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Elba in inverno: una bella esperienza
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Andrea Ricci:
Lunedì 31 dicembre quando mi sono svegliato c'era il sole a Roma e ho guardato istintivamente le previsioni meteo per l'isola d'Elba: freddo ma bello nei giorni successivi. Mentre facevo colazione ho maturato l'idea di andarci per fare l'ennesimo giro dell'isola, ma stavolta in periodo invernale. Ovviamente, a campeggio nautico.
Da tempo avevo questo desiderio. Ormai ho fatto un po' di esperienza di viaggi nautici con il sup in stagioni sfavorevoli, ma soprattutto viaggi fluviali. E il mare rimane il mio primo amore. Inoltre ora ho ricevuto da Isa Winter il kayak di suo marito Walter Brand, morto il 22 dicembre (coppia molto nota in ambito FICT), persona e cui ero affezionato. E mi piaceva l'idea di sentirmelo vicino in un viaggio nuovo.
Quindi ho inviato un appello su un gruppo di canoisti stranieri e Martin, dalla Svizzera, ha subito risposto entusiasta. Conoscevo Martin perché a novembre era venuto con me a scendere il fiume Aare tra Thun e Bern, in Svizzera - un tratto WW2 - con il suo sea-kayak Lettman 525 con timone, giocando sulle rapide e facendo traghetti tra le morte.
"Prima facevo WW4 con kayak da torrenti, poi mi è venuta paura e da allora faccio soprattutto 'See'." mi aveva detto Martin.
'See' in tedesco vuol dire sia lago che mare. Vivendo Martin in Svizzera avrei dovuto capire subito cosa intendesse. Invece intesi male. Comunque la sua padronanza con la pagaia mi lasciava convinto che fosse un canoista esperto in tutti gli ambienti.
Il 1 gennaio di sera ci incontriamo a Piombino per poter prendere il traghetto l'indomani mattina.
Non vedevo l'ora di mettermi in acqua, con un entusiasmo un po' azzardato, se non temerario: dagli anni '90 non mettevo il sedere in un k-mare e lo stavo facendo in inverno per fare un giro di oltre 100km con un 'plasticone' fine anni '80 con un solo gavone.
Il tempo è stato freddo ma bello, con temperature sempre sotto i 10° di giorno, e tra 1° e 3° dal tramonto alla mattina. Solo il primo pomeriggio abbiamo avuto condizioni critiche, con vento teso (5 Beaufort) e mare molto mosso (4 Douglas). Queste condizioni mi hanno lasciato con sorpresa totalmente tranquillo nel mio plasticone, ma hanno spaventato Martin, che infine mi ha confessato di avere pochissima esperienza di 'Meer' (mare).
Per la notte, con il mio equipaggiamento economico ma collaudato, ho retto bene.
Bene, da questa entusiasmante navigazione di 4 giorni e appena conclusa ho imparato molte cose, tra le quali:
1. Innanzitutto devo fare pubblica ammenda su cki per una discussione in cui ero stato antipatico protagonista più di 20 anni fa. Avevo detto, io che allora ero ancora prevalentemente canoista marino, che i canoisti fluviali sono più bravi dei marini anche quando vanno in mare. Di quanto fosse azzardata quella concezione ne ho avuta prova il primo giorno di questo viaggio; con Martin - ex canoista fluviale, come ho detto, e ora lacuale (non marino!) - che dopo lo spavento preso si è ritirato dal giro, che ho quindi completato da solo.
2. Con un equipaggiamento adatto l'inverno è un periodo affascinante per la navigazione marina: in mare non c'è nessuno, sulle spiagge non c'è nessuno, sono riuscito ad accendere il fuoco ogni sera senza timore, non ho incontrato polizia nelle mie traversate al largo delle baie.
3. Si diceva in altro post che è bene non andare in canoa da soli. Concordo su ciò per il fiume, ma in mare una persona meno brava in condizioni critiche non è di aiuto, ma è una zavorra. Quindi i prossimi giri me li farò da solo; o con gente più brava di me che mi accetti.
4. La muta stagna in inverno è una fi-ata: ti consente di avere già indosso l'abbigliamento caldo da usare a terra; ed è una sicurezza in caso di caduta accidentale in acqua. Purché non la si dimentichi a casa come ho fatto io! :D
marco ferrario (eko):
Bel trekking Andrea, fa piacere leggerti.
Riprendo le tue considerazioni per qualche aggiunta.
1) in linea di massima la penso anch'io come te vent'anni fa, ma anche la tua avventura dimostra che non si può mai generalizzare.
2) sicuramente condivido il piacere del trekking invernale, ma okkio al meteo-mare, tra le stagioni l'inverno è quella che meno perdona, scusa la banalità.
3) è bene non andare solo, ma è un azzardo molto rischioso partire con persone che non si conoscono precedentemente, senza perciò aver valutato le simili capacità tecniche, ma anche lo stesso spirito e la stessa filosofia del viaggiare in kayak e ovviamente l'equipaggiamento adeguato.
4) diciamolo, e ribadiamolo, la muta stagna in inverno è fantastica, consente di avere già indosso l'abbigliamento caldo da usare a terra; ma non è una sicurezza assoluta in caso di caduta accidentale in acqua che in inverno, lungo le nostre coste mediterranee, ha una temperatura, da nord a sud di 12/16 gradi ed è ancor meno sicura sui nostri laghi prealpini con temperatura media dell'acqua di 6/8 gradi. Una stagna è comunque molto importante e aiuta a sopravvivere più a lungo nella speranza di riuscire a salvarsi o essere salvati.
Ciao.
Lorenzo Molinari:
L'autosoccorso in mare da parte di un canoista marino esperto e ben attrezzato è più che fattibile, salvo situazioni particolari o burrasche in atto.
Certamente meglio in compagnia, ma piuttosto che dover fare da balia ad altri, meglio soli. Come mi è capitato a fine dello scorso inverno quando mi sono ritrovato per tre giorni in mare con due canoisti appioppati all'ultimo, non esperti e mal attrezzati.
In mare - a mio parere - per un esperto è più agevole autosoccorrersi che soccorrere, a differenza che in acqua bianca, dove il team deve essere coeso e preparato a ogni evenienza e le situazioni possono essere estremamente complesse e problematiche.
Tuttavia, stando a terra con burrasche e piene travolgenti, l’andare in solitaria seduce assai.
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