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Pensieri da BIVACCO
marco ferrario (eko):
Amare il trekking e divertirsi a pagaiare esplorando per poi campeggiare liberamente.
Sono queste alcune considerazioni di Luca, che si è presentato la scorsa settimana sul forum ( https://forum.ckfiumi.net/index.php/topic,6413.msg24108.html#msg24108 ) e che mi stimolano, in questi giorni forzatamente in casa a causa del coronavirus, ad affrontare l'argomento del "campeggio" inteso come complemento alle esplorazioni con pagaia.
Anch'io amo fare quello che Luca definisce campeggio libero e altri amici chiamano campeggio nautico, ma definirlo campeggio non è corretto.
Campeggio è un termine che identifica una situazione stanziale che si protrae per giorno e notte.
Noi di giorno viaggiamo sull'acqua e ci fermiamo qua e là per soste esplorative o di necessità nutrizionale, fisiologica, o anche rilassante o di riposo, durante queste soste non montiamo nessun campo, al massimo cuciniamo e tendiamo un tarp per ripararci dal sole, sono soste e nulla più e generalmente durano poche decine di minuti.
Diversamente è, quando al tramonto approdiamo con la canoa con lo scopo di allestire il nostro campo da bivacco e durerà lo spazio temporale che termina all'alba.
Questo non è campeggio, ma bivacco, cioè accampamento notturno all'aperto ed è questa la linfa vitale che consente di vivere pienamente il viaggio esplorativo in kayak o in canoa e per questo possiede in sè un valore inestimabile.
Quando pagaiare assorbe gran parte della nostra giornata, il bivacco è il complemento indispensabile, senza il quale il viaggio in kayak non potrebbe mai realizzarsi nella sua pienezza.
Bivaccare è un immenso piacere, e la ricerca del luogo dove farlo è sempre strategica.
È riduttivo pensare al bivacco esclusivamente come un tempo necessario alla distensione e al riposo, anche se è pur sempre una necessità utile per ricuperare lo slancio da destinare al prosieguo del viaggio nel giorno che verrà.
Il bivacco aiuta a ritrovare se stessi ed è insito nello spirito nomade e primordiale dell'umanità che viaggia.
Bivacco è sinonimo di agilità e di sportività del nostro navigare esplorando.
Dopo un periodo trascorso viaggiando e bivaccando è sempre traumatico tornare alla "vita normale".
Amici, non certo pigri nel pagaiare, spesso sfuggono il bivacco, lo rifiutano, per loro solo immaginarlo è angosciante, è un peso da evitare, nulla più.
È proprio grazie anche a questa pluralità di idee che il bivacco, rimanendo un piacere per pochi, è un valore più forte e concreto per chi lo ricerca.
michele varin:
Bivaccare durante un viaggio in KdM mi permette di ritrovare due sensazioni che amo: addormentarmi con il rumore del mare e svegliarmi con l'odore del mare.
(Vabbè anche del lago, ma meno...)
E' anche una grande occasione per avere buone luci per la fotografia.
Permette di valorizzare i tempi di trasferta per noi pagaiatori di pianura.
Buon bivacco
Michele
Lorenzo Molinari:
Entrare nella logica del bivacco in effetti può apparire non banale e può mettere un po’ d’ansia, come scrive Marco. Non banale nella preparazione a casa del materiale necessario, che sembra sempre inadeguato alle condizioni atmosferiche più avverse che si potrebbe dover fronteggiare e ansiogeno perché il partire e non tornare la sera al punto di partenza, risveglia quel senso di avventura verso un ignoto che le prime volte può agitare, non sapendo cosa, dove e quando si troverà un luogo accessibile e solitario che accolga il nostro bivaccare. Bisogna lasciarsi un po’ andare quando ci si avvia in un viaggio di più giorni in canoa, specie se si intende farlo da soli. Poi le sensazioni, l'atmosfera che si scopre bivaccando, soli o in compagnia, fa scoprire quanto sia vero ciò che sottolinea Marco: il bivacco è proprio il completamento del nostro andare in canoa.
Non sempre i bivacchi sono come si vorrebbe, talvolta si fa fatica a trovare un luogo adatto e ci si deve accontentare di soluzioni più o men scomode o esposte o non isolate come si vorrebbe o dove potremmo essere allontanati o sanzionati.
Ricordo la volta in cui le forze dell'ordine vennero all'alba per scovarci ancora nelle tende. Stavamo circumnavigando le isole Hyeres fuori stagione e quella volta una barca di pescatori vide le nostre luci serali e probabilmente ci segnalò alla gendarmeria, in quelle isole il bivacco libero è vietato. La mattina prestissimo arrivarono due poliziotti che indossavano il giubbotto della divisa ma uno dei due aveva ancora i pantaloni del pigiama addosso. Erano arrivati in auto per una strada sterrata e poi a piedi per un sentiero fino alla cala dove ci eravamo fermati, con la sola intenzione di darci una bella multa e forse anche sequestrarci del materiale. Tuttavia noi eravamo stati ancor più mattinieri di loro, avevamo già smontato le nostre tende e caricato i kayak. Marco era già in acqua mentre io e Rino ci stavamo imbarcando. Mi chiesero se avevamo dormito lì e, con una bella faccia tosta, negai l’evidenza delle impronte delle nostre tende sul praticello lì vicino. Allora si misero a cercare eventuali nostre immondizie in giro, ma li fermai mostrando loro che non solo avevo con me le mie ma anche quelle spiaggiate o abbandonate da altri. Non poterono farci nulla, irritati dalla loro inutile levataccia, ...e ce ne andammo pagaiando.
Amo molto bivaccare anche facendo trekking a piedi e nello zaino allora devo misurare anche l'essenziale, le spalle e le gambe più di tanto non reggono. Bivaccare in canoa è invece tutta un'altra cosa: un lusso. La canoa appare quasi come uno yacht, in cui posso portarmi finanche il superfluo in termini di attrezzature, alimenti e bevande, offrendomi autonomia per parecchi giorni o settimane. Nelle discese in completa autonomia in Mongolia e in Patagonia per centinaia e centinaia di chilometri, nella mia canoa non sono mai mancate lattine di birra e bottiglie di vino, ma c’è chi, più frugale di me, preferisce portarsi solo lo stretto necessario, forse per vivere in modo più profondo l’esperienza dell'isolamento nella natura, come alcuni miei compagni di viaggio, ma queste sono scelte personali.
Il bivacco libero in canoa lo faccio con mia figlia da quando aveva otto anni, talvolta noi due soli, ovviamente scegliendo itinerari e luoghi in cui sostare che siano a me già ben noti, dove non possano esserci spiacevoli sorprese.
Organizzatevi e buoni bivacchi ...quando si potrà!
(In allegato due foto , di cui una di Pier Bellavite, del viaggio in Patagonia lungo il Chubut dalle Ande all'Oceano - novembre 2020)
Marco Zonno:
Ciao a tutti, condivido in pieno le considerazioni di Marco Ferrario circa il bivaccare, inteso appunto come sosta notturna rigeneratrice durante un viaggio in kayak. Non solo rigeneratrice per il fisico, ma sosta per lo spirito per assorbire pienamente le sensazioni che ci arrivano da un contatto così continuo con la natura a cui non siamo abituati. Naturalmente bisogna agire sempre con equilibrio e senza integralismi. In Corsica mi è capitato che ci facessero smontare di notte un campo montato a poche centinaia di metri da un campeggio. La Gendarmeria ha fatto bene, sbagliai io a farmi condizionare dalla logica integralista del gruppo.
nolby:
Ciao a tutti... scrivo e dico la mia -come spesso faccio- senza avere le competenze del caso (ma tanto va di moda così) dato che non ho praticato molto spesso questa attività per tre motivi:
1-La mia scarsa preparazione tecnica ed esperienza che porta ad avere timore del "secondo giorno" che, in caso di variazione del meteo rispetto al previsto, mi potrebbe portare ad essere di fatto obbligato ad affrontare un'intero giorno di navigazione in condizioni per me troppo impegnative, per giunta col kayak carico e la stanchezza del giorno precedente.
2-Il timore, più che fondato a mio avviso, di avere problemi di natura legale dato che sappiamo bene che questa attività è mal tollerata perchè la normativa italiana non fa distinzione tra uno sportivo che viaggia ad impatto 0 nel pieno rispetto della natura ed i campeggiatori/grigliatori col suv che affollano le rive dei nostri laghi e fiumi nella bella stagione lasciando sul posto una vera e propria discarica.
Da questo punto di vista il discorso di Lorenzo sulla montagna è più che valido. Li è tollerato per vari motivi (il principale a mio avviso è che devi faticare parecchio per arrivarci mentre le spiagge le puoi raggiungere spesso col suv o al limite con gommoni e simili)... poi si va sempre al solito discorso:io col kayak la tenda in spiaggia per 6ore la notte non posso metterla, ma lo yacht ancorato a 20m da riva in un'area protetta ci può stare a fare i party sul ponte.
3-Un pochino di pigrizia ce la vogliamo mettere :D
Comunque il discorso era per dire che, nonostante io non ami particolarmente gli inglesismi preferendo sempre usare i termini italiani, trovo che in questo caso "trekking nautico" sia più efficace ed esplicativo di "campeggio nautico" proprio perchè "trekking" lo avvicina di più all'attività fatta a piedi ad impatto zero rispetto alla parola "campeggio" che proprio come definizione richiama a tutt'altro.
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