblico.

La faccenda è seria e concordo con la necessità di seguire le vicende umbre con comune e partecipata attenzione, anche considerando che il "caso Sele" ha avuto tra i suo registi esponenti della SIM che già avevano operato in Umbria.

Le sigle riconosciute nella "famiglia Coni" devono continuare a muoversi di concerto per manifestare e difendere i diritti degli sportivi; mi aspetto, anzi, un intervento più diretto e decisivo da parte del Coni stesso a supporto delle Federazioni e degli Enti di promozione sportiva.

Antonello
Delegato Firaft e referente territoriale AcquaViva

Enrico Izzi

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ho trovato il regolamento relativo al Sele.
http://www.riqualificazionefiumesele.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6&Itemid=23

Attenzione all'art. 18 "..Tutte le attività proposte devono svolgersi nello scrupoloso rispetto dell’ecosistema fluviale e sono pertanto vietate durante il periodo riproduttivo della fauna ittica." . Si sta normando il concetto  che il passaggio di una canoa o raft non rispetta l' ecosistema fluviale ed e' dannoso per la riproduzione. Che e' sensato quanto vietare di passeggiare in un bosco a caccia chiusa per proteggere la fauna ma si sta pericolosamente diffondendo.

Enrico.




reel

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chissà chi la vuol fare passare tale assurdità considerando che è invece consentita la pesca al di fuori del periodo riproduttivo dei pesci e con un giorno di riposo settimanale...  ::)

maurizio bernasconi

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Per il poco che so (non è certo il mio sport) le trote (marmorate, fario ecc ) e i temoli depongono le uova in periodi diversi. I punti ideali  presentano acqua bassa (10/30 cm.) e corrente costante con tenue/media velocità. Tipicamente quello che si trova per esempio subito a monte di una rapida. Il transito di gente che cammina, gioca, trascina, ribalta e svuota canoe provoca certamente un grave danno. Le uova si presentano come agglomerati anche grossi di sostanza gelatinosa punteggiata da piccolissimi individui scuri. Queste masse semitrasparenti aderiscono ai sassi e soffrono molto delle piene, dei predatori e di altri eventi diversi. Facendo attenzione e informandosi localmente sui periodi esatti di fregola possiamo evitare di arrecare danno. 

Enrico Izzi

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Per quel che ne so io e' il fiume, in base alla qualità e al volume delle acque, al nutrimento e all' habitat che offre,  a stabilire la quantità di pesce che puo' contenere indipendentemente dall'attività canoistica e, in larga misura, anche dal prelievo dei pescatori. In una buca buona, per ogni esemplare di trota che viene prelevato ve ne e' subito un altro pronto a prenderne il posto in un ciclo quasi senza fine. Un fattore inquinante o la secca causata da uno sbarramento determinano  la morte biologica del fiume mentre un prelievo anche importante da parte dell 'attività  di pesca non riduce la quantità complessiva dei pesci mentre ne risente notevolmente la taglia media.  Ogni trota femmina depone circa 2.500 uova per ogni kilo di peso e per la naturale selezione solo una precentuale dello zero virgola raggiunge l'età adulta.  Le uova deposte complessivamente sono milioni di cui solamente un certo numero, stabilito dal fiume, porta a termine il ciclo. Le eventuali uova calpestate e quindi rovinate da un canoista a bagno sono ininfluenti sul risultato finale perche' se ci sono le condizioni andranno a buon fine le altre fino a raggiungere il numero stabilito dal Fiume.
Questo non significa che non dobbiamo prestare la dovuta attenzione alle esigenze dei pescatori ma spero che possa essere utile a trovare un giusto punto di equilibrio.
Bye.


reel

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se ci sono pochi pesci è perchè ne vengono presi troppi, perchè è stato modificato l'alveo del fiume in modo tale da non consentire la risalita dei pesci, perchè le acque sono inquinate, perchè ci sono dei periodi di secca o delle captazioni che abbassano di parecchio il livello del fiume facendo prosciugare le pozze in cui sono deposte le uova, perchè ci sono predatori naturali come i cormorani che setacciano il fiume determinandone l'impoverimento, anche a livello europeo si cerca un giusto equilibrio di questi uccelli limitandone il numero con azioni di caccia mirata ma non ovunque è necessario questo avviene

dire che i canoisti sono una minaccia per i pesci è come vietare di fare una passeggiata nel bosco perchè potrebbe capitare di schiacciare alcuni insetti!
quando invece i canoisti sono una preziosa risorsa per controllare l'equilibrio del fiume
non è difficile chiedersi il vero motivo per cui ai kayakers sia quasi completamente impedita la loro attività per proteggere i pesci quando invece sei giorni su sette ci si può andare a pesca

armando mattioli

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Guardate questo video del no kill di Borgo Cerreto e sentite i commenti di chi fa le riprese, in particolare al tempo 0.18: http://www.youtube.com/watch?v=4TYEUMzHdSs.
In quel tratto c'è il divieto di entrare in  acqua anche per i pescatori, meno che per slamare il pesce.
Il soggetto che pesca dal video risulta essere il responsabile SIM dell'Umbria e chi fa le riprese da come parla sembrerebbe essere un soggetto deputato al controllo del rispetto delle leggi.
La SIM è l'associazione che ha portato l'attacco alla navigazione sia in Umbria che nel Sele, come ci ricordava Pontecorvo.
E questi sono quelli che si ergono a difensori dell'etica, delle leggi, etc. etc..... ma solo nei confronti degli altri.

Enrico Izzi

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Sicuro Armando che si tratta di un pescatore esperto?
A me risulta che nella pratica corretta del cath and release  una trota si slama in questo modo senza stringerla, toccarla, falrla uscire dall'acqua e soprattutto senza farle prendere aria vista la particolare delicatezza della vescica.
http://www.youtube.com/watch?v=ojJtWhvKmsc
Le evidenti differenze possono essere notate anche da chi non e' pescatore.

armando mattioli

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Caro Enrico,
non so se è esperto, so solo che risulta essere il responsabile Regionale della SIM, Scuola Italiana di Pesca a mosca, e che questo video è nel sito con il logo della SIM.
Quindi per loro va tutto bene e sapessi quante lezioni di etica danno ai pescatori non a mosca, specie se, orrore, si portano il pesce a casa.
E quante lezioni di etica ambientalista danno a rafters e canoisti.
a.m.


Enrico Izzi

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E' pronta la lettera di adesione alla manifestazione Big Jump in Valnerina pedisposta per l'invio tramite e-mail agli indirizzi sotto elencati. Importante indicare il luogo da dove viene spedita la mail per  trasmettere alle Amministrazioni Umbre un messaggio chiaro: l' interessamento dei canoisti non riguarda solamente i local.

 
segreteria.presidente@provincia.perugia.it
presidente@regione.umbria.it
mcastrichini@regione.umbria.it
legambiente@legambiente.it
info@legambienteumbria.it
gianpierus@tiscali.it
mf0910@mclink.it
---------------------------------------------------------------------------------------------
 
Al Presidente Regione Umbria
 
Al Presidente Provincia di Perugia
 
A Legambiente Nazionale
 
e p.c. a Area Acquviva UISP
 
A Legambiente Umbria

Oggetto:  Big Jump in Valnerina
 
La L.R. 15/2008 ed i regolamenti delle riserve a pagamento delle ZRS e del no kill creati sul Corno e sul Nera dalla Provincia di Perugia e gestiti da Legambiente Umbria, hanno introdotto ingiustificati divieti di navigazione e di balneazione. Viene così  negato il diritto ai cittadini di fruire del bene comune “fiume” che una legge regionale “ingiusta” ha riservato soltanto ad una particolare categoria di persone mentre  a livello nazionale ed internazionale si sta percorrendo la strada della compatibilità e convivenza tra le diverse discipline che da sempre nel fiume convivono.
Privilegiare una sola categoria  limita inoltre le possibilità di sviluppo turistico di una zona che fonda buona parte dell’economia proprio sul turismo legato alle attività che si svolgono all’aria aperta. Il sottoscritto aderisce pertanto al Big Jump in Valnerina, manifestazione organizzata il giorno 08/07 p.v.,  per richiedere con forza l’ immediata  sospensione della legge e  successive modifiche, rivendicando il diritto, anche regolamentato, alla navigazione con canoe e gommoni su tutti i tratti dei due fiumi.
Distinti saluti.   
Firmato
Luogo

Gian Piero Russo

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La questione dei divieti di  navigabilità sui fiumi in Umbria  mi coinvolge particolarmente come appassionato canoista oltre che  come referente nazionale della UISP Area Acquaviva e, non ultimo,   come ex socio di Legambiente.

In Umbria, unica regione d'Italia, vige  dal 1998 il divieto di navigazione in canoa e rafting sui fiumi a salmonidi  dal 1 novembre al 28 febbraio, prorogata al 31 marzo dalla L.R. 15/08.  Grazie a questo divieto lo storico raduno sul che il C,.C. Norcia organizzava sul Corno    non  si è più svolto.

Per  capire meglio la situazione  venutasi  a creare  in Umbria è interessante approfondire alcuni passaggi della  stessa Legge 15/08 che   all’ art. 14, sancisce  “….la partecipazione alla gestione della fauna ittica e del suo ambiente delle associazioni dei pescatori sportivi e delle associazioni ambientaliste e naturalistiche riconosciute a livello nazionale e presenti in forma organizzata sul territorio della regione”.  Alle stesse riconosce il diritto a svolgere “… attività di vigilanza, a collaborare con le provincie …alla difesa ed al recupero ambientale dei corpi idrici  e  a partecipare alla gestione sociale delle acque”. Viene inoltre stabilito  che, alle medesime    associazioni,  “…..  possono essere concessi contributi per la realizzazione di  progetti di gestione del patrimonio ittico e degli ecosistemi acquatici”.

Un normativa “sartoriale”,  cucita su misura  delle  esigenze di una particolare categoria di   stakeholder/  pescatori sportivi   che alla  stessa  subordina e limita l’esercizio degli sport fluviali  arrivando al punto di vietare i rilasci  d’acqua    per uso sportivo, anche quelli occasionali.
Il legislatore sembrerebbe animato da un  vero e proprio accanimento contro gli sport fluviali  percepiti come categoria da avversare.   

In ossequio a queste agevolazioni Legambiente Umbria,  oltre a svolgere la benemerita  l’attività istituzionale  di tutela e valorizzazione della natura  che tutti conosciamo,  tramite il settore Gestione Ecosistemi Fluviali   gestisce l’Area No Kill di Borgo Cerreto,  svolgendo   un servizio di vigilanza ambientale (non solo ittica)  coordinato con il corpo di Polizia Provinciale.  Un unico soggetto  si trova così a   svolgere  le  funzioni di controllore  che,  oltre a controllare sé stesso controlla gli altri a tutela della  propria esclusività, peraltro   titolato a comminare pesanti sanzioni ai contravventori.   

Le posizioni di Legambiente Umbria appaiono  rappresentative della  particolare categoria di stakeholder o portatori di interessi costituti dalle frange estreme di pescatori alla mosca (riconducibili a sigle quali SIM e PIPAM)  che, millantando la  pesca No KILL  come  forma suprema di tutela  del fiume ne  rivendicano la fruizione esclusiva. In realtà  la loro unica preoccupazione  è la tutela  della fauna ittica,  ovvero delle prede,  l’attenzione  alla tutela degli ambienti fluviali  ( o meglio,   alla “Gestione degli Ecosistemi Fluviali”)      è  quindi puramente strumentale e  finalizzato alla  predazione. 

I  pescatori alla mosca / gestori delle Aree No Kill  da tempo vanno  conducendo   una  vera e propria azione di lobbie che   in Umbria attraverso le  strutture regionali di  Legambiente  è riuscita  ad imporre una normativa che di fatto sancisce il loro esclusivo diritto alla fruizione  del fiume. Mi corre l’obbligo di ricordare che nel 2006 c’è stato  un tentativo di esportare tale “modus operandi”  nel vicino Abruzzo,  come può ben  testimoniare l’amico  Claudio Rufa,  fermato con altri canoisti durante una discesa dell’Aventino da un personaggio qualificatosi come guardia ambientale,  referente dei Legambiente Abruzzo / Gestione Ecosistemi Fluviali nonché  titolare di un’area No Kill tutelata da apposita delibera comunale. Forte dell’autorità così conferitagli il personaggio  pretendeva di comminare la sanzione di 300 €  a ciascuno dei componenti il gruppo di discesa.
La stessa situazione  si  ripropone ora in Campania, sul   Sele,   dove  una  delibera ad hoc  del comune di Contursi  ha sancito  l’ interdizione alle attività di  “disturbo” all’Area No Kill recentemente istituita nello stesso tratto da tempo  frequentato dalla ass. Campania Adventure di Antonello Pontecorvo.

Per  anni sono  stato socio di Legambiente,  collaborando nella iniziative di tutela dei fiumi “Operazioni Fiumi” sull’Aniene e sul Tevere,  conosco quindi   il valore e il ruolo   di questa importante associazione ambientalista. 
La convinzione  che  in Umbria sia in atto da tempo  un “deragliamento” rispetto ai fini istituzionali di tutela  delle natura e dei fiumi mi spinse  a  presentare    una richiesta di chiarimenti  alla direzione nazionale di Legambiente    arrivando ad un incontro con la precedente resp.le ragionale Vanessa Palucchi,  senza tuttavia ottenere alcun riscontro.   

In qualità di  coordinatore  della UISP Area Acquaviva  ho  partecipato negli anni   a  diversi  incontri con Legambiente Umbria  per cercare   di dirimere  le questioni ed arrivare ad un accordo  che,  almeno  sull’applicazione dei regolamenti provinciali,   attenuasse ragionevolmente  i divieti sanciti legge regionale.  A fronte di una significativa disponibilità al  dialogo da parte di esponenti  dei pescatori sportivi, da parte di Legambiente Umbria ho dovuto constatare un convinto  irrigidimento delle  proprie posizioni    con   proposte di  regolamentazione    che  inasprivano ulteriormente le restrizioni alla navigazione sportiva     considerata   come fonte di devastazione degli   ambienti bentonici da sedicenti studi scientifici sostanzialmente finalizzati  al  compiacimento del committente come da link http://www.legambientenera.it/file%20pdf/Proposte_2008_%20legambiente.pdf
 
Le conseguenze di  questa   accanimento  ricadono   ad es. sul   CC Terni che per organizzare la  Maratona sul Nera si vede costretto  a presentare ogni volta una Valutazione d’Impatto Ambientale a firma di tecnico abilitato (!); lo stesso Mauro Pitotti presid. del  CC Terni sollevò la questione sulle  pagine di questo Forum   http://forum.ckfiumi.net/index.php?topic=1521.0.
   
Beninteso, anche Armando Mattioli, al pari dei gestori delle Aree No Kill   è da considerarsi  un  portatore di interessi particolari, in quanto gestore di una compagnia commerciale  di rafting, ma le questioni  che   solleva riguardano più in generale il  diritto alla libera,  condivisa e sostenibile  fruizione  del fiume e,  più oltre,  la  democratica partecipazione ai processi decisori finalizzati alla gestione del bene comune rappresentato  dai bacini fluviali,    peraltro prevista dalle normativa comunitaria c.d. Direttiva Acque. 2000/60.  Uno strumento applicativo di questa Direttiva  è il Contratto di Fiume che  prevede espressamente il coinvolgimento attivo e la partecipazione della fascia più ampia di soggetti nelle scelte per la gestione delle risorse idriche.
Il CdF è in sostanza un accordo tra le parti  per adottare un sistema di regole condivise in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale.

Quanto sopra è stato  oggetto di approfondimento nel   convegno tenutosi a Norcia nel novembre dello scorso anno dal significativo  titolo  “VERSO UN CONTRATTO DI FIUME PER LA TUTELA E VALORIZZAZIONE AMBIENTALE DELLA VALNERINA”  a seguito del quale la presidente di  Legambiente Umbria,   dopo aver  ribadito   l’ inderogabilità delle proprie  ragioni,   ha rifiutato l’invito  a  partecipare  alla proposta  di avvio di un contratto di fiume locale. 

Gian Piero Russo
Coordinatore Area AcquavivaUISP

armando mattioli

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Gianni Russo ha ben spiegato bene quello che è successo ed il ruolo svolto da Legambiente Umbria.
Una sola precisazione:  non gestisco io il centro rafting, ma mia moglie e di questa cosa ho sempre dato conto in maniera trasparente. Oltre che il mio diritto di canoista ho difeso in questi anni il lavoro di mia moglie e dei ragazzi che lavorano con lei: è anche vero che se siamo riusciti in parte a bloccare ulteriori divieti sul Corno, lo dobbiamo a Rafting Umbria ed ai suoi rapporti con albergatori e commercianti di Norcia. E' altresì vero che Rafting Umbria è stato il soggetto che più si è esposto, pagando un prezzo molto salato, insieme al Canoa Club Norcia/Foligno ed ad Acquaviva di Gianni Russo, il cui ruolo è stato molto importante, supportato dalla UISP Nazionale.
Gli altri centri rafting della Valnerina, invece, e gli altri canoa club sono stati a guardare, lasciandoci irresponsabilmente in un isolamento su cui Legambiente in primis ha giocato ( “è solo Rafting Umbria /Mattioli che rompono, gli altri sono tutti contenti” questo era il ritornello). Mi dispiace per il Gruppo Canoe Terni, ma non ci dimentichiamo che la sua Federazione FICK Umbria ha ringraziato ufficialmente la Regione dell'Umbria per meno di un piatto di lenticchie; né possiamo dimenticare che insieme a Pangea firmarono un inconsistente protocollo di intesa proprio con le frange estreme dei pescatori che hanno poi esportato il modello Umbro sul Sele; tale protocollo puntava esplicitamente all'isolamento del fronte del Corno (Rafitng Umbria e Canoa Club Norcia/Foligno) ed invano ho cercato di convincerli a ritirare la firma.
Invece di lamentarsi per le valutazioni di incidenza ambientale che gli chiedono ogni anno, partecipino anche loro al Big Jump, organizzando una manifestazione nel no kill di Ferentillo gestito di ARCI pesca; altrimenti ci risparmino per il futuro le loro lamentele.
Ciò detto, aderite numerosi alla manifestazione dell'8 luglio 2012 BIG JUMP in Valenrina e mandate la mail predisposta dall'amico Rizzi: forza ragazzi, abbiamo già il primo autorevole firmatario, Maurizio Bernasconi, che approfitto per salutare e ringraziare.
Armando Mattioli

 


Davide Sandini

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    • Tatanka
In Umbria, unica regione d'Italia, vige  dal 1998 il divieto di navigazione in canoa e rafting sui fiumi a salmonidi 


Purtroppo devo correggere Gian Pietro Russo, che saluto nel frattempo:

I divieti ci sono anche in Trentino e Alto Adige, per la stessa ragione: peggio ancora, in Trentino i divieti sono stati approvati con la collaborazione del CC trento, che ho tentato invano di coinvolgere in una discussione, e con la collaborazione del rappresentante FICK trentino.
Ho raccolto molte informazioni sulla cosa, che pubblichero' visto l'interesse all'argomento, in un messaggio separato.
Ricordo pure una discussione in cui un esponente della giunta trentina giustificava su questo forum la legislazione dicendo che lo stesso divieto esisteva in Alto Adige e nessuno se ne era mai lamentato.
Per questo la reazione a catena andrebbe interrotta per evitare ulteriori divieti.

Condivido molte argomentazioni della discussione, relativamente alla insussistenza delle presunte ragioni di protezione della fauna, e sulla inopportunità di accettare limiti orari, o tasse per la navigazione;  dato che la navigazione non preleva niente dal fiume, la sua pratica è ben sostenibile essendo canoe e kayak il primo mezzo di trasporto umano, usato senza danni per l'ambiente da migliaia di anni, alla faccia di chi si inventa pratiche eco-sostenibili moderne.

Faccio una mia proposta agli organizzatori di raduni e gare, perchè raccogliere firme od organizzare una discussione sarebbe auspicabile piu' della solita lotteria.


Buone pagaiate
Davide
.. mi disse che era l'impresa più stolta di cui mai avesse sentito parlare..
R. L. Stevenson, "Viaggio in canoa"

renzo monelli

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Ciao "ragazzo". Siccome ho sostenuto l'idea dell'obolo e sia tu che Gengis, che per me siete un riferimento, l'avete stroncata, vorrei precisare un concetto; I pescatori pagano licenza e tasse varie sulle tipologie di acqua che frequentano. Questo sembra dargli dei diritti particolari. Considerando i soldi che i canoisti spendono in trasferimenti, credo che 2 o 3 € per paludarsi di un falso diritto, non siano esagerati. So che fa rabbia ma la nostra è una orrenda società mercantile. Farsi sopraffarre per questioni di principio forse non porta vantaggio. Comunque ha del ridicolo dire che i canoisti disturbano l'idrosistema perchè quando partono, stappano e arrivano pestano le uova (di chi?), mentre gli ecologici pescatori camminano tutto il giorno, sopratutto chi pesca a mosca, nel torrente. Buonissima l'idea della raccolta firme ad ogni raduno, consesso, filmfestival,mangiata canoistica, BISOGNA COPRIRLI DI CARTA!!!!!!!
A presto (pizza)
A presto