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Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #15 il: Settembre 05, 2009, 09:20:57 pm *
C’è bisogno del pile alla mattina presto per seguire le prime due sessioni di allenamento sul canale. Ci si sveglia con quel frigido che ci ricorda che l’estate sta finendo, siamo agli sgoccioli e ogni raggio di sole in più è regalato. Speriamo, si dice in questi casi, in un bell’autunno! Quindi anche per gli atleti le maniche lunghe sono d’obbligo per evitare sorprese fisiche dell’ultimo minuto. C’è anche chi rinuncia ad allenarsi sul tracciato iridato quando la sessione è troppo mattutina. E’ stato così oggi per Sthephana Hilgertova che ha preferito pagaiare sull’acqua piatta riscaldata a metà mattina da un sole viceversa estivo.
Ieri, a la tarde, ho seguito dietro le quinte la presentazione di “Kayakart” opere artistiche ispirate al mondo della canoa. So che farò contenta Tatiana Cappucci parlando di Armengol Tolsà Badia, nome d’arte Ermengol. Un artista che nasce in Argentina 51 anni fa e solo nel 1985, seguendo le origini paterne, si trasferisce in Catalunya dove trova lavoro e gloria come vignettista umoristico. La sua passione per l’arte è evidente e così , partendo dal presupposto che nulla si distrugge tutto si trasforma… basta avere fantasia… una  semplice canoa può prendere vita in tutt'altra  dimensione. Un K1 da velocità si trasforma e prende le sembianze di una penna stilografica; certo basta aggiungere il pennino alla punta e il tappo di chiusura sulla coda ed il gioco è fatto. Oppure la lampada di Aladino ben si adatta con le forme sinuose di una canoa da turismo. Una canoa indiana aperta può svolgere anche la funzione di vasca da bagno: quattro piedini e un rubinetto e vi sembrerà un oggetto piuttosto ricercato. Una canoa da discesa dipinta di rosso e con due specchietti retrovisore vi riporterà su una pista di F1. Dipingete di giallo il vecchio Dancer-Perception e sbucciatelo vi sembrerà una gigantesca banana. Se poi unite due canoe da turismo e fate loro indossare uno slip vi riporterà all’essere perfetto che Dio creò,  comunemente chiamata Donna! Sempre con il Dancer tagliatelo in due e su un piedistallo prenderà la sembianza di due giganteschi bonghi. Tutte queste opere e altre ancora arredano il Parc del Segre e Seu dando sempre più colore e particolarità a questo mondiale che ormai è alle porte.
Mentre i campioni si allenano, a Ponts, ad una cinquantina di chilometri a sud di qui, i giovanissimi hanno animato un sabato di gare. Tornati alla base sembrano essere ancora più partecipi alle competizioni  iridate e soprattutto ancora più orgogliosi di mettersi a disposizione come volontari. Ad un mondiale le cose da fare sono sempre tante e di manodopera c’è sempre bisogno. Sempre ieri distribuzione delle divise, precise informazioni e prove generali per la cerimonia di apertura. A noi non rimane che aspettare fiduciosi.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 5 settembre  ... a 4 giorni dal Mondiale e a 1.055 da Londra!


Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #16 il: Settembre 06, 2009, 08:50:39 pm *
La Seu d’Urgell, dopo le Olimpiadi del 1992, ospiterà per la seconda volta i Campionati del Mondo di canoa slalom, la prima fu esattamente 10 anni fa. Tuffiamoci  nel passato per ricordare quell’edizione comparandola a quella che fra pochi giorni animerà i nostri cuori. La prima sostanziale differenza fra le due rassegne è che la prima servì come prova di qualificazione olimpica per i Giochi di Sydney 2000, mentre quella di oggi arriva giusto dopo i Giochi di Beijing 2008. Si perde il valore di prova di selezione a cinque cerchi, ma si  acquisisce, però, quel sapore di sfida che ogni rassegna iridata ha nell’anno  post-olimpico.  Lo è stato così per l’atletica leggera ad Agosto in quel di Berlino e sarà così anche per la canoa slalom a La Seu d’Urgell.
Anche nel 1999 le gare si svolsero praticamente nello stesso periodo e cioè dal giorno 8 al 12 settembre, quest’anno dal 9 al 13 settembre. Le nazioni che vi presero parte furono 40, oggi saranno 60, per un totale allora di 274 barche per 314 concorrenti: 117 k1 uomini, 63 donne, 61 C1 e 36 C2, mentre le gare a squadre furono 64. Nel 2009 partiranno 290 imbarcazioni per 380 concorrenti così distribuiti: 92 kayak maschili, 66 donne, 69 C1 uomini, 40 C2 e 22 donne in C1.
Nella prima edizione iridata spagnola  il percorso di gara fu tracciato dallo spagnolo  Francesc Ganyet in collaborazione con lo slovacco  Jaroslav Pollert, lo statunitense Don Giddens che svolgeva anche il ruolo di Chief Judge oggi ricoperto da Jean-Michel Pronon. Firmò il percorso anche l’organizzatore tecnico l’iberico Ramon Ganyet. In questa edizione quest’ultimo ricopre il ruolo di executive director. Nella giuria non era presente nessun italiano, mentre ci sarà Giuseppe D’Angelo, esperto giudice internazionale a campionati del mondo e olimpiadi con trascorsi agonisitici  proprio in questa specialità. Partecipò infatti con il fratello Roberto ai giochi olimpici del 1972 chiudendo la prova al 18esimo posto in una gara da 5 minuti 7 secondi e 49 decimi con 30 penalità… si potrebbe dire che neppure le gare di discesa classica sono oggi così lunghe!
Saranno invece il campione olimpico nel  2000, il  tedesco Thomas Schmidt, con la britannica Helen Revees medaglia di bronzo ad Atene 2004 a disegnare i tracciati per qualifiche e semifinali (la finale sarà disputata sul percorso della semifinale). Assieme ai due ex campioni, attualmente nel boarding slalom ICF,  ci sarà anche Jean-Michel Pronon.
L’elaborazione dati è ancora  affidata alla Siwidata, azienda italiana che da tempo è leader per questo genere di servizi, non solo per la canoa, ma in modo particolare per il biathlon e lo sci di fondo.
Per l’Italia nella canadese monoposto partecipò Francesco Stefani – attualmente collaboratore tecnico nazionale – che arrivò 29esimo nella gara di qualifica. Due manche pulite per il vicentino però  a oltre 8 secondi dall’ultimo posto utile per qualificarsi alla finale. L’azzurro non fu praticamente mai in gara visto che già nell’intermedio, posto poco dopo il minuto, accusava sia in prima che in seconda manche pesanti ritardi.  Allora le prove venivano sommate. La vittoria nella qualifica, in questa specialità, la portò a casa il 21enne  Tony Estanguet davanti a Robin Bell che di anni ne aveva 22. Il fratello del transalpino Tony,  Patrice, arrivò  terzo. La finale fu uno scontro diretto a distanza tra Michal Martikan e il francese Emmanuel Brugvin, con un terzo incomodo l’australiano Robin Bell. Martikan partì bene  vincendo la prima manche con un margine però molto esiguo – 0.65, sul francese. Nella seconda prova lo slovacco toccò la porta numero 2 – una discesa subito dopo lo scivolo- che gli fece perdere tempo prezioso in tutta la prima parte: tanto che all’intermedio si trovò in nona posizione con un ritardo che si avvicinava ai 3 secondi. La seconda parte, per il fenomeno slovacco, fu un crescendo verdiano: recuperò secondi preziosi, volò sulle risalite, non perse un colpo in acqua. Alla fine fece registrare praticamente lo stesso tempo della prima discesa, ma la penalità trasformò l’oro in bronzo. Infatti il 29enne Emmanuel Brugvin, sceso proprio davanti a lui, seppe mettere a segno una discesa leggermente più lenta della sua prima prova – più 0,20 – ma pulita che gli regalò, nella somma, l’oro e il titolo di campione del mondo. Tra i due si infilò Robin Bell con due manche fotocopiate. A bocca asciutta per 0,61 e giù dal podio il non ancora diciannovenne tedesco Stefan Pfannmoller, all’esordio mondiale con un futuro che lo porterà al bronzo olimpico di Atene 2004. Il potente teutonico lascerà la canoa agonistica in modo rocambolesco. Infatti  proprio alla vigilia del mondiali del 2007 in Brasile gli viene offerto un lavoro a cui non ebbe il coraggio di rinunciare. 
La canadese monoposto azzurra, oggi,  è affidata a Roberto Colazingari, classe 1993 probabilmente l’atleta più giovane di questa manifestazione. Più giovane di lui solo l’australiana Jessica Fox che gareggerà nella canadese monoposto per una gara più dimostrativa che ufficiale. Lei vide la luce nel 1994, mamma e papà prima  erano impegnati a pagaiare!
Due le italiane al via nel 1999 Cristina Giai-Pron e Barbara Nadalin. Oggi Angela Prendin. Cristina ottenne il 13esimo posto in qualifica, passavano 15 donne in finale. La friulana Nadalin fece molto bene in prima manche con il settimo posto, ma nella seconda discesa perse tempo nella prima parte accusando un ritardo difficilmente recuperabile. Chiuse 23esima e con tanta amarezza in corpo per l’occasione perduta.  La finale femminile si ricorderà per la contestazione che fermò a lungo l’ufficialità della gara, visto che gli svizzeri avevano fatto ricorso per una penalità non assegnata alla statunitense alla porta numero 14. La commissione riconobbe l’errore e pose il tocco a Rebecca Bennet, che si vide sfilare la medaglia di bronzo dal collo a favore della svizzera Sandra Friedli nella gara vinta dall’allora 31enne Stepanka Hilgertova – che ritroveremo in gara nei prossimi giorni – sulla sorprendente polacca Beata Grzesik. La polacca chiuse la sua carriera in Australia alle olimpiadi dell’anno successivo. Dall’altra parte del mondo non trovò solo l’onore a cinque cerchi, ma anche il grande amore della sua vita. Oggi è felicemente sposata e mamma e si diletta con il surf dimenticando i freddi inverni polacchi. Cristina Giai-Pron chiuse la finale in 14esima posizione.
Gli azzurri nel K1 uomini nel 1999 erano: il 25enne Matteo Pontarollo, il 26enne Enrico Lazzarotto  e il 34enne Pierpalo Ferrazzi. Il primo interpretò male la gara e finì distanziato al 52esimo posto, mentre Ferrazzi e Lazzarotto non faticarono a qualificarsi, rispettivamente quarto e ottavo, ottenendo entrambi la qualificazione olimpica.
La finale fu entusiasmante visto che il vicentino forestale Enrico Lazzarotto dopo la prima manche era quinto a 0.70 dall’oro. Nella seconda discesa, distribuì  al meglio le sue energie: all’intermedio, posto a circa 50 secondi dalla partenza, era in leggero ritardo, ma con tante energie ancora in corpo da spendere. Migliorò il suo 99,56 in 99,11, solo una banalissima penalità alla porta 18, prima dell’ultimo salto,  lo privò dell’argento iridato. Ferrazzi toccò la prima porta e il suo tempo non fu tra i migliori – 17esimo – nella seconda tentò il tutto per tutto. Fece registrare il terzo intermedio e chiuse in 98,69 più una penalità alla porta in discesa numero 13, giusto dopo il ponte all’uscita della risalita di destra. Classifica finale 14esimo.
La gara  nel kayak maschile fu vinta, a sorpresa,  da David Ford, il canadese dagli enormi bicipiti, che vinse quel  titolo iridato all’età di 32 anni. Oggi ne ha 10 in più e sarà regolarmente al via nella speranza di emulare le gesta del passato.
La canadese biposto, allora come oggi, era rappresentata da Benetti/Masoero, all’esordio iridato senza infamia e senza gloria: solo 24esimi dopo le qualifiche, allora molto lontani dai 15 che passavano il turno. La finale fu vinta dai ceki Jiras/Mader rispettivamente Marek e Tomas sui polacchi Kolomanski/Krzysztof e terzi Biau/Daille per la  Francia,  che aveva piazzato in finale altri due equipaggi. Quest’anno con Benetti e Masoero ci saranno anche Pietro Camporesi e Nicolò Ferrari. Il primo emiliano di Bologna il secondo veneto di Verona, ma studente universitario nella bella cittadina del compagno di barca Pietro. Di Bologna mi affascina la parlata e la fontana di Nettuno, dio dei corsi d’acqua… e l’affinità è evidente a tutti!
L’Italia nel ’99  era guidata dal commissario tecnico Carlo Perli. Con lui, oltre all’allora vice-presidente Giuseppe Mazza, il medico Giglioni. In rappresentanza dell’ICF Vittorio Cirini. Oggi lo staff tecnico è decisamente più nutrito, anche se per la verità non si capisce bene, viste le convocazioni federali,  chi svolga la funzione di CT.
Il medagliere di allora fu vinto con 3 ori e un bronzo dalla Repubblica Ceka, seguita dalla Germania con 2 ori e 1 argento, terzi Polonia con 1 oro e 2 argenti. Medaglie d’oro ancora per Francia che portò a casa anche 3 bronzi e per il Canada. Gli Stati Uniti 2 argenti, la Slovacchia 1 argento e 1 bronzo, l’Australia un argento come la Slovenia. 2 bronzi la Gran Bretagna e uno per la piccola Svizzera.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 6 settembre  ... a 3 giorni dal Mondiale e a 1.054 da Londra!



Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #17 il: Settembre 07, 2009, 04:22:37 pm *
E’ una partita che ormai si gioca a carte scoperte, non c’è più la possibilità di nascondersi o di scappare, non ci sono trucchi o scorciatoie: si entra nella settimana mondiale, si entra nell’ora della verità!
Mi sono reso conto solo oggi, guardando gli allenamenti delle diverse squadre, che non c’è più tempo e ne hai la conferma  proprio ammirando gli atleti in acqua. Pagaiano tutti con le idee molto chiare, almeno apparentemente. La maggior parte di loro sono entrati in una sorta di levitazione naturale: camminano, si muovano, analizzano, pagaiano, si allenano,  bevono, mangiano, parlano, scherzano,  sapendo perfettamente che ormai non potranno più indietreggiare di fronte a quel fatidico 3, 2, 1 go. Una gara vinta o persa può effettivamente cambiare la vita, può cambiare il futuro, può disilludere e può concretizzare sogni. “Le sconfitte non hanno grande importanza nella vita; la più grande disgrazia è quella di restare fermi”  - Inayat Khan -
Anche i più scarsi sembrano comunque avere le stesse chances dei  migliori. Di fronte a Dio gli uomini sono tutti uguali, ma io aggiungerei anche quando stanno su quella fatidica linea di partenza, pronti a spiccare il volo. Lì conta poco essere campioni o semplici outsider, lì conta la forza della tua mente che dovrà coordinare mille e poi ancora mille dettagli. Devi farti trasportare dalla forza della corrente, sapendo quando e come usarla, trasformare la sua energia in tua energia. La globalizzazione ha colpito anche la canoa e neppure il mezzo tecnico può essere usato come scusa o come ragione di una sconfitta o di una vittoria. Ed è probabilmente per questo motivo che le differenze tecniche tra atleta e atleta ormai sono veramente minime. La gara la si vince con la somma di semplici particolari, non con pochi gesti eclatanti.
Agli atleti non rimane che un’ora di acqua, una sola misera ora di acqua prima di prendere il via per le prove di qualifica. Quell’ora, domani, sembrerà forse un minuto, forse un’eternità. Quell’ultima ora che separa la fantasia dalla realtà, quell’ultima ora che saprà darti garanzie o angosce, quell’ultima ora che  non vorresti mai vivere, ma che viceversa prepari per giorni, mesi, anni. Non è vero forse che si vive per morire? O meglio si muore per vivere!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 7 settembre  ... a 2 giorni dal Mondiale e a 1.053 da Londra!


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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #18 il: Settembre 08, 2009, 08:13:19 pm *
Questa mattina ci ha scosso e spaventato  un urlo disumano del campione olimpico 2004 Benoit Pechier! Personaggio decisamente strano il francese che ora gareggia per la Grecia. Un tipo particolare con tanta rabbia in corpo che scarica ogni volta che la sua pagaia tocca la superficie dell’acqua. Sulla  forza bruta il buon Benoit potrebbe raccontarla lunga, anche se lo abbiamo visto in più di un’occasione mettere in mostra grande acquaticità e abilità motorie di eccellenza e di estrema eleganza. Mi sembra impossibile che in questa sua lunga carriera  sportiva non abbia ancora raffinato gesti e movimenti sulla e con la corrente, invece di ostinarsi a considerarla come una nemica. Eppure di risultati ne ha ottenuti parecchi: nel 2001 era invincibile, quando dalla sua aveva l’età e la sensibilità di una scelta più elegante che brutale. Abbiamo tremato per quel  grido sotto il ponte che è risuonato in tutto il Parco del Segre, come una sorta di lamento di un guerriero ferito ed umiliato, non da un drago dalle sette teste, ma da una banalissima porta in risalita.  Quel grido, ha avuto la capacità di esprimere mille pensieri e mille emozioni. Il grido di un campione a cinque cerchi che continua a lottare contro se stesso e contro un destino che, se da un lato gli è stato molto vicino, dall’altro lo ha provato parecchio. Credo che non ci sia peggior cosa per un atleta saper di valere, averlo dimostrato,  e non concretizzare questo suo potenziale sempre e comunque. Nessuno tra tutti coloro che erano in quel momento sul percorso, ha avuto la forza di reagire con un sorriso, troppo terrorizzati e spaventati per condividere, inconsciamente, senza colpa o gloria, un momento così drammatico.
Ieri sera ho bevuto un buon bicchiere di vino rosso iberico in compagnia degli amici slovacchi, Marcel, Benus e Kamil che mi sono venuti a trovare alla mia casa mobile. Con loro abbiamo disquisito ovviamente di canoa. Ci siamo chiesti dove andrà la canoa slalom, ci siamo chiesti perché non avere un programma di gare di coppa del mondo più nutrito, ci siamo chiesti perché sia così poco presente la televisione nel circuito internazionale. L’incertezza del nostro futuro non è migliorata con l’arrivo di Zeno, che ci ha raggiunto qui a Seu dopo aver vinto due titoli italiani sulle acque amiche del fiume Brenta a Valstagna. Infatti, ci ha raccontato che l’organizzazione lo ha prelevato all’aeroporto di Barcellona e con lui anche il terzo  vice-presidente ICF: il giapponese Shoken Narita; niente di strano se non il fatto che l’autista prima di lasciarlo davanti al parking atleti, ha scaricato il mega vice-presidente all’hotel del Castello di Seu: un 5 stelle sotto il quale la macchina parcheggiata più piccola è una Ferrari. Forse è proprio questo il nostro vero grande problema!
Infine ogni 8 settembre si riempie di nostalgia.  Ogni anno, in questa data, non posso non ricordare i racconti di  mio padre, che nel ’43 si trovava proprio a Brindisi. L’8 settembre, giorno in cui Vittorio Emanuele III scappò lasciando un’ Italia in mano a Badoglio, ma soprattutto lasciando gli italiani al loro destino. Lui un giovane ufficiale nel corpo dei bersagliere restò in balia della sorte in attesa di eventi e di una guerra che sembrava non finire mai.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 8 settembre  ... a 1 giorno dal Mondiale e a 1.052 da Londra!



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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #19 il: Settembre 09, 2009, 10:14:54 pm *
Mi ero ripromesso di non parlare più di dio, fino a quando i fatti di cronaca non mi avrebbero costretto  a farlo, ma non posso tacere e condividere con chi ama la canoa il gesto, l’atto, l’opera d’arte regalata proprio da lui,  questa mattina sull’ultimo salto finale. Io stavo completando l’analisi del percorso con il mio irlandese e ci siamo fermati più del solito proprio su quell’ultimo “drop” che immette nello sprint finale. Difatti, oramai, è abitudine preparare l’allenamento con ampio margine, magari sfruttando proprio qualche idea di chi ci precede in acqua. Stavamo studiando la possibilità di approcciare, con un angolo molto chiuso, ad una risalita posta su un ritorno d’acqua infondo alla morta che caratterizza proprio quella zona. Questo, tra l’altro, è l’unico punto modificato dopo i mondiali del ’99. Un tempo, proprio sotto al lungo scivolone si trovava un sasso che metteva a dura prova la tenuta degli atleti. Per la cronaca fu proprio qui che Thomas Schimdt si lussò la spalla rinunciando al mondiale. Ma come sapete si riprese velocemente tanto che l’anno successivo vinse l’oro olimpico. Anni prima la stessa sorte capitò a Cristina Giai-Pron. Ma veniamo a noi o meglio a lui! Lo scivolo è poco più lungo di una canoa e presenta, al centro, un’onda che si forma con l’acqua che scende da destra e sinistra. Di conseguenza si spacca molto velocemente a causa del diverso dislivello che c’è tra morta e corrente. L’acqua quindi è molto instabile e solo in alcuni precisi punti ha quella consistenza e durezza che permette alla pagaia di trovare la spinta per offrire alla canoa stabilità e velocità. Tanti atleti cercano soluzioni di forza o viceversa faticano ad incontrare il punto preciso per proiettare la canoa verso l’uscita di questo vortice che sembra non finire mai. Sua santità però mi ha illuminato, non potrebbe essere diversamente, ha realizzato e concretizzato un’azione pressoché perfetta. Il tonfo della sua punta rossa è come sempre leggero e soave, la sua pagaia color oro sembra cercare un punto preciso, solo ed esclusivamente quello. Una volta trovato ecco il miracolo: la canoa esce dall’acqua quasi lanciata verso lo spazio. La velocità rende trasparente il materiale e così  ho visto l’impressionante azione delle sue ginocchia e del suo bacino, in una sorta di immagine rallentata. Come un lampo, come un flash, come un sogno o una musica che continua a tornare lucidamente nel pensiero e ogni volta ha l’effetto di un tifone, di una fotografia che si è stampata nella mia mente e che sicuramente avrà invaso anche tutti coloro che in quel momento hanno avuto la fortuna di essere presenti e lucidi per apprezzare e ammirare un’opera d’arte vivente. Ieri il nostro dio ha pagaiato sull’acqua piatta, manica lunga e bandana bianca. Ha sostato e sorriso con il team Vajda, poi è sparito… riapparirà al momento opportuno!
Il resto è storia di tutti i giorni. Ho parlato con gli atleti del Costa Rica, nazione che amo e che mi ha regalato grandissime emozioni, che sperano e confidano in un aiuto tecnico ed economico anche per il futuro. Ho avuto la possibilità di parlare con diversi costruttori che sono interessati a venire a Pescantina per l’Adigemarathon, ho  scherzato con i miei  atleti di un tempo e la storia del libro che mi fa compagnia alla sera prima di addormentarmi si fa sempre più interessante ed intrigante.
Scarna la cerimonia di apertura. Bello il balletto di una ninfea che sospesa dai capelli ha simulato il volo e ha dato a tutti noi la sensazione di leggiadria e armonia. Speravamo di assaporare ritmi e il calore  spagnolo… ma non c’è stato!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – La Seu d’Urgell 9 settembre  ... a o giorni dal Mondiale e a 1.051 da Londra! Da domani non sarà più un’attesa, ma sarà:  campionato del mondo di canoa slalom!