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Ettore Ivaldi

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SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* il: Gennaio 09, 2010, 01:17:23 am *
Mi piace sedermi sulla collinetta che divide il canale olimpico dello slalom  dal primo lago dell’impianto di Penrith a spiare gli atleti in riscaldamento. Mi mimetizzo con il libro che sto leggendo in questi giorni e tra un rigo e l’altro butto lo sguardo su quel gran numero di pagaiatori che affollano l’area alle prime ore del giorno. Non voglio intromettermi nel silenzio delle pagaiate, non voglio disturbare la concentrazione degli atleti che cercano, in quelle prime movenze, di trovare energia, stimoli, cacciando lontano fatiche e pensieri negativi;  ed è per questo che tengo il libro bene in vista per non intimorire i pagaiatori con sguardi magari indesiderati.  Da quella mia posizione posso seguire tutte le fasi: dal salire in canoa, alle porte in acqua piatta, alla lunga fila di boe che delimita gli spazi per gli slalomisti e scopro che ognuno di loro ha gesti e movimenti che ripete costantemente ogni giorno e anche chi non lo fa, perché viceversa ogni giorno si scalda in modo diverso, rientra nella sua routine quotidiana di fare comunque sempre lo stesso warm up… appunto… in modo diverso.

Quel silenzio fatto di colline verdi, di acqua riflessa e vortici delle  pagaie è interrotto solo dal corto sibilo della sirena che automaticamente e istintivamente fa muovere tutti quegli “uomini-galleggianti-su strani gusci” verso un’unica direzione. L’odore di una sola goccia di sangue per lo squalo o il fruscio d’ali per il predatore li guidano d’istinto verso la preda sicuri e decisi a saziarsi e godersi così il resto della giornata. Allo slalomista  si illuminano gli occhi, si desta dal suo vagare per il lago  e si disseta anzitempo nel solo sentire quello stridulo che istintivamente associa all’istinto primordiale di una fame atavica di acqua, porte, onde, emozioni. Gesti che lo appagheranno per la lunga attesa e che gli ridaranno pace o preoccupazioni per il resto del tempo trascorso in sosta che l’evento puntualmente si ripeta.

Era passato diverso tempo dai campionati del mondo di Seu di settembre e quasi quasi mi ero dimenticato, non è vero,  delle emozioni che un gruppo di atleti in allenamento o in gara  ti sa offrire e ti rinnova ogni giorno per il solo fatto di vederli all’opera. Riuscire a recuperare con chissà quale algoritmo tutta quella forza di braccia che muove l’acqua ci potresti far andare una centrale elettrica. E’ strano il mondo, è strano il fatto di essere atleti. Si,  perché ora in questo periodo della stagione loro,  i protagonisti delle gare, ritornano ad essere slalomisti con pari dignità e potenzialità: tutti devono credere in loro stessi al massimo senza timori riverenziali. Si riparte da zero e la stagione 2010 decreterà ancora una volta risultati, classifiche, ranking. Solo allora ci sarà chi esulterà, chi piangerà, chi si emozionerà, chi godrà di un’altra stagione portata a termine, preludio di una nuova. Oggi in acqua pagaiano tutti con grande discernimento. Come sant’Ignazio sono assaliti da  tre pensieri:uno proprio, che proviene unicamente dal loro essere;  e altri due, che vengono dall'esterno: uno dallo spirito buono e l'altro dal cattivo. Il primo ti spinge a tenere duro e a vedere positivi gli sforzi dell’allenamento e l’altro che ti spingerebbe lontano, confidando solo  sulla sorte.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #1 il: Gennaio 10, 2010, 03:08:14 am *
Può essere solo il Padre Eterno a realizzare certe opere d’arte: non c’è altra spiegazione! Lui le pensa, le studia, le elabora e alla fine individua con precisione assoluta l’umanoide che meglio interpreterà il suo pensiero. Dio è paziente perché sa che un capolavoro non ha prezzo, non ha valore ed è capace di renderlo grande anche nella sua semplicità. Scelto il protagonista deve mettere assieme una serie di informazioni. Trovare i genitori giusti, accoppiarli, sistemare qualche gene nel DNA spingerli a seguire le sue indicazioni, ma questo per Lui è un gioco da ragazzi, e aspettare che il moccioso segua alla lettera la Sua fantasia creativa. Dio si sbizzarrisce in ogni campo, beh se non lo fa lui, dalla pittura, alla scultura, alla musica,  al corpo umano, allo sport. Ora non può essere stata concepita da Picasso Guernica e neppure da Michelangelo la Pietà, loro sono solo degli esecutori, i prestanome, l’idea è divina e arriva da una mente decisamente superiore. La voce di  Bocelli in realtà non è la sua , ma quella degli angeli  che ci trasmettono emozioni, mettendo il nostro animo di buon umore.  La stessa cosa è per chi corre i 10.000 metri in 26 minuti e 17 secondi, secondo voi è mai possibile? Certamente no, visto che bisogna correre 10 volte un  chilometro a 2 minuti e 37 secondi e se poi ci mettete gli ultimi 100 metri in 11 secondi considerate la cosa decisamente impossibile. Eppure Dio ha scelto uno strano etiope che di nome fa  Kenenisa Bekele vicino ai 30 anni per renderla operativa. Chi può avergli messo nelle gambe quel tempo, chi può avergli insegnato a correre in quel modo che sembra farlo volare sull’anello rosso di una pista di atletica leggera? La risposta è sempre la stessa. Chi  può aver insegnato a Fabien Lefevre entrare e uscire nello stesso tempo dalle risalite se non il Padre Eterno che evidentemente alla canoa slalom  tiene parecchio se ci regala queste emozioni costantemente e ripetutamente tanto da renderle a volte banali e a volte incredibili? Utilizzare un solo colpo per entrare, ruotare, uscire: tre in uno, neppure alla Rinascente si trova un’offerta così vantaggiosa! La velocità lineare che si trasforma in velocità di rotazione e successivamente torna ad essere lineare. Tutto questo con un colpo largo che parte dalla punta dei piedi e esce all’altezza del pozzetto. Il particolare è quello che il tutto va fatto su una corda di violino mantenendo equilibrio e busto eretto. Il transalpino poi si diverte, mattina e pomeriggio, a provarci e a riprovarci. Passa le ore sul canale e tutte le morte e le porte sono buone per esercitare quel tocco di grazia e arte che il buon Gesù gli ha regalato. Non sembra essere molto preoccupato se a quel giochino intervengano fibre bianche o rosse, non sembra neppure dannarsi a guardare l’orologio per capire se lavora a livello aerobico o anaerobico, se recupera tanto o poco. La cosa sicura è che sembra divertirsi un mondo ogni volta che infila la pagaia in acqua, ogni volta che le sue spalle lo precedono nella rotazione delle sue gambe, ogni volta che la sua coda si infila nell’acqua per prendere velocità e spinta. Quel suo battito di ciglia che sembra precedere ogni azione è il battito di ciglia dell’aquila che guarda il sole e lo sfida. Il grande e reale pennuto lo può fare proprio perché il disegno celeste glielo ha permesso e il bianco di Francia la sua sfida l’ha già lanciata al mondo intero dei kayak uomini e della canadese doppia.

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #2 il: Gennaio 11, 2010, 01:16:30 am *
Un tuffo ed una nuotata a fine allenamento contribuiscono a renderti piacevole la vita anche a temperature decisamente alte. L’obiettivo è quello di riuscire ad arrivare al pontile di legno, poco più di 50 metri,  senza interrompere la mia vecchia bracciata a farfalla che in gioventù mi ha regalato una finale ai campionati italiani, disputata a Roma e fu quella la prima volta che vidi la capitale d’Italia nella mia vita. 
Lo sapevate che questo stile nasce da una variante della rana ed è stato introdotto ufficialmente solo nel 1952? Il mio grande futuro di delfinista di piscina si è interrotto presto per lasciare spazio a canoe e pagaie dopo 4 anni di attività agonistica. Il nuoto però mi ha sempre appassionato e quando posso non disdegno di seguirlo o di praticarlo.
In Australia è considerato lo sport nazionale d’eccellenza e le piscine qui si sprecano. Con poco più di 2 euro puoi accedere a molti impianti dove trovi normalmente una piscina olimpica, con corsie riservate per il nuoto in relazione alla tua velocità, e altre vasche per i più piccoli. Insomma tra laghi naturali, o pseudo, creek, piscine pubbliche e private, non manca certo  l’opportunità per nessuno di fare 4 bracciate rilassanti. Le strutture sono molto semplici e molto funzionali. La gente arriva attrezzata di tutto punto con  palette per le mani, occhialini, galleggianti per le gambe, pinnette e qualche altra diavoleria che ti complica la vita, ma che ti può rendere più forte e resistente. Non manca mai la borraccia che è ben salda a bordo vasca per idratarsi durante l’allenamento. La cosa che mi ha maggiormente colpito è che si vedono tante persone nuotare bene i quattro stili, cosa non comune da noi se andate in una qualsiasi piscina comunale aperta al pubblico e vi fermate ad osservare i vari visitatori.

La prima regola in climi caldi è quella di idratarsi bene durante l’allenamento, regola che comunque vale in ogni dove. Bere quindi è importante, com’è importante mantenere il corpo ad una temperatura costante di 37 gradi. Per i canoisti è abbastanza facile tra onde, riccioli e ritorni d’acqua, meno per noi allenatori che stiamo sulla riva a seguire i nostri pargoletti nelle loro evoluzioni.

L’allenamento di oggi è stato particolarmente produttivo e io sono contento perché i punti che ci eravamo prefissati sono stati raggiunti con facilità. Qualche adattamento in corsa, ma tutto nella norma. Duro spiegare però agli atleti che bisogna avere pazienza e lavorare con serenità per cercare di migliorare ogni giorno, magari di poco, ma migliorare. Forse l’aspetto più difficile è quello di riuscire a  mettere i tuoi allievi in quello stato di grazia per far sì che ogni colpo, ogni azione, ogni discesa venga memorizzata positivamente, visto che  anche le più critiche, anche le più sciocche e irrazionali azioni possono offrire spunti per migliorare sempre.
Si chiude la settimana e allora domenica pomeriggio magari la dedichiamo a qualche ora di passeggiata sulle Blue Mountain ad ossigenarci e a dipingere di verde la nostra mente… colorata sempre di azzurro!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #3 il: Gennaio 12, 2010, 01:53:15 am *
* Ultima modifica: Gennaio 12, 2010, 01:57:04 am da Ettore Ivaldi *
In Australia è facile conquistare i locali: preparate un risotto con le fragole e come dessert un tiramisù e il gioco è fatto! Se poi servite anche un caffè macchiato con tanto di schiumetta siete sicuri che vi terranno in alta considerazione anche per il prossimo 26 gennaio,  cioè per il tanto discusso Australia Day. Pensate che qualche giorno fa sono stata a Mulgoa dalle Schoenstatt Sister of Mary, dove ero alloggiato sia nel 2004 con la squadra italiana sia nel 2008 con la squadra spagnola. E’ un complesso dove ci sono camere e cucina nell’ambito di un ordine religioso fondato in Germania il primo ottobre del 1926 da un certo padre  Joseph Kentenich. Quando mi hanno rivisto mi hanno subito associato alle due specialità culinarie che ho avuto modo di preparare alle Sorelle per avvicinarle ancora di più a Dio e mi hanno chiesto quando sarei andato per fare il tris che a tutte le suore era piaciuto parecchio!
Ma questa è un’altra storia, quella che invece vi voglio raccontare ovviamente, guarda caso, è dipinta dai colori dell’acqua e come protagonisti ci sono, tanto per cambiare, i canoisti. Il canale di Penrith si sta decisamente animando, siamo passati da un’ora sola alla mattina e un’ora al pomeriggio dedicata allo slalom a turni da quattro a sei ore per giorno. E’ arrivato un nutrito gruppo di giovani della Nuova Zelanda animati da uno spirito decisamente pittoresco, ma nello stesso tempo pronti a lanciarsi senza paura in un canale che per domarlo bisogna cercare di carpirne tutti i segreti e trucchi. Perché di aspetti nascosti ce ne sono tanti e te ne accorgi  mano a mano che gli atleti si affaticano e perdono la brillantezza delle prime discese. C’è chi si dispera sbattendo la pagaia sulla canoa, chi se la prende con le indifese porte da slalom, chi contro se stesso, chi ingoia il rospo e fa finta di nulla salutando la telecamera con un bel sorriso e una linguaccia.
Mi permetterei di dire e sottolineare che la qualità che viene più esaltata su percorsi così impegnativi e particolari è la dinamicità dell’azione del corpo. E’ anche l’aspetto che più mi entusiasma specialmente nei kayak più che nelle canadesi che, per forza di cose, dinamiche lo sono sempre.
E’ fantastico mettere una serie di porte sfasate a palo singolo e costringere gli atleti a trovare soluzioni basate principalmente sulla loro abilità di muovere velocemente ed esclusivamente il busto senza far intervenire cambi di angoli alla canoa o il  suo assetto. L’azione complessiva risulta pulita e lineare, certo il gioco è millimetrico e l’attenzione deve essere sempre alle stelle, ma è qui che molto spesso si vincono o si perdono le gare. Se nelle risalite diventa un gioco di equilibri, nel resto della discesa, su un tracciato di slalom, la differenza si fa sulle linee e sulla conducibilità del mezzo. Mi spiego meglio. Cercare di accorciare sempre la strada da percorrere forse non sempre è la soluzione migliore, ma diventa fondamentale quando ci si trova di fronte ad una serie di porte in discesa molto ravvicinate e sfasate fra loro.  Ecco che a questo punto scatta l’abilità di mantenere la canoa piatta e su una sorta di binario retto, mentre a prendere la porta ci va solo il busto coperto dalle spalle e dalla testa. Vederlo fare è qualche cosa di emozionante, di magico, di … veramente dinamico! E’ come vedere un ghepardo che azzanna la gazzella, come il coccodrillo che spalanca le sue fauci per scacciare il pericolo, come la picchiata di un falco pellegrino per tramortire la sua preda, come una tripla sugli sci di Grange o di un Tomba ai tempi d’oro… credo che a questo punto possa essere  chiaro a tutti: è veramente qualche cosa di eccitante, un elemento su cui bisogna lavorarci molto, anche se spesso e volentieri è una dote naturale che si ha oppure no!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #4 il: Gennaio 15, 2010, 02:47:55 am *
* Ultima modifica: Gennaio 15, 2010, 02:50:16 am da Ettore Ivaldi *
Questa mattina ho apprezzato più del solito il caffè macchiato al Wildwater bar prima di iniziare l’allenamento, complice una temperatura primaverile. Ha piovuto molto questa notte ed è stata una sorta di manna dal cielo viste le temperature piuttosto elevate degli ultimi tre giorni. Mi giungono voci da casa che si fa un gran parlare delle temperature record dell’Australia e anche qui diciamo che molto spesso è uno degli argomenti più dibattuti. Il caldo si fa sentire particolarmente nelle ore centrali della giornata, ma noi restiamo al riparo in casa ad analizzare i video della mattina e a preparare il pranzo prima del secondo e terzo allenamento. Un caffè in compagnia è l’occasione buona per scambiare quattro parole con gli altri allenatori e questa mattina Shaun Pearce mi ha  fatto compagnia.
Impressionanti questi inglesi: idee chiare e operativi al 100% diritti alle Olimpiadi di Londra 2012.  Loro qui in Australia sono venuti con 4 allenatori e un fisioterapista che all’occasione collabora anche a prendere video e tempi: uno staff al completo per seguire 8 atleti. Il campione del mondo del ’91, Pearce per l’appunto, allena i kayak uomini e per il momento, nell’attesa che lunedì prossimo arrivi Campebell Walsh, con la canoa nuova,  ci sono Huw Swetnam e Richard Hounslow. Quest’ultimo è anche il compagno di barca  di David Florence in C2, ma esce da una stagione 2009 in kayak non troppo brillante. Meglio gli è andata in C2. Infatti in K1 ha chiuso al 30esimo posto i mondiali in Spagna  e  nessuna finale in Coppa o Europei. A squadre è campione europeo e vicecampione del mondo. Meglio di lui certamente ha fatto  il potente ragazzotto Swetnam che in squadra è fisso dal 2003, fatta eccezione per il 2006 anno in cui era in procinto di smettere. Nel 2009 è stato quinto ai mondiali e ottavo  agli europei in casa a Nottingham vinti da Daniele Molmenti. Ovviamente anche lui campione europeo a squadre e secondo ai mondiali.
Le  donne, Elizabeth Neave e Louis Donnington, sono allenate e  seguite pagaiata dopo pagaiata da quel certo Paul Ratcliffe quel K1 che è stato capace di  vincere  tre coppe del mondo – ’98, ’99 e ’00 – due europei individuali ’98 e ’02 e un argento alle olimpiadi del 2000 proprio qui a Sydney. Non c’è Laura Blakeman non convocata a questo traning camp per non aver raggiunto i risultati richiesti.
Le canadesi monoposto sono seguite da Mark Delaney e le canadesi doppie da Nick Smith. I due lavorano in coppia perché hanno in comune non solo l’esperienza di molti anni da atleti in questa specialità, ma soprattutto condividono gli atleti. Infatti David Florence – argento a Beijing 2008 – e Dan Goodard sono in squadra sia in C1 che in C2. Il primo è in barca con Richard Hounslow e tra Coppa, Mondiali ed Europei hanno centrato 4 finali su 5 prendendo due novi posti un decimo e un bronzo a Pau all’apertura di Coppa. Il secondo è capovoga del C2 con Colin Radmore, nessuna finale per loro in questa stagione. Mancano qui Timothy Baillie e Etienne Stott il bronzo europeo. Infatti durante una discesa mozzafiato in mountain-bike lo scatenato e strambo Tim si è schiantato al suolo riportando la rottura della clavicola. Per loro quindi la preparazione è ritardata in attesa di termianre la riabilitazione iniziata subito dopo l’operazione fatta a novembre. I due sono tornati a pagaiare sull’acqua piatta giusto una settimana fa e qui dovrebbero arrivare a metà febbraio.  Ai due allenatori quindi non rimane che alternarsi alla guida in relazione al fatto che  questi atleti si allenino in C1 o C2.
Gli atleti inglesi si fermeranno fino a fine febbraio e poi rientreranno al raduno permanente in casa a Nottingham e a metà maggio selezioni  per definire la squadra che parteciperà agli europei, coppa e mondiali. Lo stesso Pearce, questa mattina, mi ha confermato che si sta lavorando alacremente  sul canale olimpico di Londra che dovrebbe essere consegnato il prossimo novembre e aperto per gli allenamenti da marzo 2011, mentre nel resto del Regno Unito sono ormai in consegna due nuove strutture per lo slalom:  una in Galles e un’altra ancora in Scozia terra di Campebell Walsh. Strani gli scozzesi che nel 1707 si unirono alla Gran Bretagna perdendosi nella storia di questo paese, ma nel 2008 sono oltre il 67% di popolazione locale  che vorrebbe ridisegnare quel Atto d’Unione firmato 300 anni prima.  La British Canoe Union ha spinto molto, sull’onda dei successi conquistati ai Giochi Olimpici e, prendendo la palla al balzo, anzi la pagaia in mano si è data un gran da fare per lanciare alla grande lo slalom tra i sudditi di sua Maestà la Regina!

Poche parole quindi per questi pronipoti dell’epoca vittoriana e,  vista l’impossibilità di conquistare nuove terre e metterci il sigillo di lingua e guida a destra, stanno ora puntando sulle conquiste di medaglie e allori sportivi… tanto per tenere vivo lo spirito colonialista!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #5 il: Gennaio 18, 2010, 02:50:18 pm *
Tornando dall’aeroporto di Sydney a Penrith, dopo aver preso la M5 non sono uscito sulla 7 ma sono andato un pochino lungo, forse i miei occhi erano troppo lucidi per vedere la segnaletica mentre la mia mente era troppo impegnata a ricordare, così  ho dirottato prima sulla 9 e poi sulla 55 raggiungendo la piccola cittadina olimpica della pagaia e del remo da sud e non da est come usualmente si fa. Ho attraversato una zona a pascolo, dove sono diversi i ranch con cavalli e vari animali e ogni tanto incontri dei negozietti tipo far-west. L’Australia sa tanto di America se non fosse per la guida a destra e un inglese molto nasale non troveresti grandi differenze. Una forse si: non ci sono le bandiere a stelle e strisce che incontri in ogni dove negli USA.
Ad apprezzare e a commentare assieme a me quei nuovi paesaggi però non avevo il mio pargoletto che sta  rientrando a casa per impegni scolastici: e la sua assenza da queste parti si farà sentire. Nello specchietto retrovisore non incontrerò il suo sguardo luminoso, non sentirò la sua seconda voce alle canzoni che in questo ultimo mese ci hanno fatto compagnia in macchina su 104.9: la radio di musica e non parole, come l’abbiamo ribattezzata noi. Nei prossimi giorni e fino a marzo so che sul lago adiacente al canale non vedrò una canoa azzurra e bianca con la chiave di violino riscaldarsi prima di quelle magiche ore passate tra le porte, onde, riccioli, fatica e sudore. Lo sguardo la cercherà senza possibilità di scorgerla, ma saprà  il cuore dove trovarla. La stanza che abbiamo condiviso, anche quando avremo potuto fare a meno, è vuota. Le mie cose riempiono spazi troppo grandi da vivere da solo, le sue ora sono  ammassate e pressate in qualche stiva di aereo che lo riporta a casa fra le braccia di sua mamma e le richieste del suo piccolo fratello C1. Di fronte   al computer che sto usando per scrivere solo il divano e non un altro computer bianco indaffarato a scaricare video di canoa e di sport. Mi accorgo che tutto è troppo quieto e fermo, mi mancano già quei piedi immensi che toccano ogni cosa e si muovono nervosamente. Mi manca la richiesta di merendina, mi manca chi riempirà il carrello della spesa di cioccolatine e biscotti, mi mancherà il sorriso di chi vive alla grande momenti magici!
Trentatre giorni, 44 allenamenti in canoa sul canale, 4 allenamenti in palestra per mantenere la tecnica dello slancio e dello strappo, 7 corse e 6 sedute di yoga. Direi che si è lavorato duro, cercando di sfruttare al massimo la possibilità di allenarsi su un tracciato favoloso che ti permette di prendere confidenza con manovre tecniche impegnative, ma nello stesso tempo è capace di stimolare la sensibilità e l’acquaticità. Ci siamo divertiti e allenati sempre con il sorriso, ecco questo è l’aspetto sicuramente più bello, questo il vero successo di un mese dall’altra parte del mondo!

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 18/01/2010 25° gradi e forte vento – Wonderful  Slalom traning camp!

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Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #6 il: Gennaio 21, 2010, 12:32:15 am *
E’ stata una sorta di cena d’addio tra pochi intimi  ieri sera a casa di Luchy, al secolo Laclan Milne: mercoledì prossimo lascerà Penrith per trasferirsi a 4.700 km. ad ovest  e più precisamente a Perth dove completerà il suo tirocinio di chirurgo per cinque lunghi anni. Il party ufficiale, o meglio, il pizza party, è stato  il sabato prima, con tanti amici e tanti canoisti che in questo momento pagaiano da queste parti, tra fiumi di birra e pizze da infornare. Un pomeriggio iniziato alle tre e finito alle tre del giorno dopo! L’altra sera, invece, in una casa praticamente smontata e con un container in giardino da riempire,  è stato un pasto a lume di candela con poche persone che di volta in volta si alterneranno fino a mercoledì prossimo, giorno della definitiva partenza, per salutare intimamente l’amico che si lancia in una nuova avventura.
Luchy è un personaggio particolare, con un certo charm, il sorriso di un ragazzo tranquillo e  dall’aria saggia. Ha dedicato una vita alla canoa slalom e, contemporaneamente, ha portato egregiamente avanti i suoi studi in medicina. Ora è giunto il momento di dire addio alla canoa ed  allontanarsi da quel mondo che per tanti anni gli è appartenuto. Un addio ovviamente alle gare, agli allenamenti e alle lunghe trasferte in Europa, perché sicuramente la canoa non può aver una fine per lui!  Dal ’96 al 2002 è stato nella squadra australiana in k1, ha partecipato ai campionati del mondo junior nel 1996 a Lipno (Repubblica Ceka), poi ancora da senior ha gareggiato in vari mondiali e coppe del mondo fino al 2003 anno in cui passa al C2 con un certo Mark Bellofiore. Qui la vita sportiva non è facile deve lottare non poco per cercarsi un posto ai Giochi Olimpici di Atene dove finisce, con il suo compagno, in 12esima posizione. Un errore sull’ultima porta costò  ai due canguri giallo verdi il posto in semifinale. Per la verità la cosa non mi dispiacque  più di tanto perché quell’errore permise a Benetti-Masoero di accedere alla semifinale e poi alla finale.  Con i giochi Olimpici ci hanno riprovato nel 2008 dove hanno chiuso al settimo posto. Qualche soddisfazione di livello per loro è arrivata con la coppa del mondo infatti, nel 2007, nella classifica finale, ottennero un 7^ posto e l’anno successivo il quinto. Storie della sua vita che sono entrate in lui molto prima che accadessero. Lo si capisce da tanti grandi e piccoli particolari, come quelle enormi bandiere di Atene e Bejing che hanno arredato il suo salotto, che, per alcune settimane, è stata la stanza di Super Cali. Quelle mille canoe in giardino che non fanno dimenticare il suo passato in kayak, le biciclette per quella passione che ha coltivato nei pochi momenti liberi. Ma soprattutto è quell’aprire la sua casa a chiunque cavalchi un’onda. Infatti da più di nove anni lì vive Kate Lawerence, la sorella di quella Jacqueline  Lawerence che alle ultime olimpiadi ha messo al collo un argento. Poi ci sono giovani C1 e qualche altra ragazza che dividono la giornata tra lavoro, studio e allenamenti. Da un mesetto sono arrivati anche Monika e Marcel, una ragazza e un ragazzo slovacchi, venuti qui per allenarsi.  E Luchy, come tutti lo chiamano, offre ospitalità, sorriso ed esempio di vita: un atleta di livello con due olimpiadi, tante finali di Coppa, studi universitari e sicuramente un medico vincente!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 20/01/2010 … sta tornando il caldo: punta massima 
                                               venerdì – Wonderful Slalom training camp!

Marco Lipizer

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #7 il: Gennaio 21, 2010, 09:25:24 am *
Ettore, grazie per le perle giornaliere che ci doni.
Appena arrivo in ufficio e, con un po' di invidia per le temperature presenti qui da noi in Italia, leggo tutto d'un fiato il racconto giornaliero a testa in giù, con i mille aneddoti che riportano di un mondo che non conosco, ma che ugualmente mi affascina essendo dedicato alla canoa.
Poi comincia una nuova giornata lavorativa.
Ciao,
Marco Lipizer


mariograziani

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #8 il: Gennaio 22, 2010, 06:16:35 am *
Ciao Ettore,
Come Marco vorrei ringraziarti.
Io le leggo con molto interesse perche sono anch'io interressato nel mondo della canoa (il surfski!) e perche in effetti sono un Anglosassone in che sono cresciuto in Sud Africa e vedere tutto questo attraverso i occhi di un Italiano fa molto piacere.
Saluti
Mario Graziani

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #9 il: Gennaio 23, 2010, 10:15:19 am *
Sono più rilassato! Ho  visto infatti,  giusto questa mattina, gli Oblinger rinunciare ai loro loops e dedicarsi a della sana e proficua tecnica. I due, inoltre, hanno un’altra peculiarità e capacità: non si abbronzano! Vi assicuro che la cosa non è così scontata come può sembrare visto che non è facile non abbronzarsi per chi si allena a Penrith. Il canale,  in un ambiente pressoché desertico e rado di alberi, è esposto da est a ovest quindi ha il sole praticamente tutto il giorno come la Val di Sole! Eppure dopo oltre un mese fatto di due allenamenti al giorno in canoa, pranzi e cene all’aria aperta loro ci sono riusciti, bianchi come il latte, biondi e occhi azzurri. Come ci riescono è presto detto: abbigliamento praticamente invernale con manica e pantalone lungo, scarpetta da ginnastica o crochs, in faccia due dita di crema e il gioco è fatto. L’abbigliamento o è bianco candido che profuma di lavanda o celestino. Il problema però è che  rimane scoperto una parte del loro corpo  che puntualmente continua ad essere candidamente bianca: le mani! Come fanno ad allenarsi in acqua e non avere le mani abbronzate? Si può pensare ad una protezione totale di crema, ma un canoista non può permetterselo visto che la pagaia diventerebbe peggio di una saponetta. Va bene, non pensiamoci! Violetta Peter Oblinger e Helmut Oblinger.
Lei bronzo alle ultime olimpiadi, una medaglia conquistata in maniera molto rocambolesca (ve la ricordate la finale delle donne a Beijng?), lui campione europeo nel 2005 a Tacen (Slovenia), lei regina d’Europa nel 2007 a Liptovsky (Rep.Slovacca), lui  sesto agli ultimi mondiali in Spagna, lei  quinta con un figlio partorito ai primi dell’anno. Il loro è un amore che nasce con la pagaia in mano tanti anni fa sui campi di slalom. Lei è figlia del tedesco  Wolfang Peters tre volte  campione del mondo in C1 slalom nel 1967 a Lipno, allora Repubblica Cecoslovacca e nel 1969 a Bourg St. Maurice (Francia) individuale e a squadre. Ai Giochi Olimpici del ’72 chiuse al quinto posto con solo la  seconda manche. Non mi è dato sapere perché non disputò la prima discesa,  ma mi prendo l’impegno di approfondire la cosa, sanando il dubbio che potrebbe non farci dormire tutti noi nelle notti d’estate! Si ritirò nel 1974 quando avrebbe potuto fare ancora molto, ma un fatto traumatico lo convinse ad appendere la pagaia al chiodo: era in canoa con un suo amico a pagaiare spalla a spalla, improvvisamente un temporale li trovò  nel bel mezzo  del lago e un fulmine colpì il suo compagno di fatica non lasciando praticamente nulla di lui: sparito nelle profondità di quel blu, come se fosse stato inghiottito da uno spaventoso drago.   Violetta ha avuto il suo esordio internazionale gareggiando per la Germania ai mondiali junior a Liptovosky nel 1995 chiudendo al 17esimo posto. Quel mondiale junior però  è entrato nella storia per la specialità della canadese. Infatti nasceva lì la grande sfida, che regge tutt’ora a distanza di 15 anni, tra Michal Martikan e Tony Estanguet. Primo e secondo a quella prova iridata junior e il bronzo andò a Juraj Mincik. I tre li ritroveremo sul podio olimpico di Sydney 2000. L’oro questa volta se lo prese Estanguet e Martikan l’argento con il  bronzo a Mincik: inverti i fattori il risultato non cambia!

Mi scuso con l’attento lettore, per l’uscita di scia, ma qualche volta la memoria attiva una serie di emozioni che difficilmente si riescono a controllare. Ripesca grandi momenti che il nostro sport ci ha regalato e le dita sulla tastiera si muovono senza possibilità di controllo.

Violetta dal 1997 gareggia per l’Austria dove prende nazionalità per matrimonio. Anche Helmut ha natali canoistici. Il papà e la mamma pagaiavano in discesa e parteciparono ad un mondiale nel C2 misto, se non erro nel 1971 a Merano.
Questa specialità fu introdotta nel 1955 a Tacen (Ex Yugoslavia) e l’ultima edizione fu nel 1981 a Bala  (Great Britain).

Milo Apollo Noa  questo è il nome del biondissimo figlio di Violetta ed Helmut. Qui al canale il piccolo austriaco se la gode pacifico e viene trastullato da tutti i canoisti. Lui li guarda, li studia e si mette a ridere… piange solo quando vede Molmenti: probabilmente di così piccoli, grossi e scuri  non ne ha visti molti nella sua giovane vita!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 22/01/2010 … sta tornando il caldo: punta massima sabato
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p.s. Marco ha sicuramente tante belle storie di pagaia da raccontare lui grande campione delle lunghe distanze quelle che ti fanno rivedere la tua vita e ti lasciano il tempo di pensare, riflettere, sentire ogni parte di te stesso... quelle magiche scie d'acqua!
p.s.2 Mario poi con il surfkayk non ne parliamo
p.s.3 un abbraccio a tutti e grazie a voi che mi ricambiate l'energia

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #10 il: Gennaio 24, 2010, 09:26:37 am *
E’ incredibile come ci si gusti l’anguria fresca quando ci sono 40 gradi e alla radio raccomandano di bere molto e spalmarsi crema protezione totale!
Il succoso frutto è composto per il 95,3% del suo peso da acqua. Inoltre ha solo lo 0,2% di fibre, che la rende accessibile a tutti senza provocare rischi all'intestino, neanche per i più delicati; mentre sono presenti in buone quantità le vitamine: A, C, B1 e B6, ma anche minerali come il potassio e il magnesio, molto utili per sconfiggere la stanchezza dovuta al caldo, e in quantità minori anche calcio, fosforo ed altri oligoelementi essenziali come ferro, zinco e manganese.
Tranquilli non lo dico per farvi invidia, ma semplicemente per sottolineare che a volte le cose semplici sono le migliori… un po’ come succede nell’allenamento.
Ci sono infatti allenatori che in slalom si scervellano il cervello (si potrà dire? non lo so, ma mi piace e rende l’idea)  per far allenare ai propri atleti le fibre bianche o quelle rosse tralasciando il fatto che per far tutto ciò viene trascurato l’aspetto più importante e cioè quello tecnico. Che senso può avere distruggere muscolarmente ed indirettamente psicologicamente  un atleta se poi giù per il canale sembra un pallina del biliardo?
Mi domando in quella situazione che cosa trasmetteranno le sinapsi al sistema neuronale? Che tipo di informazione arriva alla fine al muscolo e al cervello? Ci si allena per riuscire ad allenarsi o ci si allena per conseguire un risultato in una gara di un minuto e mezzo tra onde, riccioli e porte?
Non ho la verità in tasca, anche se passo molto tempo ad osservare ed allenare atleti di alto livello condividendo con loro ogni momento della giornata per cercare di capire dove possiamo migliorare. Mi metto spesso in discussione con me stesso e faccio fatica a capire proposte di lavoro che dovrebbero riprodurre per minimo  18 volte intensità di qualifica. Oggi per qualificarsi nei venti migliori atleti al mondo è veramente dura ed impegnativa. La qualifica ha ormai il sapore di una finale o dentro o fuori. Io sto cercando di arrivare ad allenare una prova di qualifica: solo quella conta, farne 18 non serve perché nessuna sarà abbastanza per superare il turno. “The Ultimate Run” l’ha definita W. Bill Endicott, la manche perfetta e di queste oggi ne servono tre distanziate di molte ore o di giorni per aspirare ad una medaglia. Uno slalomista è un atleta che deve esprimere tutto quello che ha tra un minuto e 30 e un minuto e 40, una sola volta per tre volte! Non è un nuotatore duecentista che nuota sulla stessa unità di tempo di uno slalomista, ma  riproducendo lo stesso gesto con  una ciclicità  impressionante. Tra i paletti di un canale artificiale nessun gesto si ripete con ciclicità. La ciclicità nello slalom deriva dal fatto di assenza di  ciclicità! Ormai tutta la letteratura sportiva concorda che allenante è il recupero e che si deve preferire la qualità alla quantità.
Gli Alpini per la Russia sono partiti in 61 mila e ne sono tornati 19 mila cioè il 31%. 42.000 morti: un dramma per tutti noi che pesa ancora in molte famiglie e non certo una vittoria da prendere come esempio. Mi chiedo anche perché atleti di altissimo livello passino molte ore ad ascoltare l’acqua dimenticando il cronometro a casa. Lo slalom è una danza e non credo che i ballerini preparino le loro performance con un 30” on e un 30” off quando la musica li accompagna, quando l’attenzione viene riposta sul gesto e sulla sua fluidità. Nel mio lavoro mi identifico più in un coreografo o al massimo in un regista, non certo in un aguzzino che gode nel martirizzare le proprie vittime convincendole che ne vale la pena per la causa di qualcun altro.
 
Le cose si possono vedere sotto un altro angolo se devi allenarti al freddo o sull’acqua piatta, se hai poche porte o se tira vento, ma quando tutto è al massimo allora devi spendere il tuo tempo per viverlo al meglio e sfruttare ogni minuto che il buon Signore ti ha regalato nel godere in quello che stai facendo lasciando ad altri tensioni, musi duri e sorrisi tirati.
Così facendo ti gusti anche di più l’anguria, magari mentre ti riguardi il video e cerchi di rivivere quelle emozioni con chi è in grado di guidarti a scoprirle.
Utopia dipinta di bianco, rosso e verde: i colori del frutto estivo e del nostro tricolore!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


Penrith – Australia 23/01/2010 … caldissimo, ma noi siamo partiti per la Nuova Zelanda
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Skillo

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #11 il: Gennaio 25, 2010, 06:22:43 am *
E torniamo al "Via".
Il nocciolo della questione è sempre quello: ognuno di noi insegna ciò che sa insegnare e trova sicurezza in ciò. E' umano.
Dal punto di vista degli allievi, chi può, integra. Chi non può, si ingolla tutto così com'è e spera che non gli faccia troppo male.

Grazie per i resoconti e per tutto il resto, Ettore. Se non ci fossi tu questa sezione di CK sarebbe un mortorio da suicidio.
Adesso me ne torno a discutere di balistica delle armi da pesca subacquea, che almeno lì c'è vivace confronto.

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #12 il: Gennaio 26, 2010, 09:25:44 am *
In genere le sale imbarchi degli aeroporti sono splendide palestre per i più piccolini che ingannano il tempo tra capriole, lotte, tuffi e qualche sonnellino e ieri ne ho avuto l’ennesima conferma. Due splendidi piccoli “kiwi” (così si chiamano i neozelandesi dal volatile e non dal frutto) ci hanno intrattenuto nell’attesa del volo che da Sydney ci avrebbe portato a Rotorua – New Zeland: si va a fare la prima gara dell’anno a Mangaho valida per il ranking. I due piccoli, fratello e sorella, probabilmente cinque e tre anni, se la sono spassata alla grande con una mamma che, distesa anche lei su quella morbida moquette, offriva un ostacolo da saltare o da rotolarci sopra.
Sono 2003 i chilometri che separano Sydney da Rotorua, tutti in mare aperto,  e in poco meno di due ore e mezzo arrivi in Nuova Zelanda. L’aeroporto è poco più grande della stazione ferroviaria di Carpanè (Valstagna tanto per intenderci) ed ad accoglierti c’è una dogana che sembra più un ufficio turistico visto che  i poliziotti sono più interessati a decantare la spettacolarità del loro paese che a controllare i  passaporti.
Da Rotorua, che sta a nord dell’isola, a Palmerston  North ci sono 5 ore di macchina e mille paesaggi diversi. Montagne, verdi boschi di conifere, tundra, pascoli per pecore, pascoli per bovini, pochi villaggi che se sulla carta sono segnati con una certa importanza, in realtà li puoi attraversare, rispettando i limiti di 50 chilometri all’ora, in poco più di 3 minuti. Classici villaggetti con una via centrale  con negozi e fast food da cui ti aspetti che da un momento all’altro possa uscire  John Wayne per un duello all’ultimo sangue! Certo è che non ti annoi durante il viaggio visto che la diversità degli scenari ti tiene ben sveglio e attento. Per strada ci siamo fermati ad ammirare la rapida di Huka Fall che Mike Dawson ha fatto in prima assoluta. Ovviamente ho pensato al mio amico L8 che non avrebbe problemi a  lanciarsi in quel vortice spumeggiante alto oltre 9 metri e dall'impressionante velocità, ma ciò che più sconvolge è la massa d'acqua.
I miei occhi ritornano a riempirsi di verde dalle mille gradazioni diverse. Ne godrebbe anche il mio ex capo della Forestale grande esperto e appassionato di alberi e natura.  I paesaggi montani sono uno spettacolo e il caldo che abbiamo lasciato in Australia è già un lontano ricordo. Qui si respira aria fresca ed effervescente ed è sempre meglio portarsi una felpetta e uno spolverino visto che sta piovendo speso e volentieri da queste parti. Beh altrimenti non si spiegherebbero prati verdi smeraldo e animali intenti a brucare in continuazione questa fresca erba. Tori, vacche, caprioli  e pecore certo non scarseggiano da queste parti e sembrano decisamente più numerosi degli abitanti che incontri per strada. Ti fai un’idea della popolazione locale frequentando il Plaza – centro commerciale – in pieno centro di Palmerston North. Qui la gente è proprio strana. Molti uomini hanno tatuato su gambe e braccia i classici simboli maori, i primi abitanti di questa stravagante isola. Le ragazze viaggiano sempre in coppia e le mamme si portano appresso quattro o cinque pargoletti che, a seconda dell’età, usano vari mezzi di locomozione: passeggino per i più piccoli con fratello che spinge, skateboard per il mezzano, roller per il più grande e sul carrello della spesa solitamente l’ultimo arrivato della nidiata. Un’organizzazione da fare invidia al Ministero dei Trasporti!
A Palmerston North, da non confonderla con Palmerston sull’isola del sud, ecco perché c’è l’aggiunta del punto cardinale, ci fermeremo fino a lunedì prossimo per allenarci su un fiume naturale e per la prima gara di questo 2010 ormai partito alla grande.
Lo prometto domani ritornerò a parlare di ciò che più mi compete, lasciando ai poeti il compito di descrivere questi paesaggi che ti avvolgono, che ti fanno sognare, che ti fanno stare bene e ti rendi conto che le parole dei poliziotti all’arrivo non erano certo esagerate.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi 

Palmerston North – New Zeland 26/01/2010

Ettore Ivaldi

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[Huka Falls New Zealand - Video salto di Mike Dawson]
* Risposta #13 il: Gennaio 26, 2010, 10:09:06 am *
* Ultima modifica: Gennaio 26, 2010, 12:05:07 pm da Flavio di CKI *
Ah! dimenticavo di lasciarvi il link per vedere l'impresa di Mike Dawson: http://www.youtube.com/watch?v=dXTSpGotcrA

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #14 il: Gennaio 27, 2010, 09:17:26 am *
Le ortensie in fiore al campo di slalom del “Mangaho National Wild Water Centre”  mi hanno riportato a casa! Anch’io custodisco delle piante di questo splendido fiore in giardino a Verona ereditate dal signor Sinico che ho avuto l’onore di conoscere. Raffy è contento della sua nuova pagaia da C1 e ieri, su Skype,  mi faceva notare che finalmente  riesce a sentire bene l’acqua e tirare l’aggancio come piace a lui. Zeno fatica non poco a riprendere i ritmi invernali e Amur tra scuola e figli non ha molto tempo per rassodare i suoi glutei! Basta veramente poco alla mente per scappare a casa: un profumo, un colore, un oggetto e il teletrasporto non è più un sogno!
Il campo di slalom è  a mezzora di macchina da Palmerston North, una strada lunga e stretta direzione sud  tra pascoli e grandi montagne all’orizzonte. Case se ne incontrano poche al contrario delle pecore, tutte belle tosate intente a rifocillarsi all’aria aperta in quei pascoli che sanno tanto da Mulino Bianco! Lasciata la 57, all’altezza del villaggio Shannon,  si entra in una valletta che prende il nome di Mangaho e la si percorre praticamente fino alla centrale idroelettrica, ai piedi della  quale esce il fiume che dà vita al  percorso di slalom. La centrale è del 1924 il campo per la canoa è datato 1970. Un tracciato che definirei simpatico, niente di più, ideale per le giovani leve. Una portata di 12 metri cubi e mezzo e con poco più di 30 porte. La Federazione della Nuova Zelanda ha dato vita ad un progetto di sviluppo dello slalom per i giovanissimi: sono partiti con un training camp di due settimane  a Penrith – Australia - per una ventina di atleti e ora a casa per alcune gare e per proseguire gli allenamenti con il tecnico francese che hanno ingaggiato per rilanciare il settore. Il gruppo è formato da una decina di ragazzine, alcuni C1 e un paio di C2. I Kayak lavorano separatamente con gli atleti senior di esperienza.
Noi ci fermeremo qui fino a lunedì prossimo e cioè  fino a dopo la gara per trasferirci poi a Kaituna – Rotorua. Queste due settimane con noi- Eoin Rheinisch e il sottoscritto - anche il britannico  Huw Swetnam. Di lui vi avevo già parlato più di qualche volta, un tipo simpatico dalle lunghe leve e che  apprezza parecchio la cucina italiana!  Per Eoin avere un compagno di questo livello per condividere fatiche e quotidianità è un  bello stimolo!. Noi stiamo lavorando molto sull’aspetto tecnico, l’obiettivo è pagaiare sempre con molta intensità e ciò costa fatica fisica e psicologica. Recuperi quindi più lunghi e analisi dei percorsi sempre approfonditi. Anche la scelta di una lavoro non troppo pesante in palestra ha questo specifico obiettivo e cioè quello di stimolare l’aspetto neuronale senza affaticare però eccessivamente la muscolatura. Privilegiamo il lavoro veloce perché ritengo che il “mio irlandese” possa migliorare sotto questo punto. Ecco perché abbiamo adottato il sistema che normalmente è conosciuto come metodo bulgaro: carichi pesanti poche ripetizioni. In canoa ho riscontrato maggior dinamicità,  ora dobbiamo mantenerla. Il cambio di sede di allenamento ha offerto maggiori spunti su cui lavorare. Era parecchio tempo che non ci si allenava su  un fiume naturale e mi rendo conto che offre sempre stimoli diversi da rinfrescare, da sfruttare. Allenarsi poi sapendo che fra poco si indosserà un pettorale per una competizione è una buona cosa perché ci si deve sempre ricordare e tenere in evidenza che l’allenamento è finalizzato a ciò.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Palmerston North – New Zeland 26/01/2010

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Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #15 il: Gennaio 29, 2010, 04:06:48 am *
Vavrinec  Hradilek non credo che arrivi al metro e cinquanta di altezza da terra, ma se prendete la circonferenza dei suoi bicipiti, degli avambracci e del torace superate abbondantemente i due metri. Il 2009 gli ha regalato belle soddisfazioni:  campione europeo Under 23 nel K1 uomini, oro ai mondiali nella gara a squadre con Ivan Pisvejc  e Michal Buchtel, 7^ agli Europei e terzo in Coppa del Mondo dietro a Kauzer e Molmenti, ma davanti a Walsh. E’ nato e vive a Praga. Nella sua città si muove con uno strano monopattino adattato alla sue caratteristiche antropologiche con tanto di freni. In canoa ci va da sempre e il suo modo di andare lo rende unico: potente, ma soprattutto canoa a 360 gradi. Fa parte di quella generazione che ha nel sangue lo slalom, ma non disdegna lo scafo di plastica. Ama i percorsi tra le porte, ma nello stesso tempo cerca l’adrenalina nelle cascate e nei torrenti senza fermate.  E’ sullo stile di Fabian Dorfler, Dejan Kraly, Alexander  Grimm, Enrico Lazzarotto, Mike Dawson coloro che la canoa la vivono come un momento unico e libero.  Pochi problemi e fantasia tra le porte, tante emozioni senza fiato sui fiumi di tutto il mondo… l’importante è pagaiare per sentirsi vivi per realizzare un sogno che si portano dentro da sempre! Anche Eric Jackson è nato slalomista per poi diventare il re del rodeo.
Il bravo Hradilek è  arrivato in Nuova Zelanda qualche settimana fa a Rotorua e, come dice lui, ha ripreso confidenza con la pagaia visto che a casa, fino alla sua partenza, ha pagaiato veramente poco. Il ghiaccio non gli ha mai lasciato spazio per poterlo fare. Al campo di slalom di Troja, un quartiere dell’affascinante Praga,  in Repubblica Ceka ora c’è un bell’anello per lo sci di fondo, non male per allenarsi e poi al club certo i pesi da sollevare non mancano  e i suoi bicipiti ce lo confermano. Mi ricorda tanto Tony Prjion Junior quando nel 1987 vinse il mondiale in K1 men a Bourg St. Maurice, facevi prima saltarlo che a girargli intorno. Di questo mondiale ne parlavo giusto qualche settimana fa con Riccardo Volpe (Richard Fox) davanti ad una bistecca di canguro cucinata sul suo barbeque. Lui per ben due volte nella gara individuale e una a squadre  sbagliò la porta numero 11 si ostinava a farla diretta, mentre il resto del mondo, Prjion compreso,  la faceva in retro per entrare di punta in un’onda gigantesca che ti portava come un espresso dentro la porta 12. Fox non si diede per vinto neppure nella gara a squadre, sbagliò ancora nella prima manche che portò ad un 50 pesante per il suo team ed infine nella seconda manche ci riuscì:  gli inglesi vinsero l’ennesimo titolo a squadre davanti a juogoslavi e francesi. Pierpaolo Ferrazzi, Dario Ferrazzi e il sottoscritto finimmo settimi troppe penalità per aspirare ad una medaglia che arrivò due anni più tardi.
Hradilek dopo la gara di domenica andrà per una settimana a sud della Nuova Zelanda per qualche discesa su qualche fiume di grossa portata, lo ritroverò sull’aereo il 9 febbraio quando cioè torneremo a Sydney e quindi a Penrith. A febbraio in Australia ci sarà da divertirsi visto che sono previsti numerosi arrivi per le gare del 19, 20 e 21. Questa è un’altra storia che prenderà forma e colore e che non mancherò di raccontarvi!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Palmerston North  28 gennaio 2010 – New Zeland

Skillo

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #16 il: Gennaio 30, 2010, 09:45:16 am *
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Montagne, verdi boschi di conifere, tundra, pascoli per pecore, pascoli per bovini, pochi villaggi che se sulla carta sono segnati con una certa importanza, in realtà li puoi attraversare, rispettando i limiti di 50 chilometri all’ora, in poco più di 3 minuti.
...........................................................

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi 

Palmerston North – New Zeland 26/01/2010


50 km/h x 3 minuti = 2,5 km    Se non ci sono semafori (molti) stai parlando di città grosse quasi quanto Verona (circa 3 km est-ovest?)
Vabbè le onde, ma occhio anche ai conti, Ettore  :D :D :D

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #17 il: Gennaio 30, 2010, 09:49:33 am *
Skillo non sono città come Verona sono "Villaggi" leggi bene e concedimi qualche libertà poetica!

Occhio all'onda!

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #18 il: Gennaio 30, 2010, 09:52:10 am *
Mi sono forzato a non scriverlo, perché se ci penso mi si aggrovigliano le budella, il fegato si spezza, il cuore sanguina, gli occhi piangono, ma non posso fare finta di niente e passarci sopra! Avevo cercato fino a ieri le cose negative, che però faticavo a trovare. Poi mi sono detto che sono qui per fare canoa e raccontare le meraviglie di questo mondo che ogni giorno mi affascina sempre di più. Oggi l’irreparabile: sono andato in palestra di corsa. Non l’avessi mai fatto! Uscito di casa, che sta praticamente a 4 minuti a piedi dalla piazza principale di Palmerston North, su Fergusson street (in onore al campione olimpico di canoa)  ho scoperto che  dopo pochi minuti si entra in un  parco che, tra viottoli immersi nel bosco, laghetti dipinti su uno scenario irreale, ponticelli che attraversano un fiumiciattolo,  faggi con tanta storia da raccontare, larici giganteschi, erbetta verde brillante, arrivi diretto alla palestra della Massey University. Non ne volevo parlare, non volevo citare questa parola “Massey University”. Perché queste strutture, questi idilliaci paesaggi, questi alberi che sembrano sorriderti così lucenti e amici, queste piste ciclabili,  questa palestra che a confronto il palazzetto dello sport di Verona sembra la cuccia per Toby, il cane di un mio fraterno amico,  esistono solo altrove e non da noi? Perché le Università italiane sono luoghi consacrati e votati al buio e all’isolamento, dove la parola sport è bandita?  Eppure il sapere dovrebbe essere la luce, la gioia dell’animo, il riflesso verso un mondo aperto e comprensivo. Dovrebbe far capire a tutti che sport e studio vanno a braccetto, mentre da noi si sposa con spritz e sigarette. Correndo per i viali incontri studenti distesi all’ombra intenti a leggere, professori con pile di compiti da correggere comodamente seduti nel parco a dedicare tempo e gioia al loro lavoro. Ad accoglierti nella hall dell’area ricreativa un tipo decisamente simpatico, e affabile, Mike,  che ci apre le porte ai sogni con un sorriso e con la massima disponibilità. La palestra pesi è una signora palestra e non mancano i bilancieri e la pedana per lo strappo e lo slancio. Gli studenti e i professori intenti a sudare fianco a fianco e a lanciarsi sfide sotto la panca. Adiacente una palestra con parquet dove ci sono 5 campi da basket allineati,  il sogno, credo, dell’allenatore di pallacanestro del mio C1 destro preferito. Dietro un lungo corridoio che ti porta ai campi da  squash e alle tre  sale per la danza. Ma ciò che veramente ti lascia senza parole è vedere tanti  giovani e professori,  visti i capelli brizzolati e l’occhialino da intellettuale,  che seguono le lezioni di steep, life pump, di streching di kickboxing e danza moderna.  Tutti intenti a sfruttare al meglio il tempo dedicato al proprio fisico. Fuori le aule, ora vuote visto il periodo di esami e non di lezione, che contornano la struttura. Anche le casette a due piani che ospitano gli studenti sembrano uscite da un attenta analisti  legata alle necessità di ognuno per vivere con facilità e senza spreco di energie. Qui studio e sport si fondono in un unico contesto. La bacheca di vetro ricca di trofei e foto anche d’epoca,  lunga quanto un lato della palestra, ti fa capire l’importanza che viene data alle partite  di rugby, calcio, cricket, nuoto, bici e canoa fra le varie università. Gli articoli di giornale concretizzano momenti di storia, raccontando le varie imprese. Le foto poi degli  studenti che hanno conseguito la laurea e contestualmente hanno partecipato ai Giochi Olimpici sono in bell’evidenza sotto la scritta: “if You are a sport  talent the Massey University help you discovery your talent in the study: contact us”.
Spero però di uscire presto da questa incredibile realtà, visto che per i miei figli tutto ciò in Italia rimane un’utopia,  e soprattutto prendo alla lettera le parole di  Carlos Ruiz Zafon che, con Marina, la sua ultima opera letteraria  che mi ha tenuto compagnia in questa settimana, fa dire ad  Oscar, il protagonista narratore: “probabilmente ricordiamo solo quello che non è mai accaduto”.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Palmerston North – New Zeland 30/01/2010

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #19 il: Febbraio 01, 2010, 06:18:30 am *
Diversi anni fa Mauro Manganotti,  un buon C1 destro con cui ho  condiviso molti anni della nostra gioventù e molte avventure di pagaia,  si inventò una scuola di canoa itinerante, l’idea fu poi ripresa da Francesco Salvato. In sostanza il buon Mauro, per noi da sempre Ovo, organizzava dei corsi di canoa su diversi fiumi e i suoi allievi avevano così la possibilità di approfondire gli aspetti tecnici, ma nello stesso tempo scoprivano nuove realtà e si esercitavano su rapide diverse. Quindi, visto che i cellulari non erano in uso  e internet non  era ancora uscito dalle basi militari e dalle università statunitensi, non aveva una vera e propria base se non  il numero di telefono fisso  . Ecco io mi sento un po’ così: una sorta di allenatore itinerante. Ho la fortuna di possedere un cellulare con una tariffa passport (se ti chiamano spendo un 1 euro ci parlo 30 minuti, mentre l’altro paga la sua tariffa ordinaria prevista dal suo piano telefonico) e anche mia mamma, spaventata normalmente dai costi per il fatto che chiamare lontano potrebbe valere una fortuna, se n’è resa conto e così praticamente tutti i giorni mi augura la buona notte al suo buongiorno. Poi c’è internet che mi aggiorna sulle “buone azioni” che il buon Silvio elargisce con magnanimità e mi tiene aggiornato sul bollettino, decisamente di parte, della nostra amata Fick: la nuova grafica non mi piace e confonde non poco le idee:  è forse questo lo scopo del cambiamento? Non servirebbe… sono già abbastanza confusi da soli!  A Ckfiumi poi un grazie perché ci fa condividere questa passione che vale ben una vita!
Non avendo una vera e propria base operativa devo affidarmi alla tecnologia che mi viene sempre più incontro riducendo di molto tutto il materiale di cui necessito per svolgere al meglio la mia professione. E pensare che un tempo per registrare  le immagini di una allenamento o di una gara utilizzavo una telecamera a spalla con la cassetta VHS. Quella telecamera, una Panasonic che conservo ancora, l’acquistai ad Andorra dopo diversi mesi di ricerca e approfondimenti in materia. Le batterie erano lunghe e pesanti e per ricaricarle si necessitava di un marchingegno enorme. Ricordo che il dubbio era se puntare su una telecamera con cassetta VHS oppure su un altro modello con mini VHS che necessitava però di un estensore per essere vista nei normali lettori di cassette collegati al televisore. L’archivio di tutte questo materiale registrato, a casa, mi occupa parecchio spazio anche se lo custodisco con estrema cura e gelosia difendendolo dagli attacchi di Zeno che ogni tanto si rifugia nel mio spazio in cantina e ci passa le ore a guardare vecchie gare ed allenamenti dei tempi passati. Dal 1982 al 2004 tutte le immagini sono su video cassette VHS, ve le ricordate? Gigantesche con il nastro che a volte gioca brutti scherzi. Solo dal 2005 ho iniziato a digitalizzare ed archiviare su tera che stanno piano piano invadendo casa. 
Oggi ho una telecamera Sanyo che non arriva al chilo, mi sta in tasca e quando serve è operativa in un batter d’occhio. Registro su delle memory card da 4 GB. Per rivedere poi basta cacciare la schedina nel PC e il gioco è fatto. Fra non molto però abbandonerò Microsoft e entrerò nel mondo Apple,  ho troppe pressioni per farlo! Mi danno dell’antico e la cosa non mi  piace, questa è la scusa ufficiale, però quella reale è che in effetti Apple è decisamente superiore per ciò che riguarda l’ elaborazione  immagini e  foto. Altro vantaggio è la tranquillità praticamente assoluta di non prender virus, almeno fin quando dura e come dice il mio amico Vladi Panato finche  dura facciamola durare!

Il cronometro, da molto tempo, l’ho sostituito con due orologi Casio CHR 100, la praticità dell’oggetto da polso credo che sia comprensibile a tutti: lo porti sempre con te e non c’è dubbio che tu li possa dimenticare. Anche qui c’è stata una grande evoluzione. La salvezza è stato l’inserimento delle memorie, il mio ne tiene 200 x 2 uguale 400 tempi (spero di non sbagliare questo conto altrimenti Skillo mi riprende), più che a sufficienza, non devi scrivere e lo fai dopo con calma.
L’altro problema di un allenatore itinerante è il peso dei bagagli che deve portarsi appresso. Oggi si viaggia con i voli low-cost a prezzi stracciatissimi, ma bisogna stare attenti a cosa ti porti dietro e allora ci sono piccoli stratagemmi come quello di puntare molto sul bagaglio a mano ed informarsi bene sulla situazione del tempo nel luogo dove si andrà. Questo è un grosso vantaggio. Molte volte ci si porta via cose inutili e pesanti. In alcuni luoghi poi vale la pena acquistare magliette e calzoncini sul posto così come sapone e creme varie, che tra l’altro non uso: le creme intendevo, non il sapone! Per evitare peso e spazio l’ultima chicca arriva dal caricabatteria universale che funziona per:  telefono, macchinetta fotografica, reflex e telecamera… non male 4 in uno!
L’allenatore itinerante cambia spesso luogo e quindi le stanze dove soggiorna le personalizza giorno dopo giorno. Cartine geografiche della zona, foto che scatto e stampo, foto della mia famiglia, foto che arrivano da casa e disegni che a volte mi diverto a fare prima di addormentarmi. Ci sono poi oggetti che mi fanno compagnia come le boccette della sabbia che raccolgo, qualche pietra di fiume o qualche legno segnato dal tempo, le candele che accese mi scaldano il cuore.  A volte ciò che ci circonda assume un ruolo importante per farci stare bene e per regalare gioia al nostro spirito se pur lontano da casa e dai propri affetti: tutta questione di organizzazione.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Palmerston North, 31 gennaio 2010 – giorno di gara che vi racconterò
                           domani… oggi è andata così!


… segue 14

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #20 il: Febbraio 02, 2010, 07:57:14 pm *
Sue Natoli ce l’ha messa tutta per dare credibilità alla prima gara dell’ICF World Ranking, disputata il 31 gennaio a Mangahoe a sud dell’Isola del Nord in New Zeland, ma le condizioni meteorologiche e del fiume certo non l’hanno aiutata. Chi è Sue Natoli è presto detto. Una signora sui 50 anni  passati da  qualche anno che vive in Australia e che fa parte del boarding slalom International Canoe Federation presieduto  da Jean Michel Pron. Bando alle chiacchiere  veniamo ai fatti. Tra i kappa solo quattro atleti sono scesi sotto i 90 secondi e ha avuto la meglio con 88,77 il ventitreenne australiano Will Forsythe sul francese Raphael Revoche  89,57 e in terza posizione, ma con il miglior tempo e una penalità,  Vavrinec Hradilek. Il quarto kappa uno sceso sotto il muro del minuto e mezzo è stato Eoin Rheinisch 89,56 ma due penalità lo hanno relegato al settimo posto. Tra le donne le sorelle Lawerence hanno fatto gara a se e solo la neozelandese Jane Nicholas ha tentato di opporre resistenza finendo però in terza posizione, nella gara vinta da Katerine su Rosalyne. Il distacco però del 16% dal miglior K1men ci fa capire che le donne non hanno fatto una grandissima performance, sarebbe valso tra l’ottavo e il decimo posto in una gara di Coppa. Nella canadese monoposto podio tutto francese: primo Nicolas Peschier, con il 7% dal primo K1 men, secondo Edern Le  Ruyet  e terzo Perre Antoine  Tillard. Per la verità il campo non offriva molto… non me ne voglia nessuno.
A parte i risultati,  che potete scaricare sul mio blog, si è visto fin dalle prime battute di questa stagione che gli atleti si stanno sempre di più avvicinando uno all’altro. Prendete ad esempio Huw Swetnam ottavo agli europei, quinto ai mondiali a nove decimi dalla medaglia, campione europeo a squadre e vice-campione del mondo a squadre, non è riuscito ad andare sotto i 90 secondi eppure lui è un atleta abbastanza costante per tutta la stagione. La differenza ormai tra i kappa uno uomini è minima. L’impressione è quella che per arrivare a giocarsi le medaglie bisogna comunque avere una linea di gara all’attacco, ma con una vera e propria strategia. Non solo la sparata su tutto, ma la sparata con testa. Non si può andare sempre con il piede sull’acceleratore, ma bisogna puntare su fluidità e linee veloci ovunque. Ancora una volta gli intermedi, se pur su un tracciato decisamente facile per questi atleti, non ci lasciano dubbi: paga la costanza su tutto il percorso.
Le risalite ancora una volta si dimostrano per molti atleti il punto cruciale specialmente in fase di uscita. Anche le manovre in retro costituiscono per alcuni dei punti oscuri. A tutto ciò si deve inserire una parte di coraggio nell’affrontare determinate manovre in gara. Nel momento cruciale a volte manca la convinzione in se stessi per mettere in atto manovre che in allenamento si fanno con molta facilità. Ecco centrato il problema: se pur ci si allena a fare manovre complesse molto spesso non si dà importanza all’errore e la percentuale di riuscita è troppo bassa perché possa considerarsi acquisita. Le ragioni possono essere molteplici. Per la mia esperienza noto una certa rilassatezza in allenamento ad accettare tocchi di porta o errori banali che viceversa possono e devono essere risolti se pur con fatica e con la consapevolezza che anche questo sistema va allenato. Mi spiego meglio. Si dà poco peso al tocco in allenamento con l’affermazione che poi in gara non ci sarà… purtroppo non è sempre vero. La morale della favola è che in realtà non ci si allena per l’obiettivo primario che è e rimane: una manche da 90 a 100 secondi!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Rotorua, 2 febbraio 2010 … domani vi parlo di questo posto decisamente particolare o lo 
                                            conoscete già?

P.S. dal sud della Nuova Zelanda arrivano cattive notizie la spedizione di Mike Dawson, Vavrinek Hradilek e Ciaran Heurteau si è interrotta. Sembra, dalle poche notizie arrivate, che Ciaran si sia spallato. Hradilek si è fermato con lui, mentre Dawson ha dato l’allarme dopo due ore di canoa su un fiume enorme che ha fatto da solo. L’elicottero non ha potuto decollare perché ormai era notte e i due hanno passato la notte all’addiaccio nella giungla.


... segue 15^




Skillo

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #21 il: Febbraio 02, 2010, 08:19:40 pm *
Skillo non sono città come Verona sono "Villaggi" leggi bene e concedimi qualche libertà poetica!

Occhio all'onda!
E dai, fatti prendere un po' in giro  :D  Concedimi che se 'sti villagi sono grossi come Verona li posso chiamare città.
Ok, ora leggo le tue nuove belle mail e la pianto di stuzzicarti.

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #22 il: Febbraio 05, 2010, 08:46:57 am *
Ieri le canoe da slalom sono rimaste in giardino sostituite dai kayak di plastica per un pomeriggio passato alla grande sul Kaituna river dove avrei visto volentieri all’opera anche il mio amico L8 tra salti, ritorni d’acqua e  gole immerse nella giungla. Il Kaituna river nasce dal lago Rotoiti e finisce dopo  poco più di 45 chilometri. La parte che interessa però ai canoisti è lunga poco più di 3 chilometri. Pochi, ma sufficienti per grandi brividi. Commercialmente parlando viene venduto come il salto più alto in assoluto che si possa fare con il gommone – 6/7 metri di adrenalina pura! Così la vedono sulla pubblicità e a giudicare comunque dalle urla che precedono e seguono il salto non ci vanno tanto lontano. Il fiume, largo poco più di una 15 di metri, scende a valle con grandi pozze, precedute da salti via via sempre più grandi per arrivare alle famose “Okere Falls”. In realtà non vi volevo parlare del fiume o delle cascate, visto che se navigate in internet trovate parecchio materiale e vi potete documentare a fondo, vi volevo invece rendere partecipi di uno strano stato d’animo che ho vissuto accompagnando i ragazzi nella discesa. Io sono uno slalomista nato sui fiumi e poi via via mi sono evoluto o se vogliamo adeguato ai percorsi artificiali. Il fiume però è rimasto dentro di me come una sorta di mito, di forza, di energia e gioia. Il concetto arriva dal fatto che trovo appagante pagaiare sulla corrente che corre, fermarmi a surfare su qualche onda, entrare e uscire in velocità dalle morte. Restare per una frazione di secondo su un’onda durante una discesa e capire dove orientare la mia canoa: lo sguardo e la mente che inquadrano la situazione e trovano la soluzione immediata guidati dalle informazioni che arrivano dalla canoa attraverso i recettori del corpo: la vista approva e dà l’ultimo ok, la mente richiama il motore ad operare. Già! tutto ciò l’ho ricercato per molti e molti anni, in quelle meravigliose discese libere come il volo del gabbiano Livingston a provare nuove evoluzioni, nuove emozioni. L’ho ricercato negli allenamenti a volte estenuanti, nelle lunghe ore passate seduto in uno scafo lungo 4 metri e largo 60 cm. Già… ecco il problema: la mia incapacità di rivivere tutto ciò ingabbiato in uno scafo non più lungo della mia pagaia. Ho imparato a pagaiare sulle “Olimpia 400”, ho amato a tal punto la canoa che ho deciso che diventasse la mia professione con la “Sanna” di Prijon, ho messo in canoa i miei figli su una “Reflex 4”, oggi per cercare di restare vivo pagaio su una “Kapsle 360”. Eppure non riesco trovare emozioni e motivazioni  a lanciarmi su un salto con una canoa che non sento mia, con un mezzo che non “respira”, con uno strumento che non ha anima. La canoa da slalom in fiberglass va dove la porti tu, la canoa in polietilene va dove vuole portarti lei. La canoa in fiberglass si muove con e per  te, con la canoa in polietilene ti muovi tu e  per lei. Con la canoa in fiberglass  ci passeggi con la canoa in polietilene ti spalli! Ovvio sono solo mie personalissime idee e  non voglio assolutamente aprire un dibattito su cosa è meglio e perché… volevo solo farvi partecipi di una sensazione, di un  momento, di un pensiero!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Rotorua 5 febbraio 2010 – New Zeland traning camp river Kaituna

P.S. La spedizione nel sud della New Zeland a cui avevo accennato nel pezzo del 2 febbraio si è conclusa nel miglior modo possibile: recuperato l’irlandese infortunato  dopo una notte nella giungla, quindi, dopo il ricovero in ospedale, foto sui giornali e interviste  … vissero tutti felici e contenti!


Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #23 il: Febbraio 07, 2010, 12:45:02 pm *
Non c’è bisogno di consultare internet per capire che bovini, ovini e ungulati superano  numericamente di gran lunga  l’essere umano. In Nuova Zelanda puoi guidare per ore su strade immerse nella natura e non incontrare nessun cristiano, ma essere continuamente osservato da quadrupedi che se ne stanno tranquillamente immersi nei loro pensieri a riempirsi la pancia di un’erbetta tanto fresca e verde da far invidia anche a noi! Sono ovunque. Fissi lo sguardo in un punto qualsiasi e scopri enormi mandrie di manzi che occupano un’intera vallata. Alzi la vista e sui cucuzzoli di montagne rotonde scorgi pecore che colorano di bianco il prato. Ti concentri e ti rendi conto che ai bordi delle strade molto spesso trovi recinti per caricare gli animali, osservi con attenzione e capisci che effettivamente i villaggetti che incontri dispersi nella foresta non sono altro che punti di ritrovo per chi lavora in quei luoghi così appartati. Ti rendi conto anche quando bevi il latte alla mattina che ha un sapore pieno, appagante, fresco: buono! Se poi fai la spesa ti accorgi di pagare la metà la carne di manzo rispetto al  pollo. La prima poco più di 5 euro al chilo mentre il pollo lo paghi anche 11  euro. Poi chiedi, ti informi e scopri che la Nuova Zelanda non usa nessun anticrittogamico, concime o altro per cercare di far rendere di più la terra.
Gli abitanti sono poco più di 4 milioni con una densità di  15 abitanti per chilometro quadrato. Le pecore sono poco più di 10 milioni per una densità di 470 per chilometro quadrato! In Italia la densità è di 200 persone per chilometro quadrato.
Cosa ti offre questo paese, che come giustamente mi ha fatto notare il mio amico Agostino Trombetta ora in prestito al basket ma di fede canoistica, sembra un’Italia girata, è incredibile. Oggi siamo stati a “Orakei Korako” sul lago Ohakuri terra dei Maori dove in mezzo alla montagna escono soffioni d’acqua calda e fanghi bollenti. Il tutto dà un’immagine al luogo piuttosto lunare. Per la verità l’area si estende per diversi chilometri e  Rotorua, dove siamo alloggiati, è ricca di zone termali.
L’ allenamento di oggi, come avrete capito,  è stato il riposo. Eh si! anche il recupero psico-fisico è da considerare una parte molto importante nel  piano di lavoro. Il riposo è il  momento in cui il lavoro prende forma e si consolida nell’atleta. Offre la possibilità di distrarre la mente e nello stesso tempo di ricaricarla desiderosa di tornare in acqua a lavorare. Si sa che con la fame si gusta di più il cibo e quindi anche tenere completamente fermi gli atleti per 24 ore può rivelarsi molto positivo per ripartire con un altro ciclo di carico affamati più che mai! 

Rotorua, 7 febbraio 2010 – Slalom traning camp

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi 

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #24 il: Febbraio 08, 2010, 10:59:12 pm *
Prima o poi mi fermo a chiedere! Non riesco a capire il motivo per cui qui in New Zeland i concessionari delle auto espongono i modelli con il cofano aperto con in bella mostra il motore. Forse si potrebbe pensare che c’è qualcuno che vende le autovetture senza la parte più importante? Mah, sono proprio strani ‘sti “Kiwi”!
L’altra cosa che non capisco è perché da queste parti  non risciacquano i piatti dopo averli passati con il detersivo, li mettono semplicemente a scolare così con la soffice schiumetta che scende da tutte le parti.  Pazzesco.
   
Oggi la sessione d’allenamento della mattina mi è proprio piaciuta per due motivi: il primo per il fatto che avevo in acqua praticamente tre kappa uno di gran classe: Vavrilek Hradilek, Huw Swetnam e Eoin Rheinisch, in sostanza un ceko, un inglese e un irlandese. Tre scuole diverse, tre tradizioni canoistiche molto distanti.  Mentre il secondo, che mi farà dormire sogni tranquilli, è la convinzione che anche atleti di altissimo livello devono tornare sempre a ripassare gli esercizi di base ed è per questo che ho proposto  loro una seduta tecnica un po’ strana. Abbiamo tracciato un percorso su acqua non particolarmente difficile e ho chiesto di ripeterlo molte volte ma ogni volta in modo diverso: classico alla massima velocità possibile, ad una velocità che giudicavano loro del 50% e ad una al 70%. Quindi una verifica con il tempo se riuscivano a rendersi conto delle varie intensità rispetto alla prova massimale. Gli atleti evoluti spesso e volentieri ci azzeccano parecchio. Poi sullo stesso tracciato ci siamo concentrati su alcuni esercizi tipo: percorso  in retro, da C1 destro, da C1 sinistro, con solo i debordè,  utilizzando il minor numero di colpi possibili, utilizzando la pagaia da k1 al contrario, utilizzando la pagaia da k1 pagaiando sul dorso, non sfilando mai la pala dall’acqua. Molte volte questi atleti, per la convinzione di dover sempre allenarsi a tutta e senza perdere tempo, non danno peso a tutta una serie di aspetti propriocettivi della canoa che sono in grado di mettere in discussione abilità che sembrano acquisite e fatte proprie, ma che in realtà vanno comunque sempre allenate e sollecitate. L’altro scopo di questo tipo di allenamento è quello di allenare sistemi di reazione che possono essere utili all’atleta in situazioni limite per risolvere momenti non previsti. Un tempo lo slalomista aveva maggior capacità di controllo della canoa pagaiando in retro, visto che doveva utilizzare questa manovra per le porte in retro. Oggi quest’aspetto si è perso ritenendo la cosa non utile al fine di una competizione, ma che in realtà può offrire molte scappatoie in casi estremi. Interessante è stato mettere in difficoltà questi atleti –  tutti finalisti europei e o  mondiali – con semplici manovre di base che costantemente faccio fare viceversa ai miei più giovani allievi. Cambiando gli schemi motori  nulla poteva essere lasciato al caso, ma esigeva una attenta risoluzione attraverso le informazioni che l’atleta riceveva  di momento in momento dal suo apparato propriocettivo. Troppo spesso ci si affida a risposte preconfezionate a tavolino  e non si va invece a fondo della problematica cercando per ognuno la risposta che necessariamente si deve scoprire! Lavoro lungo, ma interessante.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Rotorua -  New Zeland  -  8 febbraio 2010 … domani si lascia l’Italia 
                 capovolta e si torna dai canguri




Luciano Bovo

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #25 il: Febbraio 09, 2010, 05:15:59 pm *
Motori Aperti? Semplice, perchè è un'usanza diffusa anche in Eu, per es. ti spiegano cos'è   il Common-rail, cosa che molti hanno ma vorrei sapere chi sa, l'effettivo valore, e perchè c'è. .Ciao Ettore, Ocio all'Onda!

Luciano Bovo

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #26 il: Febbraio 09, 2010, 11:51:45 pm *
A Proposito di tecniche, ti Ricordi Ettore quando la Pagaia si cercava in tutti i modi di Infilarla nell'acqua, come la mano quando si nuota, in modo che la pagaiata fosse Fluida, scorrevole, da ottenere il massimo rendimento, ovviamente è anche logico, che più la pagaia entra "dritta" in acqua e crea automaticamente un freno alla propulsione, alzando quel blocco d'acqua,tipico di quando si affonda troppo di forza, ma non di cinetica, cosi si sfrutta l'ergonomia, della pagaiata, cosa che tempo fa era era un fondamentale, per una simbiosi canoistica per la scorrevolezza massima..ehhh già.Intellegence and Sacrifice.Ciao Ettore Occhio sempre all'Onda.

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #27 il: Febbraio 10, 2010, 10:19:45 pm *
Se volate con New Zeland Airlines vi accorgerete che gli stewards  sono particolarmente simpatici, mentre le hostess sono piuttosto robustelle. Si vola comunque bene e mi accorgo che in volo non rifiuto nessun tipo di cibo. Passassero cento volte ritirerei tutto pur sapendo che la qualità del vettovagliamento non è delle più prelibate anche se, devo dire,  si apprezza comunque. Sarà la gentilezza di chi ti serve, sarà l’altitudine, qualche cosa sarà, ma la fame è sempre tanta. Il volo non è lungo per rientrare a Sydney,  dove ci si fermerà fino al prossimo 8 marzo, c’è giusto il tempo per riflettere e,  a stomaco pieno, ma questo si era capito, si ragiona meglio! La Nuova Zelanda ci ha offerto un periodo di allenamento interessante interrompendo la
monotonia degli allenamenti sul canale che, purtroppo, hanno di negativo che sono segnati non con i minuti, ma con i secondi! Pagaiare tra correnti formate dal defluire naturale dell’acqua… scusate è venuta così perché pensavo a quel qualcuno che si chiede chi sia quel poeta che scrive di canoa!  Riscrivo la riflessione. I fiumi naturali ci hanno  fatto ritrovare la gioia e l’energia che ci arriva dal piacere di pagaiare per pagaiare, senza patemi d’animo, senza l’assillo dell’orologio che non dà tregua, senza la paura che finisca l’ora che troppo spesso  passa troppo velocemente per uscire soddisfatti e  appagati da quello specifico allenamento e non ti concede recuperi se non nella sessione successiva o il giorno dopo. Il vantaggio di poco meno di 20 giorni di allenamento nel paese dei “kiwi” è stato proprio il fatto di non avere limitazioni di orario  per affrontare e proporre lavori ad ampio respiro, curando il particolare, ricercando sensazioni e approfondendo l’aspetto propriocettivo. I paesaggi e la tranquillità di tutto ciò che ci circondava hanno fatto  il resto. Se a tutto ciò poi ci si aggiunge  una temperatura di 22 – 25 gradi si capisce che condizioni migliori non ci potevano essere per sfruttare al meglio questa trasferta. La mente, oltre al fisico, ha bisogno di nuovi paesaggi, di nuovi stimoli e di emozioni sempre forti.
Le parole in cuffia del comandante che annunciano l’arrivo in perfetto orario, mi riportano in volo e mi fanno  abbandonare le riflessioni che viceversa riprenderò per scriverle sul diario di allenamento che custodisco e aggiorno con molto scrupolo. Sono vicino al finestrino e il monitor di fronte a me mi tiene aggiornato su ogni dettaglio:  altezza, velocità, temperatura esterna, direzione del vento alternando il tutto con le immagini della visione della pista dalla prospettiva della cabina di pilotaggio. Mi immedesimo così tanto che probabilmente sto giro l’aeromobile lo riporto a terra io… e direi in maniera impeccabile!
Il resto è routine di sempre:  arrivo, compilazione di un modulo dove dichiari di non essere un criminale, che non hai bombe nel bagagliaio e che non pensi eventualmente di utilizzarne, che non ti droghi, che non hai fatto furti o omicidi negli ultimi 12 mesi e che non starnutisci dalla guerra di indipendenza, se fosse il contrario ti rispediscono da dove sei venuto. Dogana, ritiro bagagli, domande sul bagaglio e quarantena, uscita dalla zona franca, noleggio auto, carica canoe e baglio, prendi la M5, poi la M7 per passare alla fine sulla M4, esci a Penrith Wild Water Centre, arrivi a casa e finalmente ti lanci nel letto.

Di canoa…  se ne riparlerà già domani!    

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – Penrith Australia 9 febbraio 2010 – Traning camp and race

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #28 il: Febbraio 12, 2010, 01:25:52 am *
Ho gli addominali che mi fanno male, le braccia che urlano vendetta. Per la schiena, prima che si blocchi,  ho fatto un’ora di allungamento, ma ho l’animo e il morale a mille, il sorriso stampato sulla faccia e questa notte sicuramente dormirò con molto piacere. Cosa ho fatto? Semplice! Sono andato in canoa e mi sono goduto un mondo, ma quanto è bello pagaiare su un canale che ti regala mille emozioni? Penso che bisognerebbe, per noi allenatori, andare più spesso in acqua per non perdere quella visione della realtà e quindi del percorso di slalom, seduto dentro un canoa con quella prospettiva, da quella angolazione. Le soluzioni che si propongono da riva possono, a volte, essere parecchio diverse da quelle magari vissute direttamente a stretto contatto con l’acqua. L’altro aspetto interessante arriva dal fatto che guardando da fuori molto spesso ci si dimentica di quanta fatica si fa a pagaiare in un tormento di onde, riccioli, buchi e porte. Ci si può dimenticare viceversa anche di quanto piacere si provi nel preparare una risalita, nel sentire la punta della propria canoa risucchiata in una morta, o la libidine di aspettare il momento giusto per saltare sopra un’onda e godere della forza dello spirito dell’acqua che corre che ti fa partecipe e ti  amalgama a chissà quale forza della natura.
Che bello andare in canoa, che bello mettersi in mezzo ai pali, che bello sentire l’acqua che ti avvolge, che bello pagaiare e sentirti vivo.

Per il resto nulla da segnalare tutto nella normalità australiana: le scuole sono ripartite per un nuovo anno e vedi tutti i ragazzi e ragazze nella loro divisa scolastica,  i campioni della canoa slalom  si sono allenati come sempre, dopo le piogge della settimana scorsa il lago ha più acqua e l’ultimo salto del canale è decisamente più piccolo e meno “birichino”, se riuscissero a tenerlo sempre così sarebbe una bella idea… dove non arriva l’uomo ci pensa la natura!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia, 11 febbraio 2010

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #29 il: Febbraio 13, 2010, 10:41:52 pm *
Sentite il calore e vedete la sua luce? Non potete non vederla e non sentire la sua energia!
Questo pomeriggio,  qui in Australia,  quando il governatore generale del Canada, Michaëlle Jean, ha dichiarato aperti i XXI Giochi Olimpici invernali, ho provato lo stesso brivido che puntualmente mi assale ogni volta che vedo la fiamma di Olimpia accendersi. La terza volta che i cinque cerchi approdano in Canada, infatti dopo Montreal 1976, Calgary 1988 è il tempo di Vancouver e chissà cosa ci offriranno questi quindici giorni vissuti in modo diverso, in modo strano con l’occhio sempre rivolto a questo evento magico. Quando ci sono le gare a cinque cerchi la vita assume una dimensione diversa, vivi nel limbo di un momento particolare, bello, emozionante. Vai a letto con la mente all’ultima notizia che hai visto alla televisione o alla curiosità letta su internet. Ti addormenti pensando alle gare di domani. Nei sogni poi entri nella parte di qualche eroe sportivo del momento. Lo so già! Questa notte mi immedesimerò in Steve Nash che assieme a Nancy Greene, Katrina LeMay Doan e il mito dell’hochey Gretzky hanno acceso la fiaccola contemporaneamente e hanno dato simbolicamente il via a questa edizione dei Giochi. Credo che sia la prima volta in assoluto che il braciere prende forza da più ultimi tedofori, se la memoria non mi tradisce dovrebbe essere proprio così.  E con questo fuoco e questo ardore inizia per tutti noi una nuova avventura. Alla mattina la prima cosa che si farà sarà quella di aggiornarsi sulle cronache delle gare, cercare dati, tempi, nomi, aneddoti. Leggere con voracità, manovrando tempestivamente il telecomando della televisione  per cercare di non perdere neppure un attimo di un avvenimento così planetario. Al campo di allenamento ci saranno molti argomenti di cui parlare e, anche se il mondo canoistico è certamente lontano dagli sport del freddo, si condivide certamente  lo stesso  spirito e interesse per l’olimpismo, per quel sommo evento che non solo per molti è una ragione di vita, ma è anche la stessa vita. Nella festa dello sport, che nelle emozioni di gioia della cerimonia d’apertura trova l’esaltazione dei contenuti, non si può non pregare per Nodar Kumaritashvili. Una morte che sembra quasi un tributo a chissà quale dio di Olimpia, una morte che per noi mortali pesa come un macigno sul nostro credo. I disegni divini che spengono un atleta a 21 anni non possiamo comprenderli, possiamo solo accettarli nella speranza che una ragione, se pur a noi  sconosciuta,  ci sia.

E allora che spettacolo sia! Che la gioventù sportiva di Vancouver 2010 ci faccia vivere grandi momenti. Condivideremo idealmente con tutti gli atleti le gioie per le medaglie d’oro, condivideremo anche le delusioni di chi sul podio non ci arriverà. Prenderemo  da tutti quell’energia che in questo momento il Canada e la XXI edizione dei Giochi Olimpici Invernali sapranno trasmetterci.
In bocca al lupo a tutti gli atleti, allenatori, dirigenti, volontari, giudici, cronometristi, giornalisti, operatori televisivi e sponsor. E soprattutto grazie a nome anche di chi a Vancouver non c’è fisicamente, ma con il cuore condivide tutto fino all’ultimo respiro, fino a quando la fiamma verrà spenta e apriremo allora il cuore ai ricordi.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, Australia 13 febbraio 2010 -

P.S. volevo raccontarvi dell’allenamento di ieri dove abbiamo testato delle canoe nuove, ma quando si perde la razionalità e si lascia spazio al cuore succede quello che è successo!
P.S.2 non preoccupatevi però ho immagini e appunti su quanto sopra e magari domani vedo di mettere ordine nella mente mettendo in fila una serie di parole con senso compiuto.
 

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #30 il: Febbraio 15, 2010, 10:24:37 am *
Ieri per Sydney gli innamorati giravano con rose rosse da regalare alle loro innamorate…niente di strano direte…ma c’è un ma! I mazzetti erano composti da 4 dico 4 rose rosse… non è possibile visto che mi hanno sempre insegnato che i fiori che si regalano alle donne devono essere sempre in numero dispari! Va beh! A parte questo dettaglio ho comunque passato una bella domenica con il mio amico Jerney Abramic visitando lo zoo e quattro acquisti per il centro, festeggiando ad un certo punto anche il capodanno cinese che ci porta direttamente nell’anno della tigre.

Finita la festa si torna sul campo di allenamento e questa mattina notavo che non solo il canale è molto frequentato in acqua con ben quattro turni da un’ora alla mattina e ben cinque al pomeriggio -25 e 30 slalomisti a ora- ma anche sulle rive dove gli allenatori sono in gran numero. Il rapporto ormai tra atleti di alto livello e coach sta diventando di uno a uno o massimo uno a due.
Partiamo dagli slovacchi che sono stati praticamente i primi a sentire questa esigenza. I tre volte campioni olimpici Hochschorner, sempre impeccabili in acqua sia dal punto di vista tecnico che di look (ma come faranno ad essere sempre così perfetti?) sono seguiti dal padre pagaiata dopo pagaiata e da una settimana a questa parte non li vedo fare altro che percorsi di 4 o 5 porte poi si fermano, recuperano e ripartono. Nessun video, nessun tempo.
Jana Dukatova è seguita anche lei in ogni suo respiro da Robert Horokocky. Il tipo di allenamento non si discosta di molto da quello dei mitici fratelli del C2, forse l’unica variante è che ogni due giorni lei dedica una sessione di allenamento al C1. Per restare in casa slovacca i cugini Skantar Ladislav e Peter sono allenati da Juraj Mincik e, arrivati in Australia da una settimana, sembrano dedicare molto tempo alla tecnica con video. Mincik segue anche i due C1 Matej Benus e Karol Rozmus. Juraj Ontko, anche lui da poco qui, ha due barche da allenare un C2 di tutto rispetto che risponde ai nomi di Tomas Kucera e Jan Batik  e un C1 Karol Rozmus. Mentre è in arrivo il re, sua altezza, nonché massimo interprete della canadese monoposto slalom, colui che dal 1995 a oggi non ha mai mancato l’appuntamento con il podio in una rassegna continentale, mondiale o olimpica… si parla cioè di Michal Martikan che, come tutti sanno, è seguito come un ombra dal papà. Per concludere la rassegna slovacca la 38enne Elena Kaliska bi-campionessa olimpica e iridata nel 2005, anche lei in volo per l’Australia, è allenata da sempre da Peter Mraz.
La mamma canoista Violetta e papà  Peter Oblinger sono seguiti da Jernej Abramic che con loro sta facendo un grosso blocco di lavoro tecnico sul canale, con qualche seduta anche sull’acqua piatta. I due austriaci sono stati praticamente i primi ad arrivare nel continente australe ai primi di dicembre e torneranno a casa il 21 marzo. Già praticamente selezionati in squadra nazionale, grazie ai risultati dei mondiali 2009, dovranno solamente confermare in qualche  gara  il loro stato di forma, ma si tratterà solo di una formalità.
Miryam Jerusalmi oltre a seguire la figlia Jessica sta dedicando tempo e lavoro al 24enne K1 William Forsythe che da grande vuole fare il fisioterapista, ma che per il momento rincorre il sogno di Olimpia. Il biondo australiano è migliorato molto, in questi ultimi mesi  lo abbiamo visto al lavoro e la sua abilità migliore è sicuramente la dinamicità. La ex grande campionessa del kayak tra i paletti giura che darà filo da torcere ai grandi di questa specialità e se lo dice lei c’è da fidarsi.  Il croato Stjpan Perestegi, argento in C1 a squadre nel 1995, oggi allena il k1 Dinko Mulic e un giovane C1 Matija Marinic. Mentre il ceko Jiri Prskavec, dopo aver allenato per qualche stagione i canadesi è rientrato in patria  e ora segue il giovane figlio classe 1993 e un gruppo di tre giovani promesse della Repubblica Ceka ancora junior.
Discorso diverso per le grandi squadre come Francia, Great Britain o Germania. I transalpini hanno uno staff di tecnici che fanno solo ed esclusivamente il lavoro tecnico, nel senso che logistica e tutto il resto lo trovano già fatto. Sono strutturati con quattro allenatori della squadra nazionale elite che per il momento è composta da 2 kayak uomini, una donna, un C1 e un C2.  Gli inglesi hanno, solo per la squadra elite,  quattro tecnici ognuno per un settore più un “High Coach” che coordina il tutto. Affiancato alla squadra anche il tecnico per la canadese monoposto femminile. Identica struttura per i tedeschi che hanno preferito però il Sud Africa al canale di Penrith.
Al lavoro anche le squadre con meno tradizione come Canada, che punta sulla crescita agonistica  di 6 donne in raduno con due tecnici uno dei quali è il polacco Michal Staniszewski argento alle olimpiadi del 2000 nel C2 e ai mondiali del ’99. Il  Giappone ha due donne e due kayak che la loro federazione ha affidato a Milan Kuban, non vi dice niente questo nome? Era un buon C2 in coppia con Olejnik.  La Nuova Zelanda èal lavoro con un tecnico francese per cercare di costruire un movimento sportivo dello slalom con più rigidità e dedizione.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, Australia 14 febbraio 2010 - traning camp and slalom race

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #31 il: Febbraio 16, 2010, 12:09:37 pm *
Riprendendo da dove ci siamo lasciati ieri visto che  qualcuno giustamente potrebbe chiedersi perché certi  atleti di vertice e non solo, sentono la necessità di avere un tecnico personale. Sostanzialmente, secondo me, questa esigenza nasce dalla necessità da parte dell’atleta di condividere gioie e dolori con una persona che dal di fuori può avere una visione diversa e magari più distaccata: in due si ragiona sempre meglio. Il tecnico ha la funzione principale di mettere  l’atleta in quello  “stato di necessità” che lo costringe  a trovare risposte adeguate per risolvere determinate situazioni. Solo attraverso questo meccanismo sarà possibile attivare sempre nuovi stimoli neuro-muscolari che ci permetteranno di migliorare, visto che l’allenamento non è altro che un continuo adattamento del nostro corpo.  L’errore più grave per un atleta potrebbe essere quello  di fossilizzarsi sempre sugli stessi allenamenti, sia dal punto di vista tecnico che fisico, stravolgendo il principio numero uno dell’allenamento che abbiamo appena visto.  Lo slalom non è certo uno sport di routine, ma si potrebbe cadere nell’errore di farlo diventare. Proprio per la sua natura e per le sue caratteristiche, questa specialità richiede sempre la necessità di stimolare in modo diverso  l’apparato neuro-muscolare al fine di essere pronti a mettere in atto azioni corrette a richiesta e a necessità. Dal punto di vista dell’allenatore avere uno o due atleti significa avere una grossa possibilità di movimento nel proporre allenamenti mirati e specifici proprio per quell’atleta e monitorarli in continuazione.  Molte volte, per esigenze di squadra, si è costretti a mediare molte cose e non sempre è la soluzione migliore che rimane atleta – allenatore.  Con il singolo atleta l’aspetto organizzativo è decisamente ridimensionato, ma soprattutto è definito su precise esigenze. La stessa cosa si può dire per gli allenamenti che possono essere seguiti con la massima attenzione e dedizione. Il possibile aspetto negativo potrebbe essere la mancanza di stimoli propri ed adeguati alla necessità del momento, ma qui deve intervenire la fantasia del tecnico che può proporre sessioni  con altri atleti, sapendo scegliere con furbizia lo sparring-partner giusto per quel momento. E’ importante ricevere ogni giorno sensazioni positive che devono esser valorizzate al massimo, mentre gli aspetti negativi o cattive sensazioni devono essere prese subito in considerazione con analisi obiettiva e pronta proposta alternativa. L’allenatore deve cercare di essere pronto anche a proporre cose nuove quando la ripetitività diventa elemento negativo. Deve saper  dare la giusta dose di attenzione ad altri aspetti per cercare di capire eventuali problematiche che possono fermare la crescita sportiva. Insomma bisogna utilizzare la fantasia, quella fantasia che aveva spinto  Dante nel viaggio verso Dio, ma solo allora e in quel momento non ne ebbe più bisogno! 

A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il Sole e l’altre stelle
[/i]

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, Australia 15  febbraio 2010 - traning camp and slalom race

maurizio bernasconi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #32 il: Febbraio 16, 2010, 02:42:46 pm *
...A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il Sole e l’altre stelle.

Qualcosa mi dice che ci saranno forse uno o due canoisti dispersi nella penisola che avrebbero necessità di una traduzioncella in lingua autistico/italiotica/berluschina, questa se la procureranno dove credono (sarà dura!). Darò invece la mia.
Ecco che, dopo aver naturalmente descritto Inferno, Purgatorio e Paradiso, agli ultimissimi versi della Commedia, Dante dice:

...se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne...
(in India si direbbe: la salita autonoma e prepotente di kundalini)

(traduco il finale)  ... La potenza immaginativa e rappresentativa della mia anima sciolse l'ultima presa coi fenomeni che le si presentavano; ma l'amore che muove il sole e le altre stelle già travolgeva il mio desiderio e la mia volontà, come ruote rotanti fra infinite altre.

Parafrasare è rovinare. Mi scuso. Ad alcuni tutto questo evoca l'accesso ai livelli estremi di Shamadi, l'ingresso nel Nulla, nel non essere, nel non divenire, nel luogo inesprimibile. Non sono cose impossibili (non per tutti) giacché ne hanno parlato i grandi poeti persiani, i mistici sufi e, qua e là, con formule diverse parecchi altri (vedi esoterismo cristiano per es.) E' la merce più segreta e più rara del mondo: ma esiste!

Probabilmente si potrà divenire dei passabili allenatori anche senza spingersi così lontano, però ringrazio Ettore della citazione a nome di quelli che, persino tra i canoisti, proprio non potrebbero vivere di solo pane. Mi fido di più di un allenatore di canoa (o di qualunque altro) capace di colpo d'ala, genio, sintesi, capace di intuizione. Quelli che stanno attaccati al manuale sono cinghiali morti e brulicano. 

Cambiando argomento: c'é qualcuno più scaltro di me che sia capace di trovare in internet un po' di Olimpiadi gratis senza venir subissato da pubblicità, videogiochi e da pattumiera varia. Non ho il televisore e piuttosto che pagare rinuncio. Grazie   

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #33 il: Febbraio 17, 2010, 11:13:33 pm *
Questa mattina dopo l’allenamento, mentre mi stavo preparando il caffè  con l’ottima “Sunbeam”, la numero uno delle macchine per fare il caffè in Australia - così dicono ma sicuramente complice è l’Illy che uso -   riflettevo sulle donne. Non sulla “rugiada dell’Altissimo” o “l’altra metà del cielo” - sicuramente il mio amico Maurizio saprà riconoscere le  citazioni -  lungi da me inoltrarmi in inghippi mentali che hanno arrovellato tante menti e cuori, ma pensavo a quel gentil sesso che va in canoa. Facevo mente locale e mi rendevo conto che ci sono, da queste parti, sette fantastiche artiste della pagaia tra i paletti che stanno investendo tempo e denari in previsione della stagione in corso. La donna in canoa ha sicuramente un fascino particolare e credo che anche il collega uomo possa trarre degli insegnamenti importanti guardandole  allenarsi. Sono incantato dalla morbidezza dell’azione di Jana Dukatova. In ogni suo allenamento sembra non far fatica e soprattutto impressiona vedere la sua canoa scivolare sull’acqua. Classe 1983, alta poco più di un metro e 80 per 60 chilogrammi. Per chi crede nei segni zodiacali aggiungo anche che  è nata sotto il segno dei gemelli. Grande appassionata di fotografia, ora sta sperimentando una micro-camera inserita sulla punta della sua pagaia o sulla canoa per immortalare immagini uniche. Campionessa del mondo 2006 a Praga e vincitrice della Coppa del Mondo 2009: l’unica ad aver preso tutte le finali tra coppa, europei e mondiali nella scorsa stagione. La sua caratteristica migliore è una tecnica assai raffinata e decisamente poco dispersiva. Ama pagaiare, meno spostare pesi in palestra. Non disdegna la canoa discesa con cui vinse un mondiale junior sia nello sprint che nella classica. La sua grande rivale in casa è Elena Kaliska. Mi ricordo come fosse oggi la sfida all’ultima pagaiata per prendere il posto per i Giochi Olimpici di Beijing: Liptovosky 2008. Che gara, che sfida! Due atlete per un posto che già aveva il sapore di medaglia olimpica. Era presente anche il presidente della Repubblica Slovacca Ivan Gasparovic, tanto per rendersi conto che valore ha lo slalom in Slovacchia.
Di tutt’altra pasta è l’austriaca  Corinna Kuhnle lei di anni ne avrà  23 il prossimo 4 luglio, io quel giorno dell ‘87 ero a Bourg St. Maurice per partecipare al mio primo mondiale in slalom. Cresciuta canoisticamente con Manuel Kohler ha divorziato sportivamente da lui per mettersi  nelle mani di un certo Helmut Schroter. Quest’ultimo arriva dalla ex Germania dell’Est e aveva allenato in precedenza svizzeri e tedeschi che aveva lasciato per incomprensioni proprio alla vigilia delle Olimpiadi di Beijng. L’austriaca di giallo vestita è molto potente fisicamente, ma anche molto dispersiva. Le penalità nel 2009 l’hanno fatta dannare. Mi sembra però che il problema sia rimasto visto che anche oggi in allenamento sui percorsi lunghi ha praticamente devastato il campo indifeso dai suoi attacchi. Restando nella “Republik Österreich”, per dirla proprio alla tedesca,  c’è il bronzo olimpico e campionessa d’Europa 2007 Violetta Oblinger, di lei ho già scritto molto, 33 anni tutta canoa, figlio e marito. Allenata da Jernej Abramic, ma anche questo l’ho già scritto. Cosa aggiungere di Violetta se non il fatto di riconoscerle una grande dedizione allo sport e una grande voglia di pagaiare?
Chi invece ammiro particolarmente in allenamento  è Emile Fer, vice campionessa europea l’anno scorso, il suo vero primo successo se escludiamo l’oro a squadre nel 2006 ai mondiali. La francese è veramente forte, ma patisce in gara. Alle ultime olimpiadi si è giocata la manche della vita  con un errore banalissimo alla porta sette. Qui dedica la sessione della mattina ad un lavoro tecnico seguita da Courinier, mentre nella seduta pomeridiana l’abbiamo vista fare spesso e volentieri lavori aerobici sul canale con puntate sull’acqua piatta. Lei mi è simpatica, a dispetto del modo generale di fare dei francesi, perché tra le altre cose assomiglia molto a mia zia Dina… a volte certi piccoli particolari ci fanno avvicinare particolarmente agli altri.
Che sia inglese da molte generazioni lo si capisce solamente guardandola camminare, quel passo tipicamente superiore la contraddistingue tra le altre canoiste. Lei è Elizabeth Neve terza ai mondiali a Seu 2009. Parla e sorride poco e ha un fisico piuttosto mascolino. In allenamento sembra essere molto meticolosa: arriva sempre per prima, guarda con attenzione il percorso, si scalda con ampio anticipo e non perde tempo certamente in spogliatoio a parlare o a scambiarsi idee con le altre colleghe di pagaia.
Chiude  questa particolare lista la padrona di casa Katrina Lawrence vincitrice della coppa del mondo nel 2008, amara consolazione per lei visto che alle olimpiadi c’è andata la sorella Jacqueline che conquistò un argento decisamente inaspettato. Tipetto piuttosto asciutto in tutti i sensi,  per allenarsi al meglio si è trasferita da diversi anni a Penrith. Sul canale olimpico del 2000 ci passa diverse ore al giorno utilizzando il tempo ufficiale della Federazione Australiana e le ore del recreation paddling. Quest'ultimo spazio è riservato all'attività commerciale con i rafting quindi il percorso si presenta senza porte se non qualche risalita. Lei però  non sembra dare peso alla cosa e se la spassa sulla “Main Wave” o sul “Last Drop”

Storie di donne in attesa della gara di venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 per i campionati continentali dell’Oceania. Campionati open e non come gli Europei che invece non permettono la partecipazione di altri paesi che non siano in Europa.
Agli “Oceania Open Continental Championships” assisteremo ad un ritorno al passato infatti si qualificheranno in semifinale i primi 40 K1 uomini, le prime 30 donne in kayak, così come per i C1, mentre C2 e C1 donne fermi a 20. E’ questa l’idea emersa dal Symposium allenatori ICF e portata avanti dal boarding dello slalom per la sua approvazione al prossimo “Executive Committee”  di aprile. Sul sito Siwidata si potranno seguire le gare in diretta per ciò che riguarda i risultati, mentre per le immagini le troverete su www.oceania.canoe.org.au, ma bisognerà aspettare 60 minuti dall’arrivo dell’ultimo atleta di giornata  e cioè quando in Italia saranno le 5 della mattina.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, 17 febbraio 2010 – Traning camp and Slalom Race

p.s. non posso essere d’aiuto a Maurizio, seguo le olimpiadi invernali sul sito di Eurosport che ha una fantastica diretta scritta. Non è male perché la fantasia è libera di spaziare guidata dal sapiente giornalista che ogni minuto aggiorna.  Immagini anch’io poche qui sono più nuotatori che sciatori!

alessio cortesi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #34 il: Febbraio 18, 2010, 11:53:52 am *
Di soppiatto e in punta di piedi, per non infastidire i giganti della canoa e non offuscare l'atmosfera dei loro racconti, mi intrufolo nella sapiente discussione …
… sapienza, il livello superiore della conoscenza, sapere molto e fare quel molto che si sa, il passo successivo è la condivisione, “sapere, fare, far sapere/fare” … condividere, e quindi insegnare, è anche prendere (perdere?) tempo per scrivere di sé, del proprio mondo, che è poi lo stesso mondo di chi legge, magari un filino migliore dopo aver letto …
… sapienza, “la somma sapìenza”,  << a l’alta fantasia qui mancò possa >> … senza alcuna intenzione di rettificare quanto già scritto, ardisco una parafrasi (reminiscenze liceali e nulla più): le nostre capacità, per quanto grandi e impegnate in imprese titaniche [“l’alta fantasia”], perdono ogni forza [“possa”] davanti all’estasi, al cospetto di Dio, il Tutto (non tanto il Nulla, ma qui si va nel soggettivo) da cui veniamo e al quale tendiamo … mi piace ricordare quando, per la canoa e grazie alla canoa, in fondo (a fondo?) ad una gola, con il fiume che ti aspetta e accompagna, di tanto in tanto questa sorta di micro-estasi ti rapisce, per un attimo o poco più, per poi restituirti al trionfo della natura, o almeno di quel che ne rimane
Torno a le sudate carte, non prima di avere ringraziato Ettore e Maurizio (non conoscendoli personalmente) e tutti quelli che, come loro, offrono tali e tanti stimoli, canoistici e non, anche a noi umili pagaiatori del fine settimana, non-atleti animati da identica passione

A presto in fiume,
Alessio

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #35 il: Febbraio 19, 2010, 01:37:11 pm *
La gara per un atleta è la vita. La gara per un allenatore è un momento esaltante che ti regala adrenalina.  La gara è come per un artista vedere l’opera finita, come per un pianista esibirsi, come per uno studente sostenere l’esame, come per un architetto progettare, come per un fiore sbocciare, come per un amante amare, come per un atleta gareggiare.
Ed è proprio tutto ciò che dà  la dimensione di che cosa ci possa stare dietro ad una competizione, anche se per qualcuno questo non è certo il momento di dimostrare nulla o di conquistare titoli e gloria. Ma a quel tre, due, uno, via il mondo diventa  il tutto, l’eterno, l’immenso:  fosse solo per un battito di ciglio, fosse solo per quell’istante, ma l’energia cosmica passa proprio dentro di te e ti fa capire la ragione per cui ogni giorni ti alzi dal letto,  lotti, lavori, mangi, dormi, sogni!

Cosa si è impresso nella corteccia celebrale oggi? Semplice quel traghetto dalla porta in risalita 15 alla risalita 16 con spinta finale sul muro di Fabien Lefevre che lo ha visto proiettarsi in orbita sospeso tra atmosfera e acqua; la condotta di gara di Super Cali e la sua determinazione in seconda manche quando nulla aveva da guadagnarci; l’eleganza e gli occhi di una ragazzina quindicenne che piazza la zampata della pantera sia in kayak che in canadese; un Slafkovsky arrivato  dal grande freddo dell’Europa giusto ieri e balzato in acqua ci piazza un 94,90 da paura. Parafrasando – non me ne vogliano  Maurizio e Alessio -  la poesia di Alda Marini si potrebbe scrivere:

quando ti guardo
è come ammirare una libellula
che lascia il segno nel ruscello.
E’ come salire sulle ali
trasparenti come l’acqua
e volare sopra le porte
che odorano di gloria.
In me tutto vive intorno a te.


Che spettacolo veder pagaiare Alexander e il suo compagno Matej, ma che disperazione possono avere questi due interpreti massimi della canadese monoposto che davanti a loro hanno però un muro olimpico invalicabile da superare che risponde al nome di sua maestà Michal Martikan?

Il resto è semplice  cronaca di giornata per questa apertura stagionale di gran classe agli “Oceania Open Continental Championships”, dove si sono qualificati praticamente tutti gli atleti di livello, nessun esclusione altisonante. Gli australiani hanno messo in opera un mega apparato di registrazione via internet, anzi per la precisione intranet, ma devono risolvere qualche problemino di collegamento. Quando in acqua ci sono tre atleti va in tilt praticamente tutto… non è facile gestire le immagini contemporaneamente. Spendere due parole anche sul percorso è doveroso  per sottolineare che i tracciatori – Mike Druce e Thomas Masseu – hanno optato sicuramente per la linearità e da quanto si è potuto vedere questa scelta è stata rispettata anche per la prova di semifinale e finale di sabato e domenica. Il percorso quindi è risultato  decisamente facile con una sola combinazione impegnativa nella parte finale. Domani semifinale e finale a 10 per le donne e C1, domenica di scena k1 uomini e C2. Risultati e video su www.oceania.canoe.org.au

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia, 19 febbraio 2010 Oceania Open Continental Championships 

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #36 il: Febbraio 20, 2010, 08:04:52 am *
Se vi catapultano nel continente oceanico da chissà quale pianeta e vi chiedono che giorno è,  non vi sarà difficile scoprire il  sabato visto che per milioni di australiani è il momento da dedicare allo sport. Uscendo di casa per raggiungere il campo di slalom devo percorrere circa 6 chilometri. Al primo incrocio giro a destra e costeggio un campo da rugby che puntualmente trovo invaso la mattina del sabato: corrono tutti come disperati e si cacciano per terra molto volentieri.  Questo campo confina con uno spazio per il cricket, sport che o ami o detesti, e oggi si contendevano la palla due squadre giovanili perfettamente vestite di un bianco candido e tutti con il cappello da esploratore africano. Al terzo incrocio giro ancora a sinistra e arrivo al semaforo dove prendo la destra e 500 metri dopo imbocco la sinistra. Qui per tutto il rettilineo di oltre 3 chilometri ci sono case sulla destra e campi sportivi sulla sinistra. Basket, baseball, volley e tennis e indovinate un po’? Sabato mattina campi impegnati per partite e tornei vari. Il quadretto si completa con i soliti gazebi a bordo campo sotto i quali trovi mega frigo da campeggio, sedie stile spiaggia, vettovagliamenti vari e tanti, presumo, genitori intenti a tifare per una o per l’altra squadra. Poi arrivi al Wild Water Center e trovi pullman parcheggiati: hanno portato centinaia di persone non a guardare la seconda giornata degli “Oceania Open Slalom”, ma per fare rafting e  aspettando che la gara finisca si dedicano al beach volley o a si tirano il boomerang,  che in realtà puoi usare singolarmente visto che lui torna sempre!

Le semifinali e finali C1 e K1 donne hanno riservato colpi di scena a non finire. Nella specialità della canadese monoposto la “Libellula Slafkovsky” si è prima lavata le ali con un eskimo prima della porta numero 1, quindi, nel tentativo di recuperare è volata troppo bassa alla porta numero nove, giusto sotto la “Main Wave”, giocandosi finale e gloria. Ma il destino ha riservato la stessa sorpresa al suo compagno di squadra, nonché campione europeo U23 e iridato con lui nella prova a squadre, Matej  Benus che aveva vinto agevolmente la semifinale. C’è da riconoscere però ai  due fantasisti slovacchi una certa dose di coraggio e forse di spregiudicatezza nell’aver osato e preteso così tanto dalla buona sorte e dall’arte del “menar la pala” nell’acqua. Loro che guidano la loro canoa all’inglese  e che si trovavano a piantar coda in debordè, nel punto del canale sicuramente più ostico, avrebbero potuto optare per una saggia e tranquilla porta in retro invece di una quanto meno difficile discesa. Ma non si diventa campioni con i “ma” e con i “se”. Si diventa campioni osando per scoprire il limite. Il vice campione olimpico David Florence si è praticamente autoeliminato dal podio per tattica decisamente troppo aggressiva che prima o poi, su un percorso così, paghi.
Eliminati così i big la gara ha regalato alloro al francese Edern Le Ruyet su il ceko Vitezslav Gebas e il giapponese, ormai da anni in quel di Liptovosky, Takuya Haneda. Per il transalpino, che è a Penrith da settembre per allenarsi e si è mantenuto quaggiù facendo la guida rafting, è il primo vero successo importante dopo un settimo posto agli europei U23 nel 2008 e un bronzo sempre nella stessa gara ma a squadre.
Anche le donne non hanno scherzato per colpi di scena. Fuori dalla finale Emilie Fer, rimanevano comunque in acqua per le medaglie atlete di comprovato valore. La Dukatova si mangia la gara con due banalissimi tocchi alla 15 e 16 che l’hanno messa in crisi non poco. Da Elena Kaliska non ci si poteva aspettare molto di più visto che era arrivata praticamente solo alla vigilia della gara di ieri. Chi invece ha tenuto fino alla fine è stata Corinna Kulne l’austriaca che si porta a casa vittoria e soddisfazione di essere stata davanti alla sua rivale di sempre in casa: Violetta Oblinger e la cosa si fa molto interessante in vista della stagione appena iniziata! Bella prova poi della giovanissima ceka
Katerina Kudejova, che per la verità non è proprio una sconosciuta visto che l’anno scorso ha vinto gli europei U23 e l’anno prima da junior aveva messo al collo un bronzo ai mondiali e un oro agli europei. Tra le australiane Sarah Grant si è presa una bella soddisfazione nel vincere il bronzo nella gara open e il titolo continentale oceanico mettendo in fila le tre compagne di squadra che sembravano più accreditate  di lei e cioè le sorelle Lawerence, Katerina e Rosalyn, e Jessica Fox che in semifinale era terza. Le penalità però della figlia d’arte le sono costate parecchio.

Domani semifinale e finale C2, K1 men e C1 Women

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith 20 febbraio 2010 – Oceania Open Continental Slalom Race - semifinale e finale C1M e K1W

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #37 il: Febbraio 21, 2010, 12:26:26 pm *
Due cose sono certe. La prima è  che fino a quando le donne in canadese monoposto cambieranno lato di pagaiata ci sarà ancora da migliorare molto anche se i passi che stanno facendo sono da gigante,lo dimostra quel 28% di distacco dal primo k1 uomini. Un sogno per tante donne italiane in kayak!  La seconda è una semplice banalità: i K1 uomini devono pagaiare forte ed essere tecnicamente ottimi per cercare di stare al passo di Daniele Molmenti!
Tutto il resto è cronaca di giornata liquidata dall’organizzazione senza tanti fronzoli, forse inutili, ma che a volte contornano e rafforzano  alla grande momenti di sport.
Andiamo per ordine però: dobbiamo partire dalla canadese doppia con il  duello tutto slovacco tra i cugini Skantar e i gemelli Hochschorner e questo sarà sicuramente il lait-motiv di tutta la stagione vista la superiorità netta di questi due equipaggi, il primo allenato da Mincik e il secondo dal padre dei gemelli. La gara si è risolta alla “main wave” dove bisognava fare una porta in discesa in morta e poi prendere la porta successiva  in discesa giusto sull’onda. La scelta era o farla diritta, soluzione molto veloce ma anche molto rischiosa, oppure in retro, più sicura ma più lenta. Gli Skantar non hanno avuto dubbi e si sono proiettati in discesa, mentre gli Hochschorner hanno optato stranamente per un passaggio più sicuro in retro. I  due secondi che  separano i due equipaggi  sono riassunti in questa manovra… questo è lo slalom, queste sono le emozioni di uno sport che incanta e che lascia tutti con il fiato sospeso fino all’ultima pagaiata. E’ stato così anche per la finale della canadese donne dove la giovanissima Jessica Fox – ancora 15enne - tra la penultima porta e l’ultima ha fatto sospirare papà Richard e mamma Myriam  con un eskimo capolavoro in uno spazio decisamente ristretto. L’australiana, ma di madre francese e padre inglese, si porta a casa la vittoria su Jana Dukatova  e il titolo oceanico oltre ad un futuro che già ha scritto il suo nome sulle porte dello slalom.
Ma veniamo al kayak maschile che ,come sempre, lascia tutti con il fiato sospeso fino all’ultima pagaiata. In semifinale si ferma alla porta 13 Fabien Lefevre: dopo l’aggancio a sinistra si blocca, lascia la pagaia e si prende il fianco sinistro. Probabile stiramento addominale come due anni fa quando fu costretto a fermarsi per parecchi mesi. In finale non entra neppure un Oblinger sprecone e il favorito di casa Forsythe, un tocco e sei fuori. L’unico che può permetterselo e giocarsi ancora la medaglia è Super Cali. L’italiano in finale parte a bomba e impressiona per precisione e forza. Vola sulla “main wave” e spinge poi sull’acceleratore per entrare nella parte finale con ampio margine su tutti. Non sbaglia le ultime due risalite e vince con 1,79 su un Vavrinec Hradilek che nulla può contro la determinazione di Molmenti. Strano però quando è solo – si veda l’anno scorso qui o la finale della coppa del mondo in Canada – non ha difficoltà a dominare, mentre con i federali al seguito non sempre va così, forse la Federazione potrebbero risparmiare soldi e prendere medaglie più sicure se tenesse a casa l’intero staff tecnico!

Archiviati anche i campionati Oceanici, domani si torna ad allenarsi duramente: ci aspettano ancora due settimane in Australia e cercheremo di spenderle al meglio. Con la settimana prossima diversi atleti iniziano a rientrare in Europa ognuno per preparare le varie prove di selezione.

Dimenticavo è facile scoprire anche quando è domenica quaggiù! Negli spazi verdi tanti barbecue e sedie a sdraio, i più organizzati hanno musica al seguito e ombrelloni… oggi è domenica!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


Penrith 21  febbraio 2010 – Oceania Open Slalom Race

Gianfranco Guglielmi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #38 il: Febbraio 26, 2010, 03:23:18 pm *
...A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il Sole e l’altre stelle.

Qualcosa mi dice che ci saranno forse uno o due canoisti dispersi nella penisola che avrebbero necessità di una traduzioncella in lingua autistico/italiotica/berluschina, questa se la procureranno dove credono (sarà dura!). Darò invece la mia.
Ecco che, dopo aver naturalmente descritto Inferno, Purgatorio e Paradiso, agli ultimissimi versi della Commedia, Dante dice:

...se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne...
(in India si direbbe: la salita autonoma e prepotente di kundalini)

(traduco il finale)  ... La potenza immaginativa e rappresentativa della mia anima sciolse l'ultima presa coi fenomeni che le si presentavano; ma l'amore che muove il sole e le altre stelle già travolgeva il mio desiderio e la mia volontà, come ruote rotanti fra infinite altre.

Parafrasare è rovinare. Mi scuso. Ad alcuni tutto questo evoca l'accesso ai livelli estremi di Shamadi, l'ingresso nel Nulla, nel non essere, nel non divenire, nel luogo inesprimibile. Non sono cose impossibili (non per tutti) giacché ne hanno parlato i grandi poeti persiani, i mistici sufi e, qua e là, con formule diverse parecchi altri (vedi esoterismo cristiano per es.) E' la merce più segreta e più rara del mondo: ma esiste!

Probabilmente si potrà divenire dei passabili allenatori anche senza spingersi così lontano, però ringrazio Ettore della citazione a nome di quelli che, persino tra i canoisti, proprio non potrebbero vivere di solo pane. Mi fido di più di un allenatore di canoa (o di qualunque altro) capace di colpo d'ala, genio, sintesi, capace di intuizione. Quelli che stanno attaccati al manuale sono cinghiali morti e brulicano. 

Cambiando argomento: c'é qualcuno più scaltro di me che sia capace di trovare in internet un po' di Olimpiadi gratis senza venir subissato da pubblicità, videogiochi e da pattumiera varia. Non ho il televisore e piuttosto che pagare rinuncio. Grazie   

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #39 il: Febbraio 28, 2010, 12:06:54 pm *
Sono arrivato a dicembre in questo continente e lo sport australiano era concentrato su una partita di cricket contro il Pakistan tenendo  su di sé l’attenzione per un mese intero. Accendevi la tele e ti ritrovavi in mezzo al campo con le due squadre in piena partita. Salivi in macchina e partiva il commento alla radio sulle ultime novità dal campo; ti capitava di passare davanti a qualche bar e vedevi  la gente incantata a guardare e a seguire 22 giocatori vestiti come anziani signori in gita Valtur intenti a tirare una pallina o a colpirla. Ora non vi sto a  spiegare le regole di questo nobile sport importato da queste parti dagli inglesi. Fate come me, se siete curiosi,  andate su wikipedia ed eruditevi su storia, regole, spirito del gioco, ruoli, strumenti utilizzati, campi e organizzazioni. Dopo i dovuti approfondimenti è da osservare un altro aspetto, forse il più interessante:  la passione che leggo negli occhi dei piccolissimi che incontro e vedo in azione nella mia corsa giornaliera proprio su un campo di questo sport all’apparenza molto noioso. I ragazzini, ma ci sono anche femminucce, arrivano solitamente a bordo dei suv dei genitori, qualcuno anche a piedi evidentemente fortunato per  abitare a pochi passi dal prato verde,  scendono dalle auto inforcano una borsa gigantesca  e si cambiano a mo’ di canoista e cioè in strada e con il gluteo al vento! La vestizione ha un suo particolare rituale in relazione al ruolo di ogni giocatore, ma mi rendo conto che ci sono lunghe pause nella partita per effettuare i relativi cambi di abbigliamento. Evidentemente ad alternanza ci si scambia i ruoli: a questa età non c’è la specializzazione, com’è giusto che sia. Mi colpisce come l’allenamento o la partita procedano senza l’intervento eccessivo di, credo, l’allenatore. I piccoli giocatori sembrano  gestirsi autonomamente molto bene, un po’ come facevamo noi al campetto da calcio. Una volta fatte le due squadre con la classica “alle bombe del canon bim bum ban” si iniziava a giocare dopo aver fissato l’unica vera regola per quel  pomeriggio intero: si arriva al 10 (questo numero naturalmente stava per gol segnati). Alle volte poteva succedere che, se la partita  andava troppo per le lunghe,  le mamme iniziavano ad urlare i vari nomi dalle finestre che circondavano il nostro “Maracanà”, avvisando che la cena era praticamente in tavola. A quel punto arrivava la classica perentoria decisione: chi segna questo ha vinto tutto, un golden goal ante litteram. Potevi vincere o perdere  8 a zero ma chi segnava quel goal aveva la vittoria  e tanta storia da raccontare fino al giorno successivo. La gloria di un momento grazie magari  all’exploit  finale. Un po’ quello che è successo all’Italia della neve e del ghiaccio. Speriamo solo che questa volta non basti per salvare un sistema sportivo che, come ripeto da tempo, si basa esclusivamente su buona volontà di talenti e sulla scarsa lungimiranza dei settori dirigenziali. Verrebbe da urlare: a casa tutti!  ma nessuno di loro avrà l’onesta di farlo. 
Negli occhi di quei giovani giocatori di cricket c’è la voglia di giocare, di non fermarsi mai. Finita la mia corsa, torno a casa, mi lavo, mangio, riposo, scrivo o leggo, ripartiamo per l’allenamento. Ripasso davanti al campo e loro, i ragazzini,  sono ancora su quell’erba soffice e deliziosa di un verde smeraldo a contendersi pallina, guanti, bastone e a correre. Sembra che il tempo si sia fermato, sembra di vivere solo per quella partita eppure quello è l’unico sistema vero che conosco per arrivare, forse un giorno, ad una tanto ambita e sperata gloria sportiva. La luminosità degli occhi di quei  piccoli omini vestiti di bianco e dal cappello troppo grande per restare fisso in testa, mi riflettono  la luce che già mi guida e che ho rivisto ieri a migliaia di chilometri di distanza  dopo un bagno nelle fredde acque del Brenta. Una luce, uno sguardo, una passione  che non ha bisogno di una  presenza fisica per essere recepita, apprezzata ed esaltata. La voglia di ritornare velocemente a pagaiare ne è la testimonianza più forte.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi 

Penrith 28 febbraio 2010 – Traning Camp

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #40 il: Marzo 02, 2010, 09:22:14 pm *
E’ tornata nella sua  dimora ufficiale: all'esterno del Museo Olimpico di Losanna, dove il fuoco a cinque cerchi arde incessantemente in attesa di una nuova avventura. Proprio quella fiamma che per 16 giorni ha riscaldato, ha animato, ha fatto soffrire, ha fatto gioire, ha entusiasmato, ha piacevolmente illuminato 82 paesi e i suoi  2.621 atleti. Una fiamma che sempre arderà nella memoria di Nodar Kumaritashvili, una fiamma che arderà sempre nei cuori di tutti noi, nell’attesa di rivederla riaccesa fra due anni a Londra.
Una edizione olimpica invernale per me molto particolare che ho vissuto  stranamente senza le dirette televisive e i commenti di brillanti e a volte sapienti commentatori. Internet ti aiuta molto e mi ha permesso anche di lasciar correre la fantasia senza una fissa regia di qualsivoglia specialista. Cercare e guardare per scoprire con poche direttive che cosa può nascondersi dietro ai numerosi blog degli atleti o su facebook,  leggere  i commenti di appassionati puri che intervengono su forum più o meno ufficiali. L’idea credo che ce la siamo fatta un pochino tutti: la necessità di cambiare, di rinnovarsi, di cercare strade nuove per non doversi ogni volta piangersi addosso. Fu così per Bejing, senza ovviamente togliere nulla alle medaglie conquistate, che come ripeto sono state solo frutto di talenti  e sarà così per Londra e per Sochi se noi tutti non vogliamo e lottiamo per un cambiamento dello sport nazionale.
Che cosa bisogna fare? Semplice… cambiare tutto. Programmare, lavorare, creare strutture che possano permettere ai nostri giovani di esprimersi a livello motorio, così come a livello intellettuale. Oggi ho visitato un’altra scuola qui in Australia perché il prossimo anno Zeno (il mio figlio più grande) molto probabilmente farà una parte dell’anno qui per apprendere bene la lingua e per allenarsi al meglio nei mesi  invernali. Entri in queste High School e rimani impressionato nel vedere gli spazi riservati per l’attività sportiva. Campi da pallacanestro, rugby, baseball, atletica leggera, piscina e soprattutto vedi all’opera gli studenti che alternano lezioni in aula e all’aria aperta. Il concetto della scuola superiore è semplice: segui due filoni principali come ad esempio  matematica e lingua inglese, poi hai la possibilità di scegliere un’altra serie di materie, 3 al massimo, che integrano la tua linea guida. Materie come musica, scoperta del tuo corpo nell’attività sportiva, biologia, business service o fotografia, e altre ancora. Quando entri vieni accolto da una segretaria che con molta tranquillità, dopo aver capito il tuo problema, ti accompagna da chi può risolvertelo. Ambiente tranquillo, moquette ovunque, tutto molto soft. Chi hai ora di fronte sorseggia caffè e mangia una mela, senza troppi problemi e ti ascolta sorridente. Ti  illustra il programma e ti fa delle proposte assai intelligenti e per noi molto, molto  allettanti. Costo? Don’t worry You are in the public school the government pays, it’ s a pleasure to have some foreign students!
Ma “vivaddio”!!! come diceva sempre la mia professoressa di italiano delle medie, perché  da noi non è così? Perché non cambiano le cose, perché, perché, perché?
Perché presenti un progetto da 3 milioni di euro tutti già finanziati per un centro di eccellenza per la canoa con tanto di palestre, foresteria, bar, ristorante, canale  di allenamento e c’è qualcuno  facente parte di una presunta “commissione impianti fick” che ha il coraggio di esprimere perplessità? Ma ci si rende conto da quanta  ipocrisia  siamo circondati? E poi vogliamo le medaglie alle Olimpiadi?
Consoliamoci con  Dante che li collocherebbe all’Inferno nel XXIII canto…

Taciti, soli, sanza compagnia
n’andavam l’un dinanzi e l’altro dopo,
come frati minor vanno per via.

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Penrith 2 marzo, traning camp Australia

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #41 il: Marzo 04, 2010, 01:02:08 am *
Li ho presi per la gola e alla fine hanno cantato! Ho iniziato con una serie di antipastini, quindi sono passato a delle cozze gigantesche e saporite, per lanciarmi poi  su tre primi: risotto ai funghi, risotto alle fragole e tortellini in brodo fatto con carne e il giorno prima. Il vino è stato portato dai commensali un merlot australiano e per la precisione un Yellow Tail non male anche se scopriamo che la cantina produttrice è la Casella Wine che ha origini italiane e per la precisione siciliane.  Chi avevo a cena ieri sera? Dimenticavo di scriverlo. Jurg Gotz e Robert Orokocky. Il primo è l’Head Coach Olympic Programme della  canoa slalom inglese  il secondo è l’ Head Coach Olympic Programme della canoa slalom Slovacca. Due guru dello sport della canoa tra i paletti. Personaggio curioso il primo nasce in Svizzera nel 1959 e gareggia a livello internazionale dal 1976 al 1984 in kayak. Nel 1978 ottiene un secondo posto in Coppa Europa e nel 1981 è sesto ai mondiali nella gara individuale e secondo a squadre. Terminata la carriera da atleta inizia  quella da allenatore di club nella sua nazione. Dal 1986 al settembre 2001 guida la nazionale Svizzera per passare poi nell’ottobre dello stesso anno ad allenare la squadra inglese. Alla vigilia delle Olimpiadi 2008  arriva ad essere il responsabile  di tutto lo staff tecnico britannico. Il secondo, e cioè Robert Orokocky,  esce da un’attività da atleta di medio livello,  ma matura una consistente esperienza come allenatore partendo dal Club di Bratislava. Piano piano con lui cresce anche Jana Dukatova che nel 2006 vincerà il mondiale a Praga nel Kayak femminile ed è sicuramente una delle donne più interessanti di tutto il panorama canoistico. Robert diventa responsabile di tutta la squadra slovacca nel 2001 e quindi oltre ad essere l’allenatore personale della Dukatova, svolge anche un ruolo di coordinamento e dirigenza nel team slovacco che, come sappiamo tutti, ha tante di quelle medaglie olimpiche e iridate da far spavento a paesi decisamente più potenti come Germania, Francia e la stessa Great Britain, considerando che la Repubblica Slovacca ha 5 milioni di abitanti solo.
Una serata interessante dove le buone pietanze,  il merlot  e il clima di amicizia ha sciolto i due amici e le idee e i programmi per il futuro delle rispettive squadre non hanno avuto più segreti!
Gli inglesi, hanno ovviamente un occhio di riguardo per i Giochi di Londra, ma non si fanno scappare la ghiotta occasione per dirottare la grossa disponibilità di sterline a disposizione per l’evento olimpico anche  sui giovani. Sarebbe un errore – ci dice il sapiente e lungimirante Gotz – sprecare tutto questo denaro senza pensare al futuro. Quindi le mosse sono tre. La prima è quella di proseguire il lavoro che si sta facendo da anni con la  squadra elite: e vi posso assicurare che è un lavoro mastodontico.  Il secondo punto è quello di realizzare strutture in grado di poter mettere i giovani nella condizione di allenarsi al meglio. Ecco quindi che a fine marzo si inaugurerà un nuovo canale artificiale a Cardiff, mentre altri due sono in fase di realizzazione oltre a quello olimpico di Londra. Terza fase investimento sugli allenatori periferici perché possano seguire i giovani a tempo pieno, coordinati dal centro e dall’esperienza dell’alto livello.  L’idea sostanzialmente seguita è quella che da anni opera in Francia.
Gli slovacchi possono contare su un gran numero di giovani che, grazie ai successi degli atleti elite, si avvicinano alla canoa senza troppi problemi. Ai più talentuosi viene offerta la possibilità di essere seguiti da allenatori a tempo pieno. La possibilità di allenarsi al meglio poi  con finanziamenti mirati ad personam è il passo successivo a cui un giovane atleta può accedere. Qui in Australia sono venuti anche i migliori giovani che oltretutto hanno anche l’opportunità di allenarsi con compagni di squadra decisamente forti. Per ciò che riguarda le strutture ci sono degli investimenti importanti a Liptovosky e a Bratislava, oltre alla sistemazione di alcuni percorsi semi-naturali indicati soprattutto per i giovani.
Quando è venuto il mio turno per parlare, mi sono ricordato che era il momento di servire il dessert che per la verità erano tre: fragole all’aceto balsamico, fragole al vino bianco e fragole, limone e zucchero.
Le prelibatezze ben servite mi hanno salvato… per fortuna! visto che sarei stato molto imbarazzato a rispondere alla domanda che avevo posto io a loro: "che sta facendo la vostra federazione per il futuro?"

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith 3 marzo 2010 – slalom traning camp



Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #42 il: Marzo 05, 2010, 08:52:46 am *
* Ultima modifica: Marzo 05, 2010, 08:56:31 am da Ettore Ivaldi *
Gli slovacchi hanno tutti i giorni un’ora riservata dalle 9,15 alle 10,15. Raggiungono il Penrith Whitewater Stadium in ordine sparso, ma rispettando però una preciso protocollo. Il primo ad arrivare è sempre Juraj Mincik dal lato destro del canale, quello per il pubblico per intenderci, attraversa il primo ponticello che incontra ed inizia a studiare il percorso che disegna su una cartellina che porta sempre con sé. Una decina di minuti più tardi sopraggiungono in canoa i cugini Skantar  con Karol Rozmus e, lasciate le canoe sul prato, si appropinquano al loro allenatore per conoscere il percorso. Arriva, corricchiando in abiti ancora civili, Matej Benus accompagnato dalle fidanzate dei cugini… mica scemo Benus! E tutti assieme camminano lungo il percorso per erudirsi sull’allenamento da fare. Nel frattempo giunge anche Elena Kaliska con il tecnico ed un ragazzino che segue lei personalmente, un giovane kappa uno particolarmente legato alla bi-campionessa olimpica. Certo è che il giovanetto ha scelto bene il suo mentore per un futuro che si prospetta già ricco di opportunità. Anche i tre, dopo vari consulti, esaminano il percorso e decidono il da farsi. Dalla collinetta spunta una gamba così lunga che passano diversi secondi prima che arrivi la seconda con il resto del corpo, a questo punto la successiva azione di deambulazione segue  la stessa metodica. Ferma in quella posizione statuaria è Jana Dukatova che attende il buon Robert che viceversa di passi per raggiungerla ne deve fare giusto il triplo. I due non scambiano una parola e a gesti indicano le porte da fare. Decisamente più rilassato è l’arrivo di papà Martikan che in mezzo al pratone si toglie la maglia, guarda il cielo e annuisce. Poi questa mattina era indaffarato con cuffiette e I-phon, fatto decisamente insolito e alquanto preoccupante… mah vedremo, vi aggiornerò sul seguito. Al figlio campione è impedito superare a piedi la linea che demarca il canale. Lui si limita a scendere in canoa. Aspetta sul laghetto di partenza l’ora fatidica e giusto 2 minuti prima si lancia nel budello di acqua per le sue 50 discese giornaliere! Giusto per la cronaca i due minuti di anticipo li aggiunge ai 2 minuti finali rosicchiati all’ora successiva e  così facendo è assolutamente il primo a partire e l’ultimo a scendere. Con andatura incerta arriva anche Juraj Ontko, leggermente sovrappeso ultimamente, che va subito a consulto da Mincik il quale deve, presumo, aggiornarlo sui progetti della giornata lavorativa. I due guardano il tracciato, sorridono, anzi per la verità a sorridere è solo Ontko:  Mincik ha passato troppo tempo con i fratelli Hochschorner per permettersi di esteriorizzare il suo stato d’animo. Alla fine prendono una decisione e si piazzano in punti diversi per fare le riprese video.
Accompagnato dalla moglie e dalla fidanza del figlio arriva anche papà Cibak che scambia in ordine due parole con tutti i vari tecnici della sua squadra presenti sul percorso. Non sembra preoccuparsi, almeno per i primi 10 minuti del figlio-atleta che sta ultimando  il riscaldamento sempre sul tracciato di gara. Ma la parata non è finita qui. Infatti pochi minuti dopo l’inizio dell’allenamento arriva un signore sulla sessantina decisamente lento nel muoversi, probabilmente per i diversi chili che deve portarsi appresso, e si piazza a fatica sulla collinetta quasi a creare una sorta di scudo spaziale a quel gruppo di atleti e allenatori impegnati dall’altra parte. La cosa, visto che  si ripete sempre e non può essere una fatalità,  ha stuzzicato non poco la mia curiosità. Alla fine dopo vari accertamenti ne è uscita una versione ufficiale slovacca: è un amico di Martikan che ogni tanto lo segue. Ma pensa un po’ tu!
Infine sulle panchine di legno e sotto l’ombrellone  con  libri e dispense varie è seduto, con tanto di evidenziatori in mano, il fisioterapista pronto ad intervenire in caso di necessità.

Ecco,  il quadretto slovacco credo che sia così completo.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Australia - Penrith, 4 marzo 2010  - slalom traning camp … fra 4 giorni si torna a casa!

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #43 il: Marzo 06, 2010, 11:23:08 am *
Certo non si può parlare di tristezza  visto che  sono in procinto di tornare a casa dopo tre lunghi mesi passati fisicamente lontano dalle persone che amo, ma che ho portato comunque con me in ogni respiro in ogni gesto in ogni pensiero. “Era già l’ora che volge al disio” mi viene da pensare nel momento sempre e comunque nostalgico di ripiegare gli stracci e infilarli in quella borsa che per lungo tempo è rimasta ad impolverarsi sotto il mio letto. Un altro capitolo positivo della vita si chiude  e subito un altro si riaprirà. Ciò che rimane, di questi tre mesi dall’altra parte  del mondo,  sono mille flash, idee e pensieri  che si accendono appena la luce si spegne e illuminano la mia notte di sogni e speranze. Ciò che rimane, nero su bianco,  sono le parole dei  giorni che ho avuto  l’onore di condividere con voi. Grazie a tutto ciò il tempo è volato fissato  in questo appuntamento pressoché giornaliero con chi crede nella canoa, con chi la vive, con chi la sente pulsare e l’ama. E’ stato bello fermarmi a riflettere e a concretizzare  le emozioni che ho vissuto di momento in momento. E’ stato bello e stimolante cercare di trasmetterlo a tutti  nell’umile tentativo di rendere pubblici e conosciuti atleti e personaggi che operano nel più assoluto anonimato di uno sport che purtroppo non conosce fama e gloria patinata. Tutti loro hanno mille sfumature da raccontare, mille storie da scoprire, mille gesti da immortalare. Troppo poco si scrive di canoa, troppo poca attenzione viene data alla storia della canoa, alle classifiche, alle statistiche, alle memorie di allenamenti e gare. Si perdono nel nulla e corrono verso il mare le imprese che nascono  sull’acqua che corre e come un fiume in piena vengono travolte dagli eventi e dall’inesorabile domani. Sempre domani, ma oggi e ieri? Certo non bisogna vivere di passato, ma bisogna non dimenticarlo e trarre beneficio da questo per progettare un futuro che purtroppo per la canoa italiana è ancora offuscato da mancanza di onestà intellettuale.
Questo mi lascia sgomento, triste, sconsolato. E come dice bene il mio amico Bepi: “non credo che nel passato mai lo slalom sia stato peggio di ora, anche nei momenti più bui, che tu (io Ettore Ivaldi n.d.r.) hai ben conosciuto”.
Cosa aggiungere ancora se non ringraziare il gentile e attento lettore, cosa aggiungere ancora se non ringraziare gli atleti che ci hanno regalato materiale su cui riflettere e scrivere. Cosa aggiungere ancora se non ringraziare gli allenatori che hanno solcato la riva tante volte  quante i loro atleti hanno disceso il  budello d’acqua olimpico. Cosa aggiungere ancora se non ringraziare  il fato e il destino che ci hanno regalato salute e gioia per sfruttare al massimo questa ennesima opportunità?

Qui finisce l’avventura (parafrasando al contrario un noto fumetto) del Signor Bonaventura che l’Australia abbandona per tornar a Verona. Lì l’aspetta il presidente, che allor non ne sapeva niente, per osservare ed approvare il canal dove un dì s’andrà tutti a pagaiare

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi … in viaggio per riabbracciare Amur! (mi scuso con i fruitori del forum per quest’ultima umana, ma quanto bella, debolezza)


rossi giuseppe

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #44 il: Dicembre 24, 2010, 01:23:41 pm *
Egr signor ivaldi spero che anche quest'anno ci racconti come si allenano nel periodo invernale i migliori atleti dello slalom.
per me sarebbe cosa molto gradita.

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #45 il: Dicembre 24, 2010, 02:55:00 pm *
Gentilissimo Signor Rossi,

quest'anno cercheremo di fare molto di più... non solo parole, ma spero anche immagini grazie alla magica Go-Pro e un po' di inventiva! Partiamo il 15 gennaio... si tenga pronto, allacci le cinture e divertiamoci assieme.

Colgo l'occasione per augurare a tutti i canoisti e non solo un Santo Natale e uno straordinario 2011 -

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

rossi giuseppe

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #46 il: Dicembre 31, 2010, 11:59:26 am *
egr signor Ivaldi,
approfitto della sua disponibilità per chiederle se quest'anno vedremo in tv le gare di canoa ( eurosport,sportitalia, rai sport) oppure le seguiremo ancora su siwidata.
le auguro anch'io un felice 2011.
grazie per la disponibilità e cortesia

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #47 il: Gennaio 01, 2011, 10:53:18 pm *
Da quanto mi è dato sapere l’ICF aumenterà l’impegno economico per promuovere lo slalom e la canoa da velocità sui mass-media. La stessa Federazione Internazionale ha voluto fissare dei criteri precisi per chi organizzerà gare di Coppa e Mondiali e tra i principali requisiti ci sarà l’obbligo della copertura televisiva almeno per le gare di semifinale e finale.
Importante anche il budget che verrà impegnato per lo streaming a cura di Sportstec  (http://vod​.sportstec​.tv ). Ora però garantire la presenza di Eurosport, Sportitalia o Rai Sport non è cosa così facile per me... mi hanno estromesso da molto tempo dalla stanza dei bottoni, ora faccio semplicemente l’umile cronista di uno sport che amo.

Buon Anno a tutti nella speranza di un 2011 sulla cresta dell’onda... canoisticamente parlando  ovviamente!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi